ItaliaOggi, 22 dicembre 2020
Periscopio
La forza del governo Conte sta nella sua debolezza. L’unico collante che lo tiene assieme è arrivare in qualche modo insieme all’elezione del capo dello Stato della primavera 2022. Il potere non indietreggia mai se non in presenza (diceva il leader afroamericano Malcom X) di un potere più forte di lui. Alessandro Sallusti. il Giornale.
La possibilità di spendere soldi per le proprie clientele stando in parlamento sovra rappresentati e con l’opportunità di eleggere il presidente della repubblica ha convinto i 5Stelle a ingoiare con grande disinvoltura persino il rospo del Mes, da loro sempre considerato indigeribile. Marcello Pera, ex presidente del Senato (Maurizio Caversan). LaVerità.
Un centrodestra compatto e capace di avanzare una proposta politica chiara, coerente e responsabile avrebbe un impatto devastante sulla marmellata della attuale situazione politica italiana. Si prenderebbe tutto, e anche subito. Senonché, appunto, quel tipo di centrodestra esiste solo nelle ipotesi degli addetti ai lavori. Nel mondo reale non ha la minima possibilità di nascere né oggi né, probabilmente, domani. Giovanni Orsina, direttore della School of Government della Università Luiss di Roma (Fausto Cariati). Libero.
Il Mundial dell’82, quello di Paolo Rossi, chiudeva gli anni di piombo, l’odio e il terrorismo e riaffiorarono nelle piazze le bandiere tricolori. Nei decenni precedenti a sventolare le bandiere erano rimasti solo i missini. E il tricolore, anziché essere simbolo di unione, era, al contrario, segno di divisione, suscitava odio e disprezzo. Con quel Mondiale invece la bandiera tornò ad avere cittadinanza e, piano piano, tutte le forze politiche, anche le più refrattarie, tornarono a usare il tricolore e non solo il rosso. Marcello Veneziani. LaVerità.
«Guardi che io ogni volta me la faccio sotto». «Non ci credo. Tredici vittorie su tredici finali a Parigi. Non è mai successo: nella storia del tennis, nella storia dello sport. Come è potuto accadere?». «Non lo so neppure io. Se è successo a me, può succedere a un altro. Io sono una persona normale. Con le mie incertezze, le mie paure». Rafael Nadal, campione di tennis (Aldo Cazzullo). Corsera.
Quando Mina andava in televisione, la Rai trasmetteva sceneggiati di grandi romanzi e portava il teatro a casa degli italiani grazie anche ad artisti che facevano tutto: cantavano, recitavano, ballavano. Oggi un musicista che sia anche ballerino lo giudichiamo male, pensiamo sia becero e ridicolo, un allievo di un programma scadente. E invece quella versatilità è puramente artistica. Emma Marrone, X Factor (Simonetta Sciandivasci). il Foglio.
Mio padre non andò in Argentina per lavoro, per non finire nei campi di sterminio nazisti. Nel 1938, all’avvento delle leggi razziali, mio nonno Enzo, avvocato antifascista di Modena, gli ordinò di rifugiarsi in Africa orientale. Quando le persecuzioni antisemite arrivarono anche nelle colonie, papà fuggì in Sudafrica. Siccome il Paese faceva parte del Commonwealth, alla dichiarazione di guerra contro l’Inghilterra scappò in Sudamerica, dove lo raggiunse tutta la famiglia. Ricardo Franco Levi, presidente degli editori di libri (Aie). (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Nei miei libri descrivo il funzionamento del cervello con espressioni che ricordano i dipinti di Kandinsky: tempeste elettriche, aree che si colorano e si scolorano, miliardi di connessioni, neuroni accesi. Il cervello è una macchina straordinaria e quel che più mi affascina è che c’è ancora molto da scoprire. Io sono figlio e nipote di medici, mio nonno viveva in un paesino della Sicilia e vendette i terreni per fondare una clinica. Papà era medico condotto, io mi alzavo alle sei per seguirlo nelle visite che faceva ai suoi malati. Non voglio dilungarmi nella retorica del «medico che guarisce», voglio insistere sulla meraviglia dell’equilibrio che mantiene in vita un cervello: quello è il vero miracolo. Giulio Maira, neurochirurgo (Roberta Scorranese). Corsera.
Maurizio Milani, in un mondo ordinato, sarebbe un comico popolare, ogni sera in tivù, altro che i battutisti che presentano Striscia la notizia o i predicozzi di Maurizio Crozza o le chiassate del vignettista Vauro nei talk show. Ma da noi no; da noi l’umorismo, quando c’è, e lo sa Dio che c’è, è involontario, tipo i pieni poteri (nel paese del Principe di Machiavelli) a Giuseppe Conte. Surreale, impassibile, comico senza strafacimenti da clown, mai Milani cercherebbe l’effetto comico con una pallina rossa sul naso né salirebbe sul pulpito a dare lezioni di buona condotta politica (votare a sinistra, dare del fascista a Trump, inneggiare a Greta Thunberg). Lui, Milani, se proprio deve, preferisce gli scacchi: Bobby Fisher, dopo una partita, «volle conoscermi», racconta. «Disse: “Non mi è mai capitato di dare scacco matto in una mossa. Ma come ha fatto?”. “Non so nemmeno io”. Fischer: “Lei può vantare d’essere il peggior giocatore di scacchi al mondo”. Io: “Nemmeno gli zulù?”. Fischer: “Nemmeno, loro almeno qualche mossa resistono”». Diego Gabutti. Informazione Corretta.
Non esiste la categoria scrittore italiano. Un tempo (penso alla critica giornalistica degli anni 60, 70 e anche 80) si diceva che mentre lo scrittore americano scopava, beveva, viveva, quello italiano era un letterato, chiuso nella sua stanza, e che aveva anche una moglie brutta. Ma non era vero allora (la nostra letteratura è piena di irregolari e di eccentrici) e tanto meno oggi. È vero, però, che esiste una antropologia dello scrittore contemporaneo: fatta di insicurezze, ansie, ossessioni. Antonio Franchini, editor (Luigi Mascheroni). il Giornale.
La parola monumento significa ricordo, monito per le future generazioni: il ferro, per non arrugginire, richiede una manutenzione costante. Alla stesso modo dobbiamo avere cura della nostra memoria. Gianni Biondillo, scrittore e architetto (Silvia Calvi). Corsera.
Non ce la faccio a stare dietro al ritmo della velocità crescente e alla quantità di cose che sforna la comunicazione letteraria. Mi appare sempre più difficile interrogare i linguaggi del passato e quelli che percorrono il presente, dal momento che l’inquinamento acustico e informativo ha toccato vette parossistiche. Una società che non sa concepire o dare un limite a questo sviluppo, una società che anzi ostenta il moltiplicarsi infinito dei messaggi è destinata a non riconoscersi più in quello che fa. Giulio Ferroni, critico letterario (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Chi fa dello spirito a letto non merita di fare altro. Roberto Gervaso.