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 2020  dicembre 24 Giovedì calendario

Biografia di Teo Luzi

Il governo si compatta sulla nomina del generale Teo Luzi a comandante generale dell’Arma dei carabinieri. È il ministro della Difesa Lorenzo Guerini a portare il suo nome in Consiglio dei ministri e l’accordo è unanime, così come il plauso di tutte le forze politiche, comprese quelle di opposizione che nelle ultime ore sono state consultate – come sempre avviene – e avevano manifestato il gradimento. Ufficiale di grande esperienza, attuale capo di Stato maggiore, Luzi sa bene quanto ardua è la missione che dovrà svolgere a partire dal 16 gennaio, giorno del suo insediamento. «E lo farà nel migliore dei modi – assicurano al Comando – perché conosce perfettamente i meccanismi dell’Arma, sa trattare con la “base” e soprattutto ha svolto numerosi incarichi in prima linea». 
È il generale più giovane ad arrivare al vertice, ma con un bagaglio di esperienza che gli deriva dall’essere stato per la maggior parte della carriera un «operativo». Nel curriculum che viene diramato subito dopo la designazione, «gli incarichi di comando» vengono elencati sottolineando «gli otto anni come Comandante della Compagnia di Roma Centro, dal 1984 al 1992, e i cinque a Palermo dal 2007 al 2012, durante i quali ha contribuito a consolidare il ruolo delle istituzioni pubbliche nella società locale e ha dato un rilevante apporto nella lotta contro la criminalità organizzata mafiosa, sia associativa sia economico-finanziaria». Poi le operazioni: «Nel 2008 ha coordinato l’operazione “Perseo” che ha condotto in carcere, per ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, oltre 100 affiliati a “Cosa nostra”, interrompendo il progetto criminale di ricostituire la “cupola mafiosa” siciliana». 
Chi ha lavorato nella sua squadra lo descrive come una persona «di carattere mite ma solare, che ascolta il personale e cerca sempre di trovare una soluzione. Ha la schiettezza e l’immediatezza nei rapporti tipiche dei romagnoli». 
Tra le doti gli riconoscono soprattutto quella di essere «un grande comunicatore, che affronta i problemi e cerca di risolverli, un ottimo mediatore». E forse sarà questa la caratteristica che dovrà sfruttare per riportare all’interno dell’Arma un clima di serenità dopo le inchieste che negli ultimi anni hanno coinvolto piccoli nuclei di carabinieri – lo stupro delle due studentesse americane a Firenze – ma anche intere stazioni come è successo a Piacenza o a Massa Carrara. E ancora i depistaggi che hanno segnato il caso Cucchi fino alla decisione dell’Arma di costituirsi parte civile al fianco della famiglia di Stefano. Ferite che Luzi dovrà al più presto rimarginare per evitare i contraccolpi già subiti dall’istituzione e dalle migliaia di ufficiali e sottufficiali che fanno ogni giorno il proprio dovere. 
Fino a settembre 2018, prima di diventare capo di Stato Maggiore, aveva guidato la Legione Carabinieri Lombardia in Milano. E in quest’ultimo anno segnato dall’emergenza per la pandemia da Covid-19, è stato lui a gestire logistica e tutela del personale. Ieri, mentre il Consiglio dei ministri era in corso, raccontano che il ministro della Difesa abbia negato con tutti la nomina imminente «per non bruciare un ufficiale di altissimo valore». La prova della volontà di aprire una fase nuova all’interno dell’Arma in un momento in cui la tenuta degli apparati viene ritenuta dal governo «strategica per le situazioni di crisi da affrontare nei prossimi mesi».