la Repubblica, 3 gennaio 2021
Storia di Pinsoglio, conquistatore in contumacia
Una vita da mediano…e vinci casomai i mondiali”, cantava Ligabue. Una da 3° portiere e sei l’unico invitato alle feste di Cristiano Ronaldo, è la rivincita di Carlo Pinsoglio. Anche a Capodanno, la strana coppia: la superstar portoghese e l’ultimo della lista, che guadagna esattamente un centesimo dell’altro. Mentre Messi al Barça frequentava, in chat e dal vivo, solo i suoi quasi pari, Neymar e Suarez, CR7 alla Juve dimostra che il vero elitario fa il giro completo e solleva chi trova al fondo. A scuola la più bella della classe non usciva mai con la n. 2. Così a ogni gol Ronaldo abbraccia Pinsoglio. Lui ricambia: ad esempio facendosi fotografare davanti alla clinica per trapianto dei capelli del portoghese. Nel calcio attuale il 3° portiere è il nuovo 2°. Il numero di partite ha reso l’ex vice un part time. Ci sono ruoli condivisi (Strakosha/ Reina, Ospina/Meret), staffette consolidate (Buffon fa quel che fu lo “straniero di coppa” nel basket), rivoluzioni improvvise (Milinkovic che depone Sirigu). Al terzo s’offrono occasioni di seconda mano: oggi a Firenze Mihajlovic, spaventato dai piedi di Da Costa, potrebbe riprovare Ravaglia. Pinsoglio è invece in attesa, come quelle telefonate che non arrivano mai. Non gioca, ma ha vinto 3 scudetti in 3 anni (scendendo in campo una mezza volta ciascuno), fa parte della lista Champions e gira l’Europa, è benvoluto dai tifosi.
Il calciatore che non c’è conquista in contumacia. Come? Mostrando fede e disponibilità illimitate. Pinsoglio è il più scatenato in panchina (tanto che ha rimediato espulsioni ‘da fermo’) e sul pullman (inopportuno un video in cui irride i napoletani). In prestito al Pescara, fu promosso da rimosso per dissidi con l’allenatore: Zeman, “bestia bianconera”. Tornato, ha ceduto il numero di maglia a chiunque l’abbia preteso, relegandosi a un terminale 31 che sa di ultima pagina. Pubblica frotte di foto in allenamento, accanto a questo e quello: gli è stata attribuita la “sindrome dell’impostore”, uno Zelig che attraversa la storia lasciandola intatta. Le volte che avrebbe potuto avere un’occasione accadde che Zaccheroni, pur avendolo visto primeggiare al Viareggio, gli preferì il regolare terzo, il veterano Chimenti (che ne prese 4). Quanto a Pirlo, se l’è trovato squalificato. Non varca il confine tra un’ipotesi e una mascotte, come i secondi di Zoff. Resterà un ricordo, per lo più suo. A chi dubiterà, mostrerà una foto: una panchina a Madrid o un capodanno in collina, sostenendo (a ragione) che lui c’era.