Il Sole 24 Ore, 24 dicembre 2020
Fare cassa con le scorie nucleari
Fare cassa con le scorie nucleari. Mentre si cerca una collocazione per costituire un deposito nazionale dove riunire quello che oggi è disperso in una ventina di depositi atomici minori, ci sono Comuni che riempiono il conto corrente municipale con le compensazioni dovute al fatto di subire le scorie delle vecchie centrali nucleari spente, dei reattori dismessi, delle istallazioni piene di materiali radioattivi. Sono in arrivo quasi 30 milioni con cui una settantina di Comuni pagano gli stipendi agli impiegati comunali, finanziano rassegne artistiche, aiutano le famiglie povere, asfaltano le strade, rincalzano le aiole in piazza, rinnovano il dispensario farmaceutico, rinfrescano la biblioteca civica.
Per il bilancio del Comune di Saluggia, 4.100 abitanti nella pianura vercellese, una compensazione nucleare di 4,6 milioni (2,3 milioni relativa al 2018 e 2,27 per il 2019) è una manna. Caorso, 4.700 abitanti a ridosso dell’argine piacentino del Po, dovrà accontentarsi di 1,6 milioni (805mila euro del 2018 e 785mila per il 2019) da quando la Sogin, la Spa pubblica dello smantellamento delle centrali nucleari, ha tolto e mandato al ritrattamento le scorie della grande centrale atomica in dismissione. I 3,6 milioni del 2018 assegnati al Comune di Roma sono un contributo impercettibile in un bilancio di circa 20 miliardi di euro.
I fondi sono assegnati dai ministri del Cipe (il Comitato interministeriale di programmazione economica) che nelle scorse settimane, secondo le quantità di scorie censite dall’ispettorato sulla sicurezza nucleare Isin, hanno approvato le compensazioni nucleari per gli anni 2018 e 2019. Totale ripartito tra una settantina di aventi diritto: 29,59 milioni tra l’annualità 2018 (14.978.103 euro) e il 2019 (14.620.313 euro).
È in testa per quantità di scorie (e di compensazioni) l’area di Saluggia che ha l’impianto Eurex e il deposito nucleare Avogadro con 4,6 milioni per il 2018 e i 4,55 milioni per il 2019, che vanno a tutti i Comuni della zona. Poi ci sono le grandi centrali atomiche di Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza) Latina e Garigliano (Caserta), cui vanno fra i 3 e i 3,5 milioni. Circa 2,2 milioni vanno a Roma per gli impianti Enea della Casaccia, più di 3 milioni per gli impianti Itrec di Rotondella (Matera), 1,7 per le istallazioni europee dell Ccr-Jrc di Ispra (Varese) e 550mila euro per la presenza della Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo (Alessandria).
Commenta Roberto Morassut, sottosegretario al ministero dell’Ambiente che segue con competenza il tema delle scorie atomiche: «Abbiamo lavorato per sbloccare le risorse e, grazie al dialogo avviato con i territori, confido anche che si siano poste le basi per comporre controversie e contenziosi sorte in tema di compensazioni. Resta in campo il tema chiave dell’individuazione del sito per il deposito unico nazionale previsto dalla normativa italiana ed europea, una sfida non più rimandabile. Una sfida di trasparenza di cui questo governo, dopo troppi anni, si farà carico». Questa frase conclusiva è un segnale da cogliere.