Il Sole 24 Ore, 2 gennaio 2021
Il Giappone ristagna, ma la Borsa di Tokyo va
Una popolazione anziana, con età media superiore a 48 anni, un debito pubblico proiettato oltre il 260% della ricchezza nazionale, misurata da un Pil che resta ancora al di sotto dei livelli registrati 25 anni fa e con prospettive di crescita future piuttosto modeste. A metterli in fila uno dietro l’altro i principali indicatori delle dinamiche demografiche, economiche e finanziarie del Giappone sembrerebbero denotare una debolezza strutturale superiore a quella dell’Italia, che pure viene additata da tutti come l’anello debole d’Europa.
Quando però si dà un’occhiata all’andamento della Borsa di Tokyo nel 2020 sembra di assistere a un film diverso. Con il suo +16% il Nikkei 225 non solo ha sopravanzato di gran lunga Piazza Affari e il resto d’Europa, ma si è piazzato di un soffio alle spalle dell’S&P 500 di New York in un’ipotetica classifica fra i principali listini azionari mondiali: è così tornato sui livelli di 30 anni fa, rappresentando probabilmente la più grande sorpresa per gli investitori nell’anno del Covid.
Le ragioni della «sorpresa» Tokyo
Dietro il fenomeno Nikkei si nasconde il rinnovato interesse dei grandi fondi esteri, tornati negli ultimi mesi acquirenti netti di titoli giapponesi dopo averli a lungo trascurati. A riportare fuori dall’anonimato Tokyo è stata una serie di fattori virtuosi, in grado di compensare le debolezze appena ricordate sul piano dei fondamentali, che restano sempre allarmanti: elementi che non sempre si ritrovano nel nostro Paese (e in Europa), a partire dalla stabilità politica.
Il Giappone, sotto questo aspetto, ha vissuto una delicata (e inattesa) fase di cambiamento con le dimissioni a settembre del premier Shinzo Abe, che si è però risolta nel segno della continuità e ha generato ulteriore fiducia negli investitori. «La stabilità politica rappresenta un valore aggiunto per il Giappone e per i suoi mercati finanziari», conferma Danilo Verdecanna, director e responsabile mercato Sud Europa di Asset Management One, ricordando che «il nuovo primo ministro, Yoshihide Suga, non solo ha portato avanti le riforme messe in pista dal predecessore, ma ne ha anche aggiunte ulteriori».
Il riferimento va in questo caso all’accelerazione del processo di digitalizzazione nel settore pubblico, che avrà riflessi anche sulle imprese private, e soprattutto all’annuncio a dicembre di un’accelerazione nel programma di decarbonizzazione che mira a portare il Paese a raggiungere entro il 2050 l’obiettivo dell’azzeramento dell’emissione di gas serra. Da questo piano, ricorda Goldman Sachs, il governo prevede un effetto economico annuale di 90mila miliardi di yen (circa 700 miliardi di euro) già entro il 2030 e di 190mila miliardi di yen (oltre 1.500 miliardi di euro) entro il 2050. Ed è anche per questo che la banca d’affari Usa nutre per il Giappone nel 2021 aspettative migliori del consensus, sia per il Pil (+3,3%), sia per gli utili delle quotate (+58,4%).
Esistono però almeno due altri elementi che marcano la differenza rispetto all’Italia e dall’Europa: «Per il Giappone – aggiunge Verdecanna – Covid ha rappresentato meno che altrove un’emergenza sanitaria, dato che a fronte di una popolazione di 126 milioni di abitanti, siamo passati dai 1000 casi al giorno registrati durante la prima ondata di primavera agli attuali 3000-3500 della seconda ondata, inoltre il Paese nipponico è collocato all’interno di un’area, quella asiatica, a forte crescita economica e da questo può trarre soltanto beneficio».
Il rally di Tokyo è stato caratterizzato, come altrove, dalla prevalenza dei titoli growth (con alte prospettive di crescita nel breve) rispetto ai value (dai fondamentali solidi, ma sottovalutati). Questo grazie anche alle politiche monetarie ultra-accomodanti. La Banca del Giappone è fra le più attive a livello globale, come dimostra un bilancio che supera ormai i 700mila miliardi di yen e vale il 126% del Pil nazionale, e può fra l’altro acquistare fino a 12mila miliardi di yen al mese di Etf, dando ulteriore sostegno alle azioni.
Prospettive rosee anche nel 2021?
In Giappone si sono però viste anche aziende fortemente innovative (di cui si parla nell’articolo a fianco) che in particolare nel settore dei servizi sono riuscite a trasformare in opportunità la minaccia Covid. Ma è soprattutto il fatto che gli indici della Borsa nipponica vedano una presenza di titoli con forte connotazione ciclica superiore rispetto ad altri (il 70%, secondo Goldman Sachs, rispetto al 65% dell’S&P 500 o al 62% dello Stoxx 600) a porre il Kabutocho in prima linea per approfittare dell’atteso rimbalzo dell’economia globale dopo la pandemia e a offrire un buon auspicio per il 2021.
In particolare – oltre ai già ricordati settori innovativi in grado di gestire la fase post-Covid, alle società coinvolte nel business della trasformazione digitale e interessate dalla svolta sulla decarbonizzazione – gli analisti di Asset Management One guardano con interesse anche al comparto del turismo. «La diffusione dei vaccini – ricorda Verdecanna – dovrebbe permettere nuovi afflussi, senza contare che i Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo, se si svolgeranno come attualmente pianificato, darebbero una spinta significativa all’industria, attirando visitatori dall’estero». Il futuro, anche per il Giappone, riprende proprio dal punto in cui si era interrotto.