Il Sole 24 Ore, 27 dicembre 2020
QQAN70 Lettere e taccuini di viaggio di Canova
QQAN70
Definendosi «omo senza lettere» Antonio Canova si riferiva alla mancanza di una formazione culturale che gli era stata preclusa dall’essere stato catapultato ancora giovanissimo nella dura mischia della vita. Aveva solo quattro anni quando, dopo la scomparsa del padre, la madre, passata a seconde nozze, lo aveva affidato al nonno Pasino. Più un abile scalpellino che un vero e proprio scultore, ricordato dal nipote come «una testa molto stravagante, da far impazzire chi si impicciasse con lui», il nonno Pasino ebbe il merito di aver intuito il genio di quel bambino, tanto da introdurlo ai primi rudimenti di un’arte nella quale sarebbe diventato insuperabile.
Canova rivendicò sempre con orgoglio che il segreto della sua formidabile abilità creativa stava nella padronanza della tecnica, mostrando tutta la sua insofferenza per le teorie e rifiutando sempre di scrivere sulla scultura, anche se ogni tanto i suoi ammiratori glielo chiedevano. Rifuggiva insomma dal modello dell’artista intellettuale, dal “pittore filosofo” come era stato Mengs (che egli non amava e trovava freddo) divenuto più celebre per i suoi scritti che per le sue opere. Eppure l’illetterato Canova finì col formarsi, per suo conto, una profonda cultura nella mitologia e nei classici che si faceva leggere mentre era intento al lavoro. I suoi amici più assidui furono poi i maggiori intellettuali del tempo, storici e teorici come Quatremère de Quincy, Giuseppe Bossi, Leopoldo Cicognara e Pietro Giordani, che spesso lo consultarono per avere il suo parere sulle questioni più disparate e complesse. Non sarebbe per esempio pensabile uno dei vertici della nostra storiografia artistica come la poderosa e insuperata Storia della scultura di Cicognara senza il contributo di Canova. Tutto questo noi lo sappiamo soprattutto grazie alle lettere che si sono scambiati.
Che le abbia scritte di proprio pugno, o le abbia dettate o se le sia fatte scrivere dal fratellastro Giovanni Battista Sartori che fu suo segretario e factotum, le migliaia di lettere che Canova ha scambiato con il vasto numero d’interlocutori di ogni Paese dimostrano non solo la sua capacità di dialogo ma anche una qualità di scrittura che non mancano ogni volta di sorprenderci. Quest’uomo schivo, operoso e assolutamente geniale ha davvero interloquito si può dire con il mondo e con la storia. Nel suo sterminato epistolario ritroviamo infatti collezionisti, artisti, intellettuali, l’ambiente ecclesiastico, una nobiltà cosmopolita che lo aveva eletto a suo idolo, scrittori, scienziati, uomini di governo, militari, sovrani. È stato proprio il fratellastro, suo erede e fedele custode della sua memoria, a conservare le lettere che aveva ricevuto insieme a tutto quanto era rimasto nel grande studio e nell’abitazione a Roma. Grazie alle sue donazioni, avvenute tra il 1852 e il 1857, la Biblioteca Civica di Bassano del Grappa possiede un insieme davvero straordinario, la più grande raccolta al mondo di documenti manoscritti di Canova, composta appunto dal suo epistolario, 6.658 tra le lettere ricevute e minute autografe, e poi altri scritti di diversa natura dove spiccano i celebri Quaderni di viaggio del 1779-1780, appassionato diario del trasferimento da Venezia a Roma, del primo soggiorno nella città eterna e del fondamentale viaggio a Napoli, il Libretto di esercizi di lingua inglese, per dialogare direttamente con un mondo con cui ha avuto sempre un rapporto privilegiato, gli Appunti sul viaggio in Inghilterra del 1815, il Libro dei conti del 1783-1788, il resoconto della straordinaria Conversazione con Napoleone avvenuta nel 1810.
Questo sterminato epistolario sarà pubblicato in una apposita Edizione Nazionale di cui sono usciti solo i primi dei moltissimi volumi previsti, che ha il merito di ricongiungere le lettere di Canova sparse in tutto il mondo a quelle dei suoi interlocutori conservate a Bassano. Nella lunga attesa di un’edizione completa, queste lettere e tutti gli altri scritti saranno oggetto di un ambizioso e sofisticato progetto di digitalizzazione, iniziato in vista della celebrazione nel 2022 dei 200 anni dalla morte dell’artista, che prevede la “metadatazione” dei documenti e infine la loro pubblicazione online, creando in questo modo un poderoso archivio digitale che ne consenta la valorizzazione e la fruizione non solo da parte di studiosi di tutto il mondo, vista la reputazione internazionale di Canova, ma anche di ogni appassionato. Un’impresa che rende questo prezioso patrimonio veramente di tutti per cui bisogna lodare l’impegno del Comune di Bassano e la passione di Stefano Pagliantini, direttore di questa efficientissima Biblioteca.
Sarà una vera emozione poter navigare in questo meraviglioso mare di carte alla scoperta degli eventi e dei personaggi più sorprendenti, dando libero campo alla nostra curiosità. Si potranno sfogliare, sciogliendo i laccetti che li chiudono, i commoventi quaderni di viaggio, quei taccuini tascabili che il giovane scultore portava sempre con sé annotando quando gli accadeva e soprattutto registrando, con un linguaggio dove il dialetto veneziano si mischiava con un italiano incerto e sgrammaticato ma espressivo, le reazioni che gli suscitavano i luoghi e le opere d’arte incontrate nel suo cammino. Si mostrava curioso di tutto dimostrando un fiuto e una capacità di comprensione infallibili. Ma un vero spasso sarà la possibilità di violare l’intimità dell’epistolario e penetrare nei segreti delle sue infinite relazioni. Questo vale soprattutto per le lettere più significative, e sono moltissime, che ci svelano un mondo e ci aiutano capire l’eccezionalità di questo artista davvero unico.
Prendiamo la lettera che documenta l’inizio del lungo rapporto che legherà l’artista più famoso del tempo al protagonista assoluto della storia di quegli anni, l’uomo del destino, Napoleone. Si tratta di un bel foglio di carta intestata della République Française dove campeggiano le parole Liberté ed Égalité ai lati dell’immagine allegoria della Vittoria alata, con in mano la palma e la corona d’alloro, che calpesta le bandiere degli eserciti sconfitti durante la prima gloriosa Campagna d’Italia. La breve missiva di pugno di Napoleone, che la firma semplicemente Bonaparte, è datata dal quartier generale di Milano il 19 termidoro del quinto anno della «Repubblica Una e Indivisibile», cioè il 6 agosto del 1797. Il condottiero che ha da poco decretato la fine della Repubblica di Venezia, trova il tempo di rivolgersi al «Signor Canova Scultore a Roma» con queste poche ma significative parole: «Apprendo, Monsieur, da uno dei vostri amici che siete privato della pensione di cui godevate a Venezia. La Repubblica francese considera in modo particolare i grandi talenti che vi contraddistinguono. Celebre artista, avete un diritto più particolare alla protezione dell’esercito d’Italia. Ho appena dato ordine che la vostra pensione vi sia pagata esattamente e vi prego di farmi sapere se quest’ordine non viene eseguito, e di credere al piacere che provo nel fare qualcosa che vi sia utile».
La considerazione per l’uomo e per l’artista durerà per sempre sino alla conferma finale dello straordinario incontro, non privo di vivacissimi scambi di vedute a Fontainebleau nel 1810.