Il Sole 24 Ore, 22 dicembre 2020
Nel Kent di treni e tir bloccati un assaggio di Brexit
ASHFORD (KENT)
«Nebbia sulla Manica, il continente è isolato». Pescava a pieni mani nello snobismo e nello humour, tratti tipicamente anglosassoni, un titolo del Times negli Anni 30. Quasi un secolo dopo, la nebbia è sparita dal clima britannico, colpa del surriscaldamento globale; al suo posto, però, c’è il Covid e il continente è ancor più isolato. La Gran Bretagna è oggi tornata quello che è sempre stata per almeno duemila anni: un’isola, separata e irraggiungibile dall’Europa. E il titolo del Times funziona ancora. A dire il vero ieri mattina, a pochi giorni dal Natale più angoscioso di sempre tra Brexit e virus, una nebbiolina piovigginosa gravava su Ashford, a 20 chilometri dalla costa di Dover. La stazione ferroviaria, spropositata per una piccola cittadina di provincia del Kent, ha il pomposo nome di Ashford International perché qui ferma l’Eurostar Londra-Parigi. Quando fu costruito l’Eurotunnel, Ashford fu premiata con una fermata della Tav, una stazione super moderna (e un grosso outlet accanto): la classica cattedrale nel deserto. Gli unici pendolini che circolano, quasi completamente vuoti, finiscono la loro corsa proprio qui; o poco più avanti, a Margate, sulla costa. Più oltre non si va: l’Europa è off-limits. Il tassista nepalese racconta che ancora venerdì sera il traffico merci verso la Francia era tutto intasato di veicoli. Mentre percorre il cavalcavia che scavalla la M20, l’autostrada che collega Londra e Dover, appare un panorama spettrale: non c’è traffico, tutti scomparsi. Il motivo lo si scopre poco più avanti: le rampe di immissione sono chiuse, poliziotti in motocicletta bloccano chiunque tenti di entrare. Domenica sera, dopo l’annuncio shock della Francia di chiudere i porti, il Governo ha diramato la raccomandazione ai “lorries”, i veicoli merci, di non avvicinarsi ai porti marittimi della Manica. E ha fatto chiudere la M20: i poliziotti ammettono solo i freight, i noli, ma a patto che vadano a mettersi in fila lungo la costa. In attesa che, forse, i traghetti ripartano.
Nel Kent vanno in onda le prove generali di Hard Brexit: il paese sta avendo un assaggio di quello che lo attende in caso di uscita senza un accordo. E il sapore è tutt’altro che paragonabile al delizioso Christmas Pudding che le famiglie inglesi mettono sulla tavola a Natale. Con la Brexit, la dimenticabile Ashford è diventata il fulcro del Paese: qui, nell’immediato retroterra dei porti di Dover e Folkestone, il governo ha deciso di costruire un gigantesco interporto per i Tir che sbarcheranno dall’Europa. Nell’immenso cantiere, i lavori fervono, nonostante la pioggia e il fango: «Il parcheggio sarà pronto non prima della fine dell’anno» sogghigna una guardia, anch’essa sfoggiando humour britannico, visto che il 2020 finisce tra 8 giorni. Lì dovranno fermarsi i camion per espletare tutte le formalità della futura dogana. Quello che nessuno dice è che ogni giorno normalmente da Dover sbarcano 6-7 mila veicoli e con la Brexit ci vorranno 15 minuti a veicolo: le merci rischiano di stare ferme ad Ashford per giorni. Il mega parcheggio tir ha anche sollevato le polemiche degli ambientalisti: un’immensa colata di asfalto ricoprirà il Kent, soprannominato il “giardino” dell’Inghilterra. Ma con il Paese bloccato, l’ecologia passa in secondo piano.
In attesa dell’inaugurazione, i tir continuano a sostare nel vecchio Truck Stop, un derelitto parcheggio poco distante dal nuovo: la signora alla guardiola dice che c’è poco movimento. Due camionisti, padre e figlio, stanno partendo: sono ungheresi. In un inglese stentatissimo spiegano che sono costretti a tornare indietro a Maidstone e da lì aspetteranno in autostrada che finisca il blocco: in teoria di sole 48 ore, ma l’incertezza è totale. “Operation Stack”, il piano speciale messo in piedi d’urgenza dal Governo, vuole evitare la congestione del traffico merci; il Paese è da ieri a rischio collasso: il tunnel sotto la Manica è chiuso. La stazione di St.Pancras a Londra, da dove partono gli Eurostar, è deserta: sui tabelloni elettronici la scritta “canceled” compare su tutti i treni internazionali. Sainsbury’s, una delle più grosse catene di supermercati, ha gettato gli inglesi nel panico: gli scaffali rischiano di essere vuoti. Proprio mentre il Governo è in stallo sui negoziati con la Ue. La bomba sganciata da Emmanuel Macron sulla Gran Bretagna rischia però di fare il gioco dei Brexiter duri e puri: con il Regno Unito piombato nell’isolamento, i falchi del No Deal incombono. Di fatto, è come se il Paese fosse già uscito senza un accordo. I tabloid domenica sera titolavano “La Ue mette in quarantena la Gran Bretagna”. Una punizione, insomma. Una hard Brexit ora si diluirebbe nel marasma generale del Covid. E Boris si presenterebbe da vincitore di fronte ai suoi elettori: non si è piegato ai diktat di Bruxelles. Un successo politico il cui costo economico potrebbe essere fatale.