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 2020  dicembre 30 Mercoledì calendario

Cuore artificiale con marchio Ce

La società francese Carmat è pronta a commercializzare il suo cuore artificiale, a marchio Ce, in Europa, destinato a offrire una soluzione ai pazienti in attesa di trapianto di cuore. Intanto, i Paesi dovrebbero decidere di creare un sistema per rimborsarne il costo: all’incirca 200 mila euro. I primi dispositivi saranno venduti in Germania, a partire da giugno, proprio perchè il Paese è già attrezzato in questo senso. Il Kazakistan, già coinvolto negli studi clinici del cuore artificiale, sarà il prossimo della lista. Uno studio di fattibilità sarà effettuato all’inizio dell’anno negli Usa, primo mercato mondiale, con l’obiettivo di ottenere il via libera alla vendita nel 2023-24.Carmat ha ricevuto un prestito garantito dallo Stato francese di 10 milioni di euro e un finanziamento dal ministero della salute di 13 milioni di euro e ha l’obiettivo di produrre un centinaio di protesti quest’anno, ma il Covid-19 ha complicato la situazione. Le protesi sono assemblate in Francia, ma le membrane vengono dalla Polonia, i tessuti pericardici dal Brasile, e parecchi fornitori sono gli stessi dell’industria aeronautica duramente colpita dalla crisi.
Carmat è di fonte alla sfida dell’industrializzazione e dovrebbe cercare soluzioni per forniture più vicine. Intanto, si sta avvicinando all’obiettivo. Dodici anni dopo la creazione dell’azienda, il suo cuore artificiale ha appena ottenuto il marchio Ce, requisito preliminare per la vendita sul mercato europeo. «Con l’ottenimento della marcatura Ce si sta voltando pagina», ha fatto sapere Stéphane Piat, ceo di Carmat che ha sottolineato che il prossimo passo è convincere le società scientifiche e i sistemi sanitari ad adottare la tecnologia risultato di una lunga strada e che conferma l’intuizione e la visione del professor Alain Carpentier e di Truffle Capital che sono all’origine della creazione, nel 2008, dell’azienda Carmat, spin-off di Airbus e Matra Défense.
Quotata in borsa da dieci anni, Carmat ha realizzato il suo primo impianto sull’uomo nel 2013. Ma tra il 2013 e il 2016 cinque decessi hanno offuscato il cammino dell’impresa messa sotto la lente dall’opinione pubblica e dai media. Il suo percorso in borsa rispecchia le speranze che suscita. Dopo essere balzata a oltre 130 euro alla fine del 2013, il titolo si scambiava, martedì sera a 23,90 euro.
Dopo diverse interruzioni dei test clinici, l’ultimo in conseguenza dei dati che lasciavano intravedere rischi di mal funzionamento della sua protesi, Carmat è riuscita a portare il prodotto ad un livello molto importante di affidabilità. E a ottobre ha annunciato di aver ricevuto il disco verde dell’agenzia del farmaco a riprendere gli impianti in Francia. Da allora 13 pazienti hanno ricevuto un cuore artificiale Carmat, dei quali l’ultimo in Danimarca. I dati clinici sono molto promettenti su pazienti che non avevano altre opzioni, ha detto Piat.