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 2020  dicembre 31 Giovedì calendario

Periscopio

Mio padre mi ha insegnato a stupirmi davanti al bello dell’arte. Carlo Verdone, attore e regista (Nino Materi). il Giornale.
La verità è che i grillini non sono più una notizia. Una settimana persa dietro alle loro minacce di far cadere il governo, in un miscuglio di rancori, ricatti, frustrazioni. Poi tutto rientrato di fronte al puro terrore di andare al voto, non essere rieletti e doversi cercare un posto di lavoro fuori da qui. Fabrizio Roncone. Corsera.

La scusa, sin qui addotta in Italia, della pandemia per evitare le elezioni anticipate non regge più, visto che si vota dagli Stati Uniti a Israele. Inoltre, una nota riservata giunta da Bruxelles mette sotto accusa i conti della coppia Conte-Gualtieri. Ipotizzando anche i 209 miliardi totali, il Governo ne ha già utilizzati oltre 75 per i suoi bonus pot-pourri e i suoi «ristori». Il Governo pare intenzionato a fare con l’Europa il giochino di sostituire, per tale importo, i titoli di debito pubblico nazionale già emessi con equivalenti titoli «europei». Ma la Commissione non ama trucchi e inganni e non consentirà partite di giro. Luigi Bisignani. Il Tempo.

A parte la truffa del comunismo, a me i russi sono pure simpatici. Sono i crucchi che non sopporto. Loro, i tedeschi, sono sempre stati il problema dell’Europa. Ne riparleremo tra cinquant’anni quando avranno rialzato la testa. I gravi problemi per le future generazioni verranno da Berlino e non da Mosca, lo dice uno che li conosce come le proprie tasche. Sir Winston Churchill, 1948.

Nello scontro fra comunisti e socialisti, i socialisti avevano ragione. Essi colgono un elemento della modernità che i comunisti non sono capaci di cogliere: l’affermarsi anche in Italia dell’individualismo, dell’edonismo reaganiano. Craxi su questo costruisce il suo successo. Invece il Pci si spaventa perché l’invidualismo l’ha sempre guardato male, e non si è saputo aggiornare. Fabrizio Rondolino (Susanna Turco). l’Espresso.

Le donne sono molto più forti di noi, che perdiamo i capelli, moriamo prima e non sappiamo superare il dolore, tant’è che ci ammaliamo di più. Roberto Vecchioni, cantautore (Pietro Senaldi). Libero.

La scomparsa di Maradona è stata per me un grande dolore. Io che non amo fare i video per gli amici, avevo fatto un’eccezione e ho girato un breve filmato per i suoi sessant’anni. Gliel’hanno mandato e mi hanno detto che si è commosso nel vederlo. Eravamo davvero amici. Era un mascalzone, ma generosissimo, capace di slanci incredibili, nonostante la sua vita pericolosa, tra droga e alcol. Una sera del 2001 è venuto a cena a casa mia, a Roma, era con Minà. Io dovevo presentare Sanremo e Diego mi disse: «Voglio fare Sanremo con te». Gli ho risposto: «Diego, tu in questo momento sei stato fermato all’aeroporto perché hai problemi con l’Agenzia delle entrate in Italia, e vuoi fare Sanremo? Io sarei felice, per me sarebbe un colpaccio, ma lo dico per il tuo bene: non guadagni una lira, ti prenderà tutto lo Stato e la stampa ti massacrerà». E lui come un bambino ha replicato: «Davvero? Ma non è stata colpa mia!». È andato via come un cane bastonato. Io davvero lo feci per lui: sarebbe stato certo meglio avere Maradona che Ceccherini. Raffaella Carrà (Maria Volpe). Sette.

Essere cristiano non vuol dire credere in Dio ma credere in Cristo. Perché non c’è alcun dubbio che Cristo come uomo sia esistito. Che esista come Dio è opinabile. Che sia risorto è indimostrato. Quindi: noi abbiamo un percorso storico straordinario derivante da un uomo, Cristo. Da cui è nato qualcosa di altrettanto straordinario, la Chiesa. Ricca di figure sante e nobili, come Giovanni XXIII, Paolo VI, Ratzinger. Altro che corruzione e scandali. Vittorio Sgarbi, storico dell’arte (Valeria Ardesi).

È in auge, nel mondo alla rovescia delle toghe, quel Gian Carlo Caselli che a Palermo le ha sbagliate tutte: Andreotti, Carnevale, Mannino, Contrada. A parte gli errori risultati tali anche a giudizio dei suoi colleghi, Caselli è il tipico magistrato che ha della giustizia una concezione terrificante: quella della giustizia di lotta. Costoro non solo non chiedono scusa ma, anzi, insistono nel dire che non sbagliano e che solo loro hanno ragione. Mauro Mellini, avvocato (Gian Carlo Perna). Libero.

Le mie prime letture sono state, all’inizio, molti libri per ragazzi, in particolare mi piaceva Jules Verne. In seguito, grazie ai miracolosi libretti della Bur, sai quelli che si presentavano in una veste povera, con la copertina grigia, scoprii Shakespeare, Cervantes, fino a divorare Gogol e Poe. Alla mia formazione contribuirono anche i tanti capolavori letterari che la tv trasmetteva come sceneggiati di romanzi. Giulio Ferroni, critico letterario (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Prima di veder nascere la famiglia di Natalia e Leone Ginzburg, coi loro figli Alessandra, Carlo e Andrea, ho conosciuto all’università il padre di Natalia, Giuseppe Levi, lo scienziato descritto dalla figlia nel suo Lessico famigliare come padre dispotico, amoroso, simpatico, brontolone. Giulio Einaudi, Frammenti di memoria. Rizzoli, 1988.

Il libro Tempeste d’acciaio di Ernst Junger è un diario di guerra che copre l’intera parabola della prima guerra mondiale. In esso non c’è trama, non c’è sviluppo, né climax. Si comincia con la descrizione del frastuono di bombe Shrapnels e mitragliatrici e si procede, per più di trecento pagine, con bombe Shrapnels e mitragliatrici. La guerra moderna è descritta, senza una pausa, senza un lamento, senza un giudizio, per quella che è: pura macelleria siderurgica, rumore, fango, sangue, crateri a imbuto scavati dalle esplosioni, cadaveri abbandonati negli imbuti, assalti tra i fili spinati, freddi assassinii a distanza con fucili di precisione tra una trincea e l’altra, uragani di fuoco, di acqua, di sangue, di rumore. Saverio Vertone, Il ritorno della Germania. Rizzoli, 1992.

Franklin D. Roosevelt era stato il governatore dello stato di New York nei giorni più neri della crisi del ’29, sapeva che cosa poteva far ripartire l’America: un programma mai visto di investimenti pubblici di emergenza cioè il «New Deal». FDR (ben presto bastarono le iniziali per indicare Roosevelt) lanciò così un piano di investimenti federali e di programmi per l’occupazione. Puntava alla creazione diretta di posti di lavoro: la ottenne con lo sviluppo della rete elettrica, attraverso l’edificazione di dighe faraoniche, con la costruzione di scuole, ospedali, ponti, strade, aeroporti, reti fognarie. Maurizio Pilotti. Libertà.

Solo quando siamo innamorati, l’esistenza, o l’inesistenza, di Dio non ci turba. Roberto Gervaso.