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 2020  dicembre 28 Lunedì calendario

Metodo Brignone:«L’ipnosi per rivincere»

Le vite degli altri, il valore del tempo, il potere della squadra e anche quello dell’ipnosi. «Serve tutto per essere un campione». Federica Brignone, a 30 anni, non smette di imparare. L’unica italiana a vincere la coppa del mondo generale (nel 2019-2020) e per numero di successi (15) seconda azzurra di sempre dietro la sola Deborah Compagnoni (16), ha ricominciato la stagione esattamente dove aveva interrotto la precedente: costantemente tra le prime, sempre competitiva, in ogni disciplina. «E non era per niente scontato dopo un’annata a così alto livello, anzi irripetibile: una delle 10 migliori di sempre se guardiamo alla media punti». Tre podi dall’inizio dell’anno, l’ultimo in Val d’Isère (3ª in superG) 48 ore dopo una brutta caduta nella discesa francese. «Niente di serio, solo un po’ di fastidio con lo scarpone, anche se ho preso una bella botta proprio nel momento in cui mi sentivo meno in confidenza nella velocità. Forse, se avessi saputo del capitombolo di Nicole Schmidhofer, avrei fatto diversamente quella curva. Il fatto è che precipitare quando ti senti fragile ti fa arretrare ulteriormente, è un attacco al tuo io». Invece, l’io di Fede ha retto. Oggi a Semmering la sua gara, il gigante di cui è attualmente leader oltre che detentrice della coppa di specialità, mentre a Bormio il superG aspetta che Dominik Paris torni ai suoi splendori. «Sono certa che Domme presto ritroverà il suo ritmo. Quanto a me, mi manca la vittoria, anche se ci sono andata sempre vicino: 30 centesimi nel superG di Val d’Isère, nel gigante di Soelden a 14 centesimi e a Courchevel, considerando che sono rimasta in piedi non so come, poco dietro Shiffrin. A parte questo, sebbene siamo solo all’inizio e in una stagione completamente diversa, piena di aspettative, mi scopro allo stesso livello dell’anno scorso. La mia è una ripartenza da lì. E di questo sono molto soddisfatta perché non era affatto scontato il mio rendimento dopo l’anno passato. Per un atleta che vince non è affatto ovvio ricominciare a farlo».
E farlo attraversando la pandemia. Lo scorso campionato interrotto per virus, di cui anche Fede è stata vittima. E ricominciato, con programmi di allenamento stravolti in estate, senza pubblico e con protocolli sanitari molto ferrei. «Ma siamo tutti sulla stessa barca. Tutti abbiamo avuto più o meno difficoltà, ma ci siamo adattati. Forse le austriache in velocità sembrano aver risentito più delle altre, ma è ancora presto per giudicare. Solo in gigante, finora, si sono visti i veri valori in campo». Federica i suoi valori li ha maturati nel tempo. Figlia di Ninna Quario, ex Valanga Rosa anni ‘80, ha trovato la sua strada da sola. Un argento mondiale quando era una ragazza promettente (in gigante a Garmisch 2011), bronzo olimpico a PyeongChang 2018 sempre tra i pali larghi). Da tre anni viene seguita dal fratello Davide. «Sono stati anni di lavoro intenso, molta determinazione e cura maniacale dei dettagli. La mia è forse una dedizione sopra la media e tutto questo sta dando i suoi frutti. Nelle ultime cinque stagioni mi sono concentrata sulla qualità dal punto di vista tecnico, fisico, nutrizionale, mentale. Non solo allenamento, ma anche recupero e fisioterapia. Non c’è aspetto che si possa trascurare. Non puoi essere solo forte, ma anche potente, esplosivo, avere equilibrio ed essere stabile. La testa, poi, conta oltre il 70% nello sport. A parte il mental coach con cui lavoro da tempo e la meditazione, ho iniziato anche un percorso con l’ipnosi: specie d’estate faccio delle sedute in cui entro in trance. Mi segue il medico Gian Marco Idèo al Sant’Anna di Como. È una tecnica molto utile, che mi ha aiutato come persona prima che come atleta». La persona Federica è diventata donna. «Anche attraverso la lettura: molti testi sulla crescita personale, sulla gestione del tempo e tante biografie, non solo sportive, per esempio adesso sto leggendo L’arte della vittoria, l’autobiografia di Phil Knight, il fondatore della Nike. Bisogna attingere ovunque per diventare adulti».
Anche dalla comunità. La rivalità interna alla nazionale ha forgiato anche Marta Bassino, 24 anni. «È molto in forma e sta facendo molto bene. Tra noi una bella sfida e un bel traino. Per lei come per altre avere in squadra grandi atlete che tirano è un vantaggio: la determinazione, la motivazione, la forza di volontà e il gran lavoro che facciamo io e Sofia Goggia sono stati in questi anni un esempio per tutte, un innalzamento del livello del gruppo. Abbiamo la fortuna di stare insieme e confrontarci, nessuna di noi ama perdere, neanche in allenamento». Si vede. E lo sci viene visto moltissimo, in tv. «Anche perché non si può andare a sciare? Mi auguro che gli impianti riaprano presto e in sicurezza, sulla montagna vivono molte famiglie». A febbraio, i Mondiali a Cortina. «Ma prima c’è un gennaio intenso». Da sciare in trance.