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 2020  dicembre 30 Mercoledì calendario

Due terremoti causati dallo scontro di tre placche

Alessandro Tibaldi, 59 anni, professore ordinario di Geologia all’Università Bicocca di Milano, cos’ha pensato ieri nella giornata dei terremoti?
«Iniziamo dalla Croazia, che è il più forte di tutti con magnitudo 6.4, seguito a breve distanza da uno di 4.5. Lunedì ce n’erano stati altri due di 4.8 e 5.2. Tutte magnitudo che creano danni, ma non stupiscono perché la Croazia è zona sismica. Nessuno poteva sapere che si sarebbe ripetuto il giorno dopo. Certo, quando ci sono terremoti forti ci possono essere sempre delle repliche».
È lo stesso motore geologico di quello di Verona?
«Sì, si tratta dell’avvicinamento della placca europea con quella africana, tra le quali ci sono diverse microplacche, come in questo caso quella adriatica. L’incrocio tra queste tre entità ha portato ai terremoti».
Quello di Verona come si distingue?
«Con una scossa di magnitudo 4.4 preceduta da una di 3.4 e una di 2.8. Quando come nel veronese i terremoti sono nella stessa zona e a una profondità simile sono riconducibili alla stessa faglia. Sotto la Pianura Padana c’è una faglia, cioè una frattura che libera energia, dovuta al movimento delle tre placche di cui sopra».
Croazia e Verona sono collegate dunque?
«Il grande meccanismo regionale è lo stesso, poi l’energia si libera lungo diverse faglie. In questo caso, una in Italia e una in Croazia. Due fratture separate e lontane l’una dall’altra».
E Verona è zona sismica?
«È categoria 3, cioè moderata, il massimo del pericolo è 1 e il minimo 4, il che non significa che raramente non possano verificarsi terremoti forti come quello del 1117 di magnitudo 6.5, dunque trenta volte maggiore di ieri: fu con 30mila morti il più forte evento sismico della Pianura Padana».
Stavolta sono stati fortunati?
«Sì, il terremoto ha solo spaventato e fatto vibrare gli edifici. In genere, i guai arrivano sopra magnitudo 5».
A metà dicembre è passato inosservato anche il terremoto milanese più forte degli ultimi 500 anni.
«Era 3.4 e dovuto alle solite placche che provocano delle faglie non particolarmente pericolose a Nord degli Appennini. Anche Milano è in categoria 3».
Quali sono le zone più pericolose?
«La provincia di Udine vicino alle Alpi è la peggiore. Alta sismicità anche sul Lago di Garda tra Brescia e Verona. La dorsale appenninica crea problemi da Modena all’Abruzzo, fino a Campania e Calabria. Il Piemonte ha sismicità bassa tranne che al confine con la Francia. Sardegna e Puglia del Sud sono i posti più tranquilli».
Perché gli Appennini creano problemi?
«Sono una catena montuosa giovane che risponde in modo reattivo alla frizione tra le placche, che fa crescere le montagne e sposta la terra attorno con un movimento orizzontale e verticale. Le Alpi ne soffrono meno perché nel corso degli anni hanno raggiunto una maggiore stabilità».
L’Italia è un Paese molto sismico in confronto ad altri?
«C’è un’alta probabilità di terremoti, ma con magnitudo bassa. In Turchia possono essere molto più forti, la Grecia è a metà strada. Il resto d’Europa è più tranquillo e più si va a Nord più si è al sicuro».
E i terremoti sottomarini?
«Ci possono essere, come a Sud della Liguria, ma poco gravi tanto che ci si può passare sopra in barca, a meno che non siano così forti da provocare tsunami, che anticamente si sono verificati in Campania, Calabria e Sicilia».
L’ereditarietà conta molto nei territori?
«La storia geologica si ripete e i geologi non potendo prevedere il futuro studiano il passato per fare prevenzione».