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 2020  dicembre 22 Martedì calendario

Il record di Lovati, sei volte alla Lazio

Roberto Lovati, detto Bob. Un pilastro della storia della Lazio, squadra in cui ha ricoperto ogni ruolo: giocatore – era un portiere -, dirigente a vari livelli, poi allenatore, direttore tecnico, preparatore. Tra gli anni Sessanta e Ottanta, Lovati è stato per sei volte alla guida della Lazio, anche con la qualifica di d.t.. Questo numero (6) gli vale il primato nella speciale classifica degli allenatori che hanno allenato più volte la stessa squadra in diversi periodi. Lovati è stato il vice di Tommaso Maestrelli nella Lazio del primo scudetto, nel 1974; il comandante al timone durante la bufera del primo scandalo scommesse nel 1980. Un uomo bandiera nel senso più profondo. Dietro Lovati, al secondo posto c’è Cesarino Cervellati, una delle figure chiave del Bologna del Novecento. Cervellati, come Lovati, aveva giocato nella sua squadra del cuore e l’aveva poi allenata per cinque volte, tra il 1967 e il 1983. Ogni volta che c’era da salvare la barca rossoblù dal naufragio di una retrocessione, chiamavano Cervellati. Non sempre l’impresa gli riusciva, ma lui era lì, fedele ai colori, alla maglia, alla storia e alla dignità del club. Davide Ballardini ha cominciato la sua quarta esperienza da allenatore del Genoa e questo ennesimo ritorno in Liguria gli vale il terzo posto della graduatoria. «Balla» è in ottima compagnia, assieme a lui – sul gradino più basso del podio – sono assiepati tre monumenti del calcio: Nils Liedholm, Bruno Pesaola e Nereo Rocco. Liedholm deve la posizione alla Roma, che ha allenato in quattro distinti momenti: 1973-1977, 1979-1984, 1987-1989, e poi nel 1997. L’apice nel 1983, con lo scudetto di Pruzzo e Falcao, Bruno Conti e Di Bartolomei. L’addio nel 1997, quando il Barone sostituì Carlos Bianchi, il tecnico argentino che voleva liberarsi di Totti. Bruno Pesaola le sue quattro volte le ha vissute al Napoli, tra il 1962 e il 1983, in quest’ultima occasione come direttore tecnico. Bruno Pesaola scelse di vivere a Napoli e di sé diceva: «Sono un napoletano nato all’estero, in Argentina». E poi Nereo Rocco, l’allenatore che fece grande il Milan negli anni Sessanta. Nella sua prima volta in rossonero vinse la Coppa dei Campioni del 1963, a Wembley, contro il Benfica, la prima in assoluto di un club italiano. Nella sua seconda volta fece il bis, altra Coppa dei Campioni, nel 1969 in finale contro l’Ajax. Più amare e declinanti le due successive fasi milaniste di Rocco, come direttore tecnico. Il Paròn, così lo chiamavano, aveva già problemi di salute e quel Milan si barcamenava alla meno peggio. Da Lovati fino a Rocco, passando per Ballardini, queste sono storie che ci parlano di appartenenza, un valore raro nel calcio di oggi.
(cifre di Franco Valdevies)