Avvenire, 22 dicembre 2020
Dall’Arsenal alla D: la parabola di Arturo Lupoli
Dal prestigio del calcio inglese, dove arrivò come un “golden boy” d’inizio millenio, al quasi anonimato del campionato di serie D. È questa la parabola del bresciano Arturo Lupoli, 33 anni, in forza ai marchigiani del Montegiorgio. Eppure, nel 2004, era approdato all’Arsenal di Wenger dopo essersi messo in evidenza con le giovanili del Parma, vincendo un campionato nazionale Allievi. Con i Gunners esordisce il 27 ottobre di quell’anno, nella vittoriosa trasferta dell’Arsenal sul campo del Manchester City, partita di Carling Cup. Wenger lo schiera titolare, confermando la fiducia in quel diciassettenne italiano. Due settimane dopo, Lupoli ripaga la fiducia del tecnico, siglando una doppietta nella sfida di coppa contro l’Everton. Le sue prime reti da professionista e i titoli dei giornali inglesi il giorno dopo. Per l’esordio in Premier League, l’ex enfant prodige del Parma deve attendere il 25 febbraio 2006, subentrando nei minuti finali a Gilberto Silva nella sfida tra Arsenal e Blackburn. La società londinese decide di mandarlo in prestito al Derby County, in Championship. Lupoli non delude, segnando anche la sua prima tripletta in carriera contro il Wrexham. C’è anche il contributo dell’attaccante italiano nella promozione della squadra dell’East Midlands nel massimo campionato inglese. La stagione seguente per l’ex promessa dell’Arsenal è quella del rientro in Italia, alla Fiorentina. Con i viola firma un quinquennale ma colleziona solo una presenza in Coppa Italia. È l’inizio della fase discendente della sua carriera che parte dal prestito al Treviso (serie B), il ritorno Oltremanica, al Norwich City e quindi allo Sheffield United. Lupoli non riesce più a convincere. Dopo le tappe ad Ascoli (2009), Grosseto e Varese, approda all’Honved, nobile decaduta del calcio magiaro, allenata da Marco Rossi. Ed ancora, Frosinone e Pisa, con Gattuso in panchina. I toscani lo cedono in prestito al Catania. Anche ai piedi dell’Etna, Lupoli non convince. Fa bene con la Fermana ma il treno è ormai passato. Resta l’approdo al Montegiorgio dopo una stazione di transito con la Virtus Verona. Un girovago del calcio che ad inizio carriera ha guadagnato tanto ma che ha sempre avuto «la voglia di dimostrare e fare qualcosa di positivo», come ha spiegato a Pianeta Serie B. Ad ogni tappa ha pagato a caro prezzo, da un punto di vista psicologico, le grandissime attese del suo folgorante inizio di carriera. Così, la doppietta contro l’Everton, utile ad incrementare le entrate economiche, gli ha anche portato aspettative esagerate. Lupoli si sta già preparando al secondo tempo della sua esistenza calcistica, conseguendo il patentino Uefa B per allenare. Giocherà ancora per altri due o tre anni. Il mancino tutto fantasia, incontenibile a Parma, convincente con l’Arsenal e il Derby County, non ha più ritrovato l’andamento giusto per una carriera che si era preannunciata di tutt’altro livello. Si trova bene con il suo nuovo tecnico, Eddy Mengo. L’ex golden boy dei Gunners, marito e papà, ha trovato il suo centro di gravità permanente, cogliendo dal calcio l’aspetto legato al divertimento. Come l’ex goleador di un racconto di Osvaldo Soriano che rievocava i gol che uno si perde nella vita.