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 2021  gennaio 02 Sabato calendario

Il Capodanno secondo Amadeus

Passa metà del primo giorno dell’anno a dormire. Per forza, ha passato la notte del primo giorno dell’anno da sveglio. Amadeus in diretta ha cantato, ballato, intrattenuto, brindato. Ha illuminato la serata da record di ascolti benauguranti per L’anno che verrà su Rai1, titolo omaggio alla splendida canzone di Lucio Dalla. E poi la telefonata dell’amico Fiorello, la sensazione di aver fatto un buon lavoro con quei vecchietti terribili sul palco che ai giovani danno una pista. Ritorno a casa alle 4 del mattino, le lenticchie di tradizione e poi a dormire che domani si ricomincia a lavorare. Perché l’uomo è cosi, pigro in casa ma iperattivo sul lavoro, chi si ferma è perduto.
Amadeus, per lei un anno meraviglioso e orribile. Il successo di Sanremo, il programma quotidiano che cresce sempre e la situazione drammatica che stiamo vivendo.
«Un anno di lavoro così fortunato in un momento tanto disgraziato. L’ho vissuto con paura, ma con la convinzione che si dovesse lavorare in una parvenza di normalità. I soliti ignoti, Telethon, Capodanno: mi faccio il segno della Croce ed esco la mattina da casa con timore, ma vado. Ama Sanremo ha dato un’opportunità ai giovani. Potevo dire di no ma avrei sbagliato. Lo fanno loro, lo faccio io. Non arrendersi mai, mille precauzioni, sono al venticinquesimo tampone. Anche il segno più piccolo aiuta».
Come vive questa stagione della sua vita?
«Ho 58 anni, penso di godermi quello che mi capita. Sanremo è il sogno di una vita e, invece, ti scopri a rimpiangere ciò che davi per scontato: una cena con gli amici, i miei genitori ottantenni che vivono lontano, la quotidianità».
Che cosa le dà un senso e che cosa la spaventa?
«La gita scolastica di mio figlio mi mette più in ansia del palco di Sanremo e la sua gioia mi restituisce più serenità».
Sul lavoro come va?
«Vivo dicotomizzato: nella vita Clark Kent e sul lavoro Superman. Mi piace essere artefice di qualcosa che mi permette di sentirmi responsabile. Il risultato della sera di Capodanno è un successo di tutti e io tutti ho chiamato. Ma voglio ringraziare pubblicamente Gianni Morandi che mi ha dato la disponibilità sul palco. Un cantante trasversale, un mito per tanti e così generoso. Perché, alla fine dei giochi, io rimango un fan e mi emoziono per Rita Pavone che canta all’una di notte come fosse mezzogiorno. La musica è una medicina naturale, potentissima e quando diventa un evento trasmette spensieratezza. Pelù mi ha detto che era dal lockdown che non suonava più con una band. L’ho sentito felice come un bambino».
Lei ha iniziato da dj, poi la scalata, l’improvvisa frenata e la risalita. Bella tempra.
«Prima tutto bene e dal 2007 al 2009, anno in cui è nato mio figlio, non ho lavorato. E devo dire grazie a Guardì che mi ha recuperato. Consideriamo che prima si parlava di me per Sanremo. Un attimo dopo ero caduto dalla montagna. Passo passo, Tale e quale show, il preserale con Reazione a catena e la risalita. Il quotidiano è la mia cifra, l’access time de I soliti ignoti mi piace e mi regala il rapporto con la gente».
Fiorello che dice?
«Conosco Fiorello da 35 anni, lui veniva dai villaggi turistici io da una piccola radio. A Milano simpatizzammo subito. Lui mi vuole bene, è attento a me. Mi sosteneva in Edicola Fiore, quando facevo Tale e quale, io che ero sempre ultimo nelle imitazioni e mi regalò un botto di ascolti con il suo ingresso in studio, in moto. Facciamo le vacanze insieme e lui rende speciali anche quelle. E’ il mio tranquillante».
Perché lo chiama Ciuri?
«Fiore in siciliano. E cosi ce lo chiamo solo io».
Chi è Amadeus a riflettori spenti?
«Uno normale, felice di fare il lavoro che ha sognato di fare. Uno che odia la mondanità, erede di quel quattordicenne che sognava di diventare Mike Bongiorno e Pippo Baudo, un ragazzo di provincia timidissimo che in radio diventava spigliato. E devo dire grazie ai miei genitori che non mi hanno ostacolato. La sola richiesta è stata il diploma di geometra, preso con il minimo dei voti, giurando di mai esercitare».
E la trafila dei provini?
«Infinita, mi fingevo giornalista per presentarmi ai capi struttura. Poi l’incontro con Salvetti, patron del Festivalbar, che per sbolognarmi mi presenterò Cecchetto e tutto partì. Da lì a poco Salvetti chiamò Fiorello e me proprio per il Festivalbar».
Che cosa sogna per i suoi figli?
«La libertà di scegliere. Il piccolo ha 12 anni e la grande 23: si occupa di moda, vive in Spagna, dopo la laurea in Inghilterra. Sono molto orgoglioso di lei. Nessuno le regalerà niente nella vita, ma, se deve lottare, che lo faccia per qualcosa in cui crede. Il piccolo gioca nei pulcini dell’Inter, ora vuole fare il calciatore, ora il pizzaiolo. Gli dico che, se pure dovesse fare le pizze a vita, dovrà metterci passione. Sono felice che siano felici».
Dovesse chiedere un regalo al prossimo anno che chiederebbe?
«Un anno senza mascherine per vedere il sorriso di chi amo e di chi ho di fronte. Abbiamo avuto la terza guerra mondiale che ci ha sconvolti. Non mi sento di chiedere altro».
E il Festival di Sanremo?
«Sanremo spostato ai primi di marzo sarà la ripartenza, il vaccino è una grande gioia che ci apre uno spiraglio».
E’ ipocondriaco come tutti gli uomini?
«Certo, mia moglie, che è la mia forza e l’ago della bilancia e che mi aiuta a sdrammatizzare, mi prende in giro: dice che avrei potuto aprire una farmacia».
Come Verdone?
«Una volta con Carlo eravamo in una giuria di qualità del Festival di Sanremo. Siamo finiti a parlare di medicine».
Allora, non mangione?
«Non mi abboffo. Mi piace assaggiare di tutto ma, se mi fai una pasta al pomodoro e basilico, mi rende felice. E neanche bevo. Noiosissimo».
Un difetto?
«L’irrequietezza, la doppia personalità casa-lavoro e la timidezza. Sono a mio agio con 4 milioni di telespettatori ma se a cena ci sono 4 persone che non conosco non spiccico parola».
Che cosa detesta?
«La maleducazione, l’arroganza, la cattiveria. Sono uno positivo, anche se oggi la parola ha assunto un significato terribile».
Farebbe il testimonial in diretta per il vaccino?
«Certo che lo farei, a disposizione».