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 2020  dicembre 30 Mercoledì calendario

Bitcoin senza freni

«Come esperimento mentale, immagina che esista un metallo comune scarso come l’oro, ma con le seguenti proprietà: con un colore grigio noioso, scarso conduttore di elettricità, non particolarmente resistente, inutile per scopi pratici o ornamentali e una proprietà speciale, magica: può essere trasportato su un canale di comunicazione». Sono le parole visionarie di Satoshi Nakamoto all’alba del 8 gennaio 2009 quando ha rilasciato il codice Bitcoin. Da allora la criptovaluta ne ha fatta di strada fino ad arrivare a fine 2020 oltre la soglia dei 28mila dollari. A dir la verità già tre anni fa, dicembre 2017, il valore della criptovaluta aveva sfiorato i 20mila dollari salvo poi sprofondare in pochi mesi in area 3mila. A questo giro della storia, però, il contesto sembra cambiato. La finanza tradizionale, che fino a qualche anno fa invitava caldamente a prendere le distanze dall’esperimento Bitcoin, oggi ha deciso di investirci su. Tra quelli che hanno cambiato idea c’è Jp Morgan: il 13 settembre 2017 il ceo Jamie Dimon dichiarava senza mezzi termini: «I Bitcoin sono una truffa. Non è una cosa reale, alla fine verrà chiusa». Ma in un report pubblicato a inizio dicembre del 2020 gli strategist della banca d’affari indicano che l’oro potrebbe soffrire nel lungo periodo un riposizionamento dei gestori verso il Bitcoin: «L’adozione del Bitcoin da parte degli investitori istituzionali è appena iniziata, mentre per l’oro è in fase avanzata». Che la narrazione sul Bitcoin sia profondamente cambiata lo si evince anche dalle parole di Rick Rieder, cio di BlackRock, il più grande gestore al mondo: «Il Bitcoin è qui per restare». La promozione sul campo è arrivata anche da Paypal che a partire dal 2021 inserirà Bitcoin tra i mezzi di pagamento per gli utenti statunitensi. Insomma, ora del Bitcoin è un gran parlare. È passato nell’immaginario dei big della finanza dalle stalle alle stelle. Ma quanto vale? È questa l’altra domanda che tutti si pongono. Gli analisti di Citibank prevedono che il prezzo possa raggiungere i 300mila dollari entro dicembre 2021. Secondo Raoul Pal, un ex portfolio manager di Goldman Sachs, il prezzo potrebbe arrivare a 1 milione di dollari fra 5 anni. Oggi è quasi impossibile trovare un analista che segua il settore e che si esprima in termini negativi sul Bitcoin, che indichi, come invece fino a poco tempo fa era prassi, che si tratti solo di una bolla.
Il calcolo del valore intrinseco
Il Bitcoin non è un’azienda. Non ha un bilancio e quindi è difficile, se non impossibile, effettuare una valutazione precisa. Però, con l’aiuto di qualche esperto, ci si può provare. «Se partiamo dal valore intrinseco, ovvero quello legato ai costi di estrazione del Bitcoin, costituiti per lo più da energia elettrica, hardware e software, possiamo dedurre un costo medio indicativo che oscilla tra i 10mila e i 14mila dollari – spiega Eugenio Sartorelli, vicepresidente di Siat, Società italiana analisi tecnica e risk manager di Rocket capital investment, società attiva nelle gestione di portfolio contenenti crypto asset -. Da questo punto di partenza si possono poi elaborare dei modelli per ipotizzare il valore che nel tempo il Bitcoin potrebbe assumere». 
Il modello stock to flow
Tra questi molto accreditato c’è il modello dello stock to flow, che serve per misurare l’effetto scarsità, una delle caratteristiche più importanti del Bitcoin e per la quale lo si può accostare all’oro. Lo stock to flow è il rapporto tra il quantitativo totale estratto di una materia prima (stock) rispetto a quanto se ne aggiunge ogni anno (flow). «Tanto più è elevato questo rapporto tanto più c’è scarsità – spiega Sartorelli -. L’oro ha uno stock to flow pari a 65, l’argento di 22, il palladio di 1,1 -. Il Bitcoin, dopo l’ultimo halving di maggio (dimezzamento della quantità giornaliera estraibile da 12,5 a 6,25 Bitcoin, ndr) ha uno stock to flow di 55. Quindi è già molto vicino all’oro e con ogni probabilità lo supererà fra quattro anni, quando ci sarà il prossimo halving. A quel punto il Bitcoin diventerà il bene più scarso per eccellenza. Stando al modello stock to flow e tenuto conto che ad oggi sono stati estratti poco più di 18,5 milioni su un totale massimo già fissato a 21 milioni, si può desumere che il Bitcoin potrebbe spingersi nel 2021 su un valore di 55mila euro sull’onda dell’effetto scarsità. C’è chi poi si spinge oltre e sottolinea che, applicando un modello di valutazione legato alla struttura ciclica del Bitcoin e alle leggi di potenza, al termine dell’ultimo halving nel 2140 il Bitcoin possa arrivare addirittura a valere un milione di dollari».
Il paragone con l’oro
Se I Bitcon attuali valessero come l’oro totale estratto (197.000 ton – per 60.000$ al Kg) si avrebbero 636mila dollari per un Bitcoin, tenendo conto di quanti ce ne sono ora ovvero 18,577 milioni – calcola Sartorelli -. Pertanto se il Bitcon dovesse avere un valore pari al 5% dell’oro si arriverebbe a un prezzo di 30mila dollari».
Il modello Markowitz
Un altro metodo che viene utilizzato per calcolare il potenziale valore del Bitcoin si ricava applicando la teoria di Markowitz, il primo a introdurre il concetto di correlazione tra i titoli per costruire un portafoglio atto a minimizzare i rischi e a massimizzare i profitti. «Se prendiamo un modello di diversifcazione alla Markowitz e ipotizziamo che appena il 2% delle attuali masse gestite a livello globale, che ammontano a 100 trilioni di dollari, vengano investite sul Bitcoin ricaviamo che la sua capitalizzazione potrebbe salire a 2mila miliardi. Il che porterebbe la valutazione di un solo Bitcoin a 100mila dollari», spiega Ferdinando Ametrano, professore di Bitcoin e Blockchain technology all’università Milano-Bicocca e fondatore di CheckSig, società di custodia Bitcoin per investitori istituzionali e ad alta patrimonializzazione. 
La spinta dei retail con gli Etn
Un’altra spinta alla crescita del Bitcoin potrebbe arrivare dalla nascita dei primi Etn (Exchange trade note, l’equivalente di un Etc per l’oro). Prodotti finanziari che hanno il Bitcoin come sottostante e che consentono con lotti minimi anche al pubblico retail di investire in criptovalute senza doverle acquistare e detenere direttamente. Dopo i primi prodotti di 21Shares è recentemente arrivato sul mercato un Etn su Bitcoin di VanEck. E probabilmente ne seguiranno altri.
Le onde di Elliott e Fibbonacci
Dato che il Bitcoin è entrato in un territorio di prezzo inesplorato è possibile chiamare in causa anche le onde di Elliott e le proiezioni di Fibonacci. «Siamo in presenza di massimi assoluti– spiega Sartorelli -. Non ci sono target price del passato e quindi possiamo usare le proiezioni di Fibonacci che attualmente indicano come primo target l’area compresa tra i 32 e i 35mila dollari. Un ritracciamento tecnico possiamo posizionarlo tra 22mila e 20. In quest’area si potrebbe trovare supporto per nuovi rialzi, o perlomeno per una fase di consolidamento. Valori sotto 20mila, soprattutto se persistenti nel tempo, porterebbero a un deciso ridimensionamento della forza rialzista in atto».
L’effetto banche centrali
Probabilmente non staremmo qui a scomodare tutti questi modelli di prezzo se le banche centrali non avessero messo in piedi quello che ormai possiamo definire una sorta di quantitative easing globale. Sia prima, ma soprattutto in questo 2020 per contrastare gli effetti della pandemia sull’economia reale, le banche centrali stanno iniettando nel sistema una quantità sinora mai vista di liquidità. Questo non fa altro che svilire il potenziale valore delle monete cartacee (dollaro, euro, ecc.) a vantaggio di quegli asset, come oro e Bitcoin, che incorporano l’effetto scarsità e che quindi sono deflattivi per natura.
Cigni neri e grigi
È vero che oggi, ancor più rispetto al record di tre anni fa, il Bitcoin sembra più forte, strutturato e sempre più presente anche nella finanza tradizionale. «Questo ci conferma che si tratta di una sorta di esperimento autoavverante – sottolinea Ametrano -. Il tempo gioca a favore del Bitcoin. Per onestà intellettuale, pur credendo personalmente che il Bitcoin sia inarrestabile, il mio consiglio resta quello di non investire più del 2% del proprio portafoglio. Perché come tutti gli esperimenti mai tentati prima è impossibile dire a priori che abbia successo. Anche se faccio davvero fatica a immaginare un qualcosa che possa interrompere e far andare storto il percorso di crescita del Bitcoin». Ma se subisse un attacco dei governi? Potrebbe essere questo il cigno nero? «Il governo Usa ha già messo all’asta dei Bitcoin sequestrati alla criminalità – prosegue Ametrano -. Quindi così facendo ne ha già dato indirettamente legittimazione». E se le banche centrali decidessero di fare una crociata contro il Bitcoin? «Credo che la lotta delle banche centrali contro il Bitcoin sia un falso problema – analizza Sartorelli -. Le banche centrali potrebbero essere più determinate verso un attacco alle stablecoin perché sono queste, replicando l’andamento delle valute fiat come fa ad esempio Tether nei confronti del dollaro, in teoria a minare il campo d’azione delle banche centrali. Se però le stablecoin dovessero essere attaccate e quindi andare in default è chiaro che questo potrebbe gettare discredito a tutto il sistema delle criptovalute, Bitcoin compreso».
Il tempo e la matematica sembrano quindi giocare a favore del Bitcoin. Ma le fondamenta del castello sono, alla resa dei conti, nella domanda. Nessuno sa con precisione quanto potrà valere fra un anno, cinque o dieci. L’unica certezza è che il suo prezzo, se l’esperimento proseguirà, dipenderà dalla più antica legge dell’economia: l’equilibrio tra domanda e offerta.