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 2020  dicembre 24 Giovedì calendario

Intervista a Giovanni Veronesi

Interno mattina. Interno pranzo. Interno cena. “Picchio (Favino) cucinava, Giulia Michelini sparecchiava insieme ad Anna Ferzetti; io bevevo birra, Papaleo cantava con la chitarra, Mastandrea timido e ogni tanto in ritardo. Tutto questo per circa otto settimane”.
E può apparire già un inizio di sceneggiatura, magari un film alla Grande freddo, in realtà è stato il set Tutti per 1 – 1 per tutti, la nuova pellicola di Giovanni Veronesi (“Non è il sequel di quello uscito due anni fa”), girato nella campagna romana, in onda da domani su Sky, come forma di Natale cinematografico senza panettone, neve, apparenti buoni propositi, ma con la sostanza di un gruppo di grandissimi professionisti, in grado di realizzare un bel film in un clima di conviviale amicizia, oltre la goliardia. “E al riparo dal virus”.
Girare con il Covid.
Normalmente il clima da set è da gita scolastica, ma in questo caso abbiamo organizzato una ‘bolla’ ancor più irreale: nessuno poteva entrare.
Totalmente isolati.
Nessun positivo e nonostante 150 persone di troupe; quando è finito ci siamo sentiti dei superstiti, poi, tornati a Roma, subito tre contagiati.
In un set del genere è ancor più importante avere attorno degli amici.
Ognuno aveva il proprio ruolo fuori dal set, e sono uscite le reali personalità.
Alla fine vi sopportavate?
In generale, e da sempre, dopo circa otto settimane mi scoccio del set; questa volta no: il fascino del posto, del gruppo e del film erano tali da mutare il mio approccio finale.
Perché?
Non capita tutti i giorni di poter riprendere un duello, le cavalcate, andare io stesso a cavallo.
Per alcuni critici è migliore del primo.
Perché non è un sequel: il primo era la prova generale, questo è ‘il’ film; in realtà due anni fa non sapevo come sarebbe venuto perché nessuno di noi aveva mai girato una pellicola del genere; un film così, in Italia, è come cimentarsi in una regata in solitario quando sei abituato al pattino.
Tradotto.
Il primo film è stata una grande prova, dovevamo assestare i personaggi, capire come organizzare i duelli, se e quanto ci servivano gli stuntman, e poi le cavalcate.
Sono dolori.
Rocco Papaleo, Sergio Rubini e Valerio Mastandrea non sono proprio dei cavallerizzi…
Il peggiore?
Rocco, però quest’anno si è applicato.
Il più timoroso?
Valerio; (ride) il più figo è naturalmente Favino.
Favino perenne perfetto.
Sa fare tutto, anche la sua amatriciana è buona, veramente buona: ne ho mangiati tre piatti; lui, pure quando si cimenta in campi che non gli competono, dimostra un certo talento.
Onnisciente.
Io e Valerio stiamo cercando il suo tallone d’Achille.
Favino ride della sua perfezione?
Si schernisce, sostiene non sia vero, risponde che siamo noi i difettati; ieri eravamo ospiti della trasmissione di Barbarossa (Radio2), e hanno chiesto a Valerio di cimentarsi con i dialetti, e non è bravissimo. Mentre Favino li conosce tutti; (ride) sa anche imitare gli animali: quando fa il cammello pensi di stare in Marocco.
Nel cast c’è l’esordio di Giuliano Sangiorgi.
Nel film sembra l’antesignano di Lucio Dalla; quando è arrivato sul set, ed è andato al trucco, da furbino ha chiesto i capelli, e assomigliava a Manuel Agnelli. Quando l’ho visto è scattata la bocciatura: ‘Eh no, il pubblico ti deve riconoscere’. Così gli ho piazzato un altro parrucchino ed è uscito fuori come Dalla.
Difficile coinvolgerlo?
È bravo, parla in stretto salentino, e fa ridere; (ride) ho rovinato pure Panatta: gli ho piazzato una parrucca, e sostiene di assomigliare a sua zia Evelina. Me l’ha giurata.
Minacce.
Mi ha avvertito: non gioco più a tennis con te.
Costruisce dei personaggi per coinvolgere gli amici?
Con Giuliano e Adriano ci ho pensato, li volevo, in altre situazioni è un caso; (ci pensa) Ubaldo Pantani lo voglio sempre: è divertente e bravo, e mi piacerebbe utilizzarlo di più.
Con meno lavoro e più incertezza, qual è lo stato d’animo degli attori?
In generale sono sempre a rischio depressione: per loro il set è tutto, e non è una questione di denaro, ma di prospettiva. E quando manca, traballano.
Il suo regalo di Natale del cuore.
Quando mio padre mi ha comprato la prima telecamera: pesava tantissimo, ma una volta in spalla mi sentivo già un filmmaker.
A Natale lo vede ‘La vita è meravigliosa’?
Anni fa sì, e tante volte. Adesso il 25 c’è un film bello, divertente, nuovo e in onda su Sky…