ItaliaOggi, 24 dicembre 2020
In Germania la solitudine è un caso politico
C’ è una commissione o almeno un referente parlamentare per ogni problema sociale, per la fede religiosa, per l’immigrazione, per il razzismo, e la povertà, ma credo che il Bundestag, il parlamento federale tedesco, sia il primo a prevedere un responsabile per la solitudine. I tedeschi sono un popolo di single, che continuano a aumentare. E, a causa del Covid, il Natale e il Capodanno rischiano di essere feste tristi, senza parenti, senza amici, senza neppure una visita dei vicini.Il governo autorizza un cenone con un paio di parenti stretti e solo un estraneo, ma non tutti hanno genitori, figli, o fratelli che vivono nella stessa città. In autunno, la Merkel si era augurata che nessuno dovesse passare le feste in solitudine. Non sarà esaudita. La frazione parlamentare della Cdu-Csu, il suo partito, ha proposto di nominare un referente che si occupi di quanti sono soli. A che servirà? si chiede dubbiosa la Süddeutshce Zeitung.
Nel documento Positionspapier Einsamkeit, il gruppo di lavoro precisa quali sarebbero i compiti del responsabile: «Deve essere il principale partner di riferimento per coordinare le strategie anti solitudine». Parole poco concrete, osservano i partiti all’opposizione. Dietmar Bartsch della Linke (estrema sinistra) ha commentato: «È bene preoccuparsi, ma questa proposta è una foglia di fico per nascondere una grave realtà sociale». Andrew Ullmann, dei liberali, elogia l’idea e si rammarica che sia stata necessaria una pandemia per occuparsi del problema. I socialdemocratici si limitano a ricordare che la prima idea fu loro.
In Germania i single sono 15,9 milioni, un quinto della popolazione, vent’anni fa erano 11 milioni e 400mila. A causa della vita che si allunga e dei divorzi, essi sono aumentati a dismisura. A Berlino i solitari, per scelta o per destino, sono oltre il 30%. Per un confronto, secondo l’Istat, in Italia i solitari sono circa il 31%. Secondo la Berliner Zeitung, nella metropoli si arriva in realtà al 52%, molte coppie sono costrette a lunghe separazioni per motivi di lavoro, gli ospiti dei residence per anziani vivranno in comunità, ma segregati nelle loro stanze. Il 30% dei single vivono in povertà, il doppio della media nazionale. In maggioranza, leggo, sono donne.
Alle casse dei supermercati una signora, e anche di tanto in tanto un signore, si concede uno scambio di battute con la commessa, e nessuno in fila perde la pazienza. Capisco che è per molti l’unica occasione nella giornata per scambiare due parole con qualcuno. Anni fa le mutue avevano introdotto un ticket di dieci euro per una visita al dottore, una sorta di buono valido per tre mesi. Si sperava di sfoltire le sale d’attesa: alcuni pazienti si presentavano ogni giorno pur di parlare con l’infermiera o con l’Herr Doktor. Le mutue incassarono miliardi extra, ma non funzionò: dieci euro erano un buon prezzo contro la solitudine. Il ticket è stato abolito. Un mio amico medico in pensione, non il mio dottore, specializzato in geriatria, mi dice che lui andava sempre a trovare i suoi pazienti pur sapendo che stavano bene: «Scambiare due parole è la miglior medicina».
Io sono fortunato, non mi sono mai sentito solo, neppure da bambino (figlio unico fino a cinque anni), o da inviato quando a volte ero costretto a attendere per ore la telefonata con il mio giornale, prigioniero in una camera d’albergo, in un paese di cui non parlavo la lingua. Ho sempre un libro con cui scambiare due parole. C’è una bellissima parola tedesca intraducibile, Zweisamkeit, che sarebbe la solitudine a due, ma non rende le sfumature. Fernanda, mia moglie, e io, solo noi due, passeremo Natale e Capodanno, parlando, o tacendo insieme, non importa.
È un privilegio, non egoismo. Vorremmo invitare qualcuno, ma domani non sarà possibile, e neppure a San Silvestro. Un brindisi a due è romantico a qualsiasi età, purché sia una scelta, non una condanna.