il Giornale, 2 gennaio 2021
L’arte della pipa
C’è traccia di lei fin dall’età della pietra: non c’è angolo del mondo, antico e nuovo, che non ne esalti il piacere, e che arruoli sempre più nuovi appassionati. La pipa è sempre stato un mezzo in grado di esaltare l’appagamento personale di gusto e olfatto. Il piacere è ricavato dalla preparazione, dalla combustione, dall’aspirazione e dall’assaporamento delle diverse varietà e miscele di tabacco disponibili. Dice un detto antico «la pipa dà al saggio il tempo per riflettere, allo stolto qualcosa da mettere in bocca». Un piacere incommensurabile «in grado di scatenare sensazioni olfattive uniche: un mix di aromi, sensazioni e piacevolezze unite alla gestualità – ha scritto Sven Bang, storico produttore di pipe l’incredibile è che questo piacere si ricava da un legno, un po’ di tabacco e un po’ di fuoco». Il mistero della radica: è da qui che dobbiamo partire se vogliamo capire qualcosa di questo piacere: la pipa moderna è fatta di radica, un legno speciale e un po’ misterioso. Lo fornisce il ciocco, sorta di grossa patata che si sviluppa sotto terra. È un’escrescenza che si forma nell’apparato radicale dell’arbusto Erica Arborea. Poi c’è il grande lavoro dell’artigiano «perché la qualità non fa rima con quantità. I maestri cesellatori, intarsiatori, lucidatori arrivano al prodotto finito dove ogni pezzo è unico» aggiunge Sven Bang. Quanti i tipi di pipa sul mercato? Tanti, ognuno si adatta al fumatore. C’è la «dritta classica», la «curva classica», la «boccetta», la «quadra», il «dublino», il«galles», l’«ovale», il «pot» fino ad arrivare al modello più lungo chiamato «churchwarden» che può arrivare fino a 40 cm. Differenze tra loro? «Tante e tutte fondamentali: dal materiale e forma del bocchino, alla capienza del fornello, al tiraggio ricorda Giancarlo Savinelli, una famiglia storica di produttori di pipe ogni modello si adatta perfettamente alla tipologia della persona, alla sua concezione di fumata». Le curve e grosse sono pipe da poltrona, da serata con un cognac, da meditazione. Le lunghe vanno bene alla scrivania, le corte e tozze danno fumo caldo ma sono comode da portare in giro. La pipa dritta e classica, non impegnativa, è facile da caricare e da pulire. La grossa, dalle pareti spesse, dà fumo fresco e asciutto, ma ovviamente può stancare le mascelle. Insomma, ogni pipa ha le sue caratteristiche e dà risultati diversi. E veniamo al rodaggio: Una buona pipa non ha bisogno di «preparazione». La si pulisce (gli igienisti «disinfettano» il bocchino, magari con una buona grappa di alta gradazione) e la si fuma... Se si vuole, per le prime quattro-sei volte si fa una carica parziale. Ma non è indispensabile. La scelta del tabacco sarà inizialmente di taglio più grosso che fine, medio di corpo e di aroma. È importante anche per la pipa un buon rodaggio: tra gli scopi c’è quello di avviare la formazione della «camicia» di carbone all’interno del fornello. Questa incrostazione, che si forma a poco a poco, serve a conservarla, a proteggerla dalle bruciature, ad assorbire l’umidità e ammorbidire il fumo. Tra i negozi storici in Italia dove acquistare pipe: Savinelli, nel cuore di Milano in via Orefici, mentre la storica fabbrica è a Barasso, vicino Varese. Non è un negozio: è un mondo che vale un viaggio. Fincato, nel cuore di Roma a due passi da Parlamento, negozio storico per arredo con sala per il fumo e degustazione di distillati. A Firenze, la Tabaccheria Cariulo, ad esempio. Qui si può trovare una vasta collezione di pipe dell’artigiano Alessandro Corsellini e della famosa azienda pesarese Mastro de Paja. Riccardo Casaro a Torino in via Cernaia: una vera boutique della pipa. Quando sarà possibile, Londra offre di tutto e di più, a cominciare dal 15 di Snt James Street da Fox&Lewis dove sir Wiston Churchil andava a farsi confezionare i suoi sigari.