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 2020  dicembre 29 Martedì calendario

La nascita di Stellantis

Un altro anno sta per tramontare. Forse il più infame fra quelli a memoria d’uomo vivente. Un virus cattivo ha fatto improvvisamente riscoprire all’umanità quanto vulnerabile sia l’esistenza. E la pandemia globale ha colpito quasi cento milioni di persone e si è già portato via, finora, circa due milioni di vite, spesso le più deboli e vulnerabili. Un periodo buio durante il quale le realtà più organizzate e gli uomini in grado di tenere la barra dritta sono emersi come non mai.
In attesa che il vaccino faccia il suo lavoro, il personaggio dell’anno è Elon Musk. Il razzo di SpaceX ha accompagnato per la Nasa gli astronauti sulla Stazione Spaziale e la Tesla è volata ancora più in alto, moltiplicando il suo valore per sette e trasformando l’inventore nel secondo Paperone più ricco del pianeta, pronto a soffiare sul collo a Jeff Bezos di Amazon (capitale personale circa 180 miliardi di dollari). Aziende emergenti, tutti giocattoli del genio sudafricano. Con altrettanta nitidezza, in Italia si è rafforzata la figura di John Elkann, uomo abituato fin da bambino a considerare come giardino di casa il mondo.
APPELLATIVO STRETTO Dopo un testa a testa con Francesco Starace, ceo di Enel, l’ormai non più rampollo del clan Agnelli si è piazzato in vetta alla classifica della reputazione dei manager. Alle spalle dei due, altri dirigenti di spicco come Carlo Messina di Intesa e Claudio Descalzi di Eni. Elkann, con tutte le presidenze che ha e con tutte le aziende che guida, non si può certo non definire un manager. È evidente, però, che l’appellativo gli va stretto e lui si muove in club diversi, sempre molto esclusivi. John è un industriale e un finanziere, un imprenditore e un capitalista. Siede di buon diritto nei tavoli degli investitori che contano e rappresenta una dinasty internazionale arrivata alla sesta generazione. Un poltrona che scotta ma che, prese le misure, può dare soddisfazioni intense. Questi sono giorni epocali per John: con l’inizio del nuovo anno le assemblee degli azionisti di Fca e Psa daranno il via libera alla fusione dalla quale nascerà un gigante che ha nel mirino 10 milioni di veicoli l’anno. Un colosso planetario, il quarto per dimensioni, di cui Elkann sarà presidente e principale azionista (14,4%), con una quota più che doppia rispetto al secondo (la famiglia Peugeot e poi lo Stato francese), attraverso la holding Exor che lui guida sin dalla creazione (nel 2009, come Ifi operava già dal 1927).
Sarà pienamente soddisfatto nonno Gianni, che l’ha scelto come erede designato. Ormai entrato nella storia il feeling con Sergio Marchionne, un caposcuola assoluto all’alba del terzo millennio, per coraggio e intuito, visione e lungimiranza. Un lavoratore fuori dal comune che trasformava in oro tutto ciò che toccava. Un maestro unico per un allievo che, affascinato dall’audacia del brillante e acrobatico banchiere capace di spianare le montagne e di affrontare trattative impossibili, ne valutò le doti. La leggenda narra che, in una cena nell’esclusiva Ginevra, fu proprio il ragazzo diventato grande in fretta ad invitare Sergio nel cda di Fiat. Il resto è scritto nei libri.
LA SERATA SUL LAGO Dalla serata sul lago, l’1 giugno 2018 quando, John e Sergio abbracciati, illustrarono il piano quinquennale di Fca, annunciando l’azzeramento del debito industriale. Marchionne, ancora una volta, aveva ragione: la squadra del Lingotto era pronta a correre anche senza il boss. John, ancor di più, si investì del ruolo di capo assoluto. Al suo fianco, Michael Manley assunse la carica di ceo di Fca, muovendosi con autorità e discrezione, in perfetta sintonia con il presidente. Se Manley ha gestito brillantemente la non facile operatività di Fiat Chrysler, Elkann si è mosso con lo spessore del proprietario, trovando il partner giusto in pochissimo tempo. Chiaramente si è comportato non solo da manager, ma da imprenditore pesante, mettendo in campo tutto il suo carisma e le relazioni che contano. L’antica famiglia Peugeot sì, ma ha avuto il via libera anche dall’Eliseo e dalla Casa Bianca che hanno parecchia voce in capitolo sulle sorti delle gemme nazionali. Pochi giorni fa l’ok dell’antitrust europeo e poi l’annuncio sull’organizzazione di Stellantis e sul ruolo del fido Mike che ha accettato di sfilarsi il cappello di ceo per continuare a lavorare nella newco e, soprattutto, con Elkann.
Stellantis poggerà su due gambe. Una di queste, chiamata Americans, vedrà al timone il manager britannico che, da una ventina d’anni, lavora a Detroit ed è considerato uno di loro. Una garanzia di continuità per la parte americana dell’azienda che produce più utili. Fin qui tutto facile, la vera sfida di Elkann è dimostrare di avere un rapporto speciale anche con il nuovo ceo, Carlos Tavares, che lavorava per la Psa. Tavares, attualmente, è forse il miglior condottiero automotive sul mercato. John è più presidente che ceo, di poltrone al vertice ne ha le saccocce piene: quasi tutte le società dell’ex Lingotto che ora sono tenute al guinzaglio dall’Olanda attraverso la Exor. John è presidente di Exor e dell’accomandita Giovanni Agnelli con cui gli eredi (ben oltre cento) delle famiglie Agnelli-Nasi controllano l’impero: tante persone a spartirsi i dividendi, una sola a decidere e comandare. Elkann ha il totale controllo anche della Dicembre, una società semplice con cui la famiglia ristretta dell’Avvocato detiene oltre il 35% dell’accomandita Giovanni Agnelli.
È anche presidente (e ceo ad interim) della Ferrari, un’ambita fuoriserie da oltre 35 miliardi di capitalizzazione e della Gedi (controlla Repubblica e la Stampa). Ha lasciato solo la guida della CNH dove è presidente Suzanne Heywood e dove il 4 gennaio (stesso giorno delle assemblee Fca e Psa) si insedierà il nuovo ceo Scott Wine che ha il mandato di portare avanti lo spin off della Iveco e della Powertrain.
MANOVRE AZZECCATE Che gli impegni di Elkann siano più strategici che operativi lo conferma il gran da fare con Exor, la holding, la società numero 24 al mondo per fatturato controllato. Una società che viene costantemente aggiornata e tarata per massimizzare i settori da presidiare. Quando è nata, solo un decennio fa, aveva le azioni che valevano meno di 6 euro poi sono arrivate a 70. E controlla società il cui fatturato totale ammonta a 150 miliardi. Le periodiche chiacchierate con Warren Buffett aiutano a definire lo scenario a John, al pari di quelle con Jeff Bezos di Amazon e Larry Page di Google. L’anno scorso l’ultima mossa fra finanza e industria emergente. Con 250 milioni Elkann, attraverso la Iveco nella pancia di CNH, ha acquisito circa l’8% di Nikola, la newco di Phoenix che si occupa di camion ad idrogeno ed elettrici. La GM, pochi mesi dopo, ha investito 2 miliardi per avere l’11%.