Anteprima, 14 dicembre 2020
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Biografia di Kim Ki-duk
Kim Ki-duk (1960-2020). Regista sudcoreano. Tra i suoi film Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera (2003, Pardo a Locarno), Ferro 3 (2003, Leone d’argento a Venezia), Pietà (2012, Leone d’oro). Il documentario Arirang (2011) ottenne il premio della sezione “Un Certain Regard” al festival di Cannes. «Era quel che si suole definire (con sottintesi di fantozziana ironia) un “regista da festival”. Kim era nato a Bonghwa, poi si era trasferito a Seul, lavorando per sostenere la famiglia quindi, a vent’anni, si era arruolato in Marina. In quel periodo iniziò il suo tormentato rapporto con la religione, che dopo la rinuncia a farsi predicatore, risuonerà poi come una eco ricorrente nei film. Lasciata la Corea per Parigi, dove si mantiene vendendo i quadri che dipinge, Kim trova la sua vera vocazione nel cinema» [Nepoti, Rep]. «Il “controversial” che leggiamo sul Guardian si riferisce alle accuse che gli erano state mosse nel 2018 e che avevano coinvolto anche l’attore Cho Jae-hyun: la classica doppietta molestie & stupro, ai danni di tre donne. Il Guardian riassume bene i fatti. Mancavano le prove, il regista fu multato per qualche migliaio di euro, la sua reputazione in patria ne uscì distrutta. Prima delle molestie alle attrici, Kim Ki-duk per L’isola fu accusato di crudeltà verso i pesci, per via di un sushi tanto fresco che si muoveva ancora. Scena orribile, fece distogliere gli occhi dallo schermo anche ai fan che prima avevano preso appunti su ami da pesca usati là dove Ingmar Bergman preferiva i cocci di bottiglia» [Mancuso, Foglio]. Morto in Lettonia – dov’era andato per cercare finanziamenti per il prossimo film – per complicazioni legate alla Covid-19.