la Repubblica, 2 gennaio 2021
La classifica dei Paperoni in Borsa
Il Covid riscrive la classifica dei Paperoni italiani in Borsa ma conferma che il più ricco investitore a Piazza Affari – con buona pace dell’imprenditoria privata di casa nostra – resta lo Stato. Protagonista però di un 2020 a due velocità: il Tesoro (grazie soprattutto all’ottima performance dell’Enel) ha chiuso l’anno con un tesoretto in azioni che vale 29,8 miliardi, il 2% in più di dodici mesi fa, confermandosi il maggior singolo azionista del listino milanese. Ma alle sue spalle sale sul secondo gradino del podio Leonardo Del Vecchio (22,7 miliardi) che malgrado una perdita dell’8% in portafoglio ha scavalcato la Cassa depositi e prestiti. La società pubblica che gestisce il risparmio postale degli italiani è scivolata in terza posizione bruciando 7 miliardi circa in Borsa, buona parte dei quali andati in fumo per colpa del crollo dell’Eni.
Il 2020 sui mercati non è stato uguale per tutti. Wall Street e Francoforte hanno chiuso sui loro massimi storici, Milano ha perso il 5,4%. I titoli tecnologici europei sono saliti del 16%, quelli petroliferi hanno mandato in fumo un quarto del loro valore. E questo mini-terremoto finanziario ha mischiato anche le posizioni nella graduatoria dei super- ricchi tricolori. La corsa dei titoli Prada sul listino di Hong Kong (+ 60% in un anno) ha gonfiato a oltre 10 miliardi il valore della partecipazione in portafoglio a Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, facendoli salire di molti gradini in classifica fino al secondo posto dei capitali privati, dietro il patron di Essilor-Luxottica. Alle loro spalle c’è la famiglia Agnelli che chiude l’anno con un patrimonio “dimagrito” del 4%.
I capricci del virus hanno rimescolato tutte le posizioni ai piedi del podio. La voglia di spritz fai-da-te anche nei duri mesi del lockdown – con buona pace di bar e ristoranti chiusi – ha fatto lievitare del 14% i titoli della Campari e le fortune di casa Garavoglia, saldamente in quarta posizione. La rapida ripresa in Asia e lo shopping di fine anno – con l’acquisizione di Stone Island – hanno regalato un 2020 da incorniciare pure a Remo Ruffini di Moncler, che ha visto il valore del suo conto azionario in banca salire del 25% e superare a soglia dei 4 miliardi. Meglio ancora è andata a Gustavo De Negri, primo socio della Diasorin: l’emergenza sanitaria ha fatto decollare i titoli della società che produce attrezzatura medicale (+ 48%) proiettandolo all’improvviso nell’Olimpo dei Paperoni di casa nostra.
I nuovi ricchi hanno scalzato dalla graduatoria alcuni grandi nomi della finanza di casa nostra penalizzati dalla pandemia: la famiglia Rocca ha pagato caro – 2,5 miliardi di perdite – lo scivolone di Tenaris, azione legata come Eni alla quotazione del petrolio. I Benetton, spiazzati dalle incertezze sul futuro delle concessioni autostradali e dalla crisi di aeroporti e autogrill (svuotati dal virus) hanno visto crollare del 30% il valore dei loro investimenti sui mercati. Malissimo è andata pure a Stefano Pessina, patron della catena di farmacie Walgreen Boots Alliance, che ha perso nel 2020 2,5 miliardi, mancando il treno del boom dei titoli legati in qualche modo alla sanità.
L’ottovolante degli ultimi dodici mesi ha dato uno scrollone anche alla classifica mondiale dei ricchi in Borsa. Il leader ormai incontrastato e per distacco è Jeff Bezos che ha iniziato l’anno con in tasca azioni Amazon per 116 miliardi e l’ha chiuso con 192, il 65% in più. Bill Gates, che a gennaio 2020 era ancora in prima posizione guadagna “solo” 17 miliardi e scivola addirittura al terzo posto, scavalcato (e di parecchio) dal rampantissimo Elon Musk. La fortuna del numero uno della Tesla è lievitata nell’anno del Covid di 112 miliardi di euro. Come dire che il suo conto in banca è cresciuto in media di 306 milioni al giorno, festivi e 29 febbraio compresi.
Nella top ten dei dieci miliardari più miliardari del pianeta c’è un solo non americano – Bernard Arnault di Louis Vuitton Moet Hennesy in quarta posizione – e un solo investitore che è andato in rosso: si tratta, a sorpresa, di Warren Buffett, il guru di Omaha come lo chiamano a Wall Street, figura leggendaria (almeno fino al 2020) per il suo fiuto per gli investimenti. Una scommessa sbagliata sulle compagnie aeree alla vigilia della pandemia gli è invece costata carissimo. E negli ultimi 12 mesi l’89enne Re Mida (e gran filantropo) del Nebraska ha perso un miliardo di dollari. Dovrà consolarsi così con gli 87 che gli sono rimasti.