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 2021  gennaio 02 Sabato calendario

Intervista a Carlo Conti

«È stato un anno difficile, fatto di tante prime volte. Il Covid, la televisione senza pubblico: i David di Donatello con gli artisti collegati, la solidarietà con Gianni Morandi davanti alla basilica di San Francesco ad Assisi, per finire in smart working a Tale e quale ...
Cosa posso augurare per il nuovo anno? Che il vaccino ci aiuti a tornare alla vita di prima, che possiamo tornare ad abbracciarci e a sorridere. Oggi, con le mascherine, il sorriso lo vedi dagli occhi». Carlo Conti è stato e sarà il protagonista della stagione, anche nei momenti più difficili non ha mai perso il sorriso. Si è inventato il nuovo show del sabato di Rai 1, Affari tuoi (Viva gli sposi) che è un successo, stasera la seconda puntata.
Conti, partiamo da un bilancio?
«È stato un anno orribile per l’umanità. Nel lockdown sono stato fortunato, stavo con mia moglie e mio figlio. Non mi lamento neanche di aver contratto il Covid, in ospedale mi sono affidato ai medici e agli infermieri a cui non smetterò mai di dire grazie. Ero preoccupato di aver contagiato Francesca e Matteo, quando mi hanno rassicurato che stavano bene, ho riconquistato la serenità. Essere "negativo" è una cosa buona, il Covid ha ribaltato le nostre certezze».
Che ha provato guardando in tv le prime vaccinazioni?
«Una grande energia, un po’ come quando vedi arrivare la cavalleria nel film. Senti la carica, l’orgoglio della scienza e dei medici impegnati a vincere il male. I vaccini rappresentano l’importanza della ricerca, come sia fondamentale investire. Sarò tra gli ultimi a essere vaccinato perché avendo avuto il virus, finché avrò i miei anticorpi mi aiuteranno».
Ha sempre un’aria serena, come fa?
«Sono una persona che tiene i piedi per terra. Sono un privilegiato, faccio il lavoro che amavo da quando ero ragazzo. Ho lasciato il posto fisso, lavoravo in banca. Mio babbo è morto quando ero piccolo, mamma ha fatto grandi sacrifici. Il diploma è stato il primo traguardo, per lei l’assunzione era tutto. Quando le ho detto che mi ero licenziato è praticamente svenuta. Poi però è stata subito dalla mia parte, ha capito quanto ci credevo. Mamma non mi ha mai fatto mancare niente e mi ha insegnato che nella vita non bisogna pretendere. Non so cosa sia la prepotenza, non litigo mai».
Facendo televisione è
cambiato?
«Scherza? No. Sono grato per quello che ho. Ho rispetto per il lavoro, per i soldi, so cosa vuol dire fare i sacrifici. Non lo dico per fare il fenomeno, il successo non ha cambiato di una virgola la mia vita. Vivo in una casa comoda ma faccio le cose di prima, vedo gli amici di sempre e il giro al supermercato non me lo toglie nessuno».
"Affari tuoi" ha debuttato con successo, ora è un gioco-varietà.
«Sono felice di aver fatto trascorrere due ore piacevoli, si ride anche un po’, che di questi tempi non guasta. Anche la collocazione vecchio stile, alle 20.30, una prima serata vera, aiuta. Credo che il gioco porti speranza. L’idea che una coppia di promessi sposi stia costruendo qualcosa regala un’emozione in più, ci sono i pacchisti che portano allegria e vanno a movimentare il gioco, poi i parenti».
È il simbolo della televisione generalista, riunisce la famiglia davanti alla tv, si sente un po’ un panda visti i tempi?
«Cerco di portare leggerezza, ogni età ha i suoi gusti. Lo vedo con mio figlio, che preferisce guardare il cartone animato sull’iPad: sarà sempre più difficile radunarsi nello stesso momento. Più che la responsabilità sento la gioia di regalare due ore di svago. Ma non faccio interventi a cuore aperto, le persone indispensabili sono altre».
Quanto pesa la concorrenza?
«In questa fase della vita non guardo più i dati d’ascolto. C’è spazio per tutti, mi preoccupo di prendere una buona fetta di spettatori e di fare compagnia.
Con Maria De Filippi c’è stima, abbiamo condotto insieme il Festival di Sanremo. Quando ho saputo che sarei andato in onda di sabato l’ho chiamata, farà C’è posta per te . E sentivo Antonio Ricci e Gerry Scotti: confrontavamo i valori quando ci siamo ammalati».
Il suo format "Top dieci", nato dopo aver cancellato "La corrida", che senza il pubblico non si poteva fare, è confermato nel 2021. Com’è nato?
«Anche quello è un varietà diverso: mescola memoria costume nostalgia. Da casa partecipi perché ti viene voglia di capire in quell’anno quale canzone, film, squadra fossero prime. Le classifiche funzionano sempre, incuriosiscono».
Ha condotto tre edizioni di successo del Festival di Sanremo, che cosa pensa dell’ipotesi della nave da crociera per il pubblico?
«Beh è un’idea. Ma non è importante solo il pubblico del Teatro Ariston, bisogna tutelare la città. Sa quante persone arrivano in quei giorni, quanto è pericoloso con la pandemia? La speranza è che da qui a marzo la situazione migliori. Più che il programma, il problema è tutto quello che c’è intorno».