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 2020  dicembre 29 Martedì calendario

Le ragazze scout fanno causa ai maschi

Nell’epoca di “Uomini e donne” la realtà supera il reality. A New York va in scena la sfida “Girls and Boys”. Tutti Scout, però. Quando più di un secolo fa la fondatrice Juliette Gordon Low disse “il lavoro di oggi è la storia di domani, e siamo noi a farla”, non pensava che un giorno le Girl Scouts of the Usa, la più grande organizzazione femminile di scout, sarebbe finita in una battaglia legale con i Boy Scouts of America per un caso di concorrenza sleale sull’uso del marchio. La denuncia è stata presentata, la vigilia di Natale, alla corte distrettuale di Manhattan dall’organizzazione femminile che ha denunciato quella maschile di voler reclutare ragazze, rompendo una tradizione secolare.
La nuova campagna di tesseramento dei maschi, “Scout Me In”, mostra per la prima volta visi femminili, e viene usata la parola “Girl”, fino a pochi anni fa considerata eversiva. La guerra per la sopravvivenza coinvolge due totem dell’educazione giovanile americana: le Girl Scouts sono state fondate a New York il 12 marzo 1912 e contano 1,8 milioni di membri. I Boy Scouts sono nati due anni prima, l’8 febbraio 2010, in Texas, e hanno 2,3 milioni di tesserati. In tutto, circa 4 milioni, tra i 7 e i 21 anni, meno degli oltre cinque milioni registrati negli anni ’70, ma sempre un riferimento nazionale. Sono ex boy scout la star di basket Michael Jordan, il fondatore di Microsoft Bill Gates, i registi Steven Spielberg, David Lynch, Michael Moore; ex Girl Scout sono la tennista Venus Williams, le cantanti Taylor Swift e Mariah Carey, e ex first lady come Laura Bush e Hillary Clinton.
Le Girls temono di essere «altamente danneggiate», proprio ora che avevano lanciato una nuova divisa, fatta di leggins e tasche più larghe per far entrare l’iphone e conquistare nuove adesioni. «Nel secolo scorso – hanno scritto nell’esposto – il nostro marchio era identificabile con le ragazze, dopo quello che hanno fatto i Boy Scouts quel segno distintivo è stato lentamente eroso». I maschi negano di essersi buttati in disinvolte operazioni di marketing, ma negli ultimi tempi stanno abbracciando aperture fino a poco tempo fa impensabili: nel 2013 hanno tolto il divieto di accesso a membri apertamente gay, nel 2017 hanno accolto i transgender e le prime ragazze. Da allora 120 mila “girl” sono entrate nei boy scout. Nessuna frenesia liberal, ma un’urgenza drammatica: servono nuovi tesseramenti e soldi freschi. Assediata da almeno 8 mila cause per abusi sessuali, l’organizzazione maschile, in calo di popolarità a causa degli scandali, ha avviato a febbraio la procedura di bancarotta per evitare di vedere i propri asset, che ammontano a circaun miliardo di dollari, utilizzati per pagare i risarcimenti. Se venisse riconosciuto un milione ad almeno cinquemila vittime, i Boy Scouts of America dovrebbero versare cinque miliardi di dollari. La polizza copre al massimo il 70%, per cui resterebbe fuori un miliardo e mezzo. Così, prima che l’organizzazione maschile più famosa d’America sparisca, stanno provando a salvarsi, raddoppiando il genere.