Corriere della Sera, 31 dicembre 2020
1QQAFM10 Elogio di Maurizio Milani
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In un frammento di «Tre Tre 3» (il «Techetechetè» di Rai3) appare Maurizio Milani, con la sua comicità urticante: si finge cinico per svelare tutto il cinismo della tv, procede contromano per mostrarci l’incongruenza del nostro esistere. Ne è passato di tempo, da quando si esibiva in «Su la testa!» o a «Che tempo che fa». La tv ha perso un grande comico, non ne conosco le ragioni. La tv ospita Gigi Marzullo e non trova un posto per Maurizio Milani e la sua patafisica padana. Questo è quanto. Peccato.
Basta vedere su YouTube i suoi video da Codogno, quando la città era il luogo simbolo della pandemia, per capire che in tv ci sarebbe ancora spazio per l’intelligenza. Se la tv ha perso un talento, il giornalismo e le lettere hanno acquistato un grande interprete. Ogni giorno sul Foglio, Milani ci fa provare i brividi dell’assurdo e dell’insignificanza. Ma Milani ha pubblicato anche molti libri, da vero scrittore: ha un suo linguaggio, con il quale ha saputo creare un mondo insolito, popolato di mostri che ci somigliano molto. Il suo ultimo libro si chiama La la Lambro. In viaggio da fermi tra i siti Unesco della cintura milanese (Solferino).
Milani s’interroga sulle ragioni per cui l’Unesco dovrebbe accogliere tra i suoi siti il fiume Lambro, anche se attualmente assomiglia più a una fogna a cielo aperto. Ma queste sono minuzie. L’Italia è piena non solo di luoghi «che tutto il mondo ci invidia», ma anche di luoghi che non ci invidia nessuno. L’importante è sanare un’ingiustizia: «Non ci sono solo Milano e dintorni, che comunque offrono chicche come il parcheggio di Lampugnano, il deposito delle Poste di Peschiera Borromeo, l’uomo-mensola e la nave bananiera ormeggiata alla Darsena. Ci sono anche patrimoni più immateriali come i canti da orinatoio, vanto in realtà dell’Italia intera».
Il solo libro che il ministro Dario Franceschini dovrebbe leggere per trarne giovamento.