La Stampa, 21 dicembre 2020
L’iceberg impazzito punta l’isola dei pinguini
Il paradiso dei pinguini nelle gelide acque dell’Atlantico meridionale rischia di essere spazzato via da un iceberg grande poco più dell’isola di Mallorca e poco meno del Molise. Quando si è staccato nel luglio del 2017 dall’Antartide l’A68a misurava 4.200 km quadrati ed era considerato il più grande iceberg del mondo secondo il Nacional Ice Center americano. In due anni ha perso per strada tre pezzi per un totale di 500 chilometri quadrati, ma è riuscito a muoversi per più di duemila chilometri, arrivando al largo dell’Isola Georgia del Sud, possedimento britannico considerato uno dei santuari mondiali dei pinguini.
La South Georgia è una formazione rocciosa abitata da appena 16 militari e geografi ma che ospita sette milioni di pinguini «Macaroni» e quasi mezzo milione di pinguini reali, che si spostano fin lì per allevare i cuccioli. Un «asilo» gigantesco dei simpatici animali; durante l’estate australe, da dicembre a febbraio, decine di migliaia di turisti sbarcano a Grytviken per assistere ad uno spettacolo unico al mondo. Oggi l’isola è a rischio di collisione con il gigantesco iceberg.
Ad inizio novembre i radar della Raf, la marina reale britannica, hanno individuato l’A68a a 500 chilometri dall’isola, venerdì scorso era a meno di 50 chilometri. Gli iceberg si formano a causa della rottura dei ghiacciai antartici, una conseguenza diretta dei cambiamenti climatici, che hanno segnato un innalzamento di 10 gradi negli ultimi 40 anni della temperatura al Polo Sud.
L’A68a è un iceberg molto particolare, la sua rotta da due anni e mezzo a questa parte è stata imprevedibile ed ha fatto disperare Klaus Strübing, dell’International Ice Charting Group. «Per settimane - ha spiegato Strübing alla Bbc – è stato fermo, poi ha iniziato a muoversi ad una velocità considerevole, alternando linee di navigazione rette a giri circolari su se stesso. Ogni volta che ne studiavamo la rotta, ci sorprendeva con cambiamenti repentini obbligandoci a cambiare tutti i calcoli». Impossibile, quindi, sapere con precisione cosa succederà adesso. Secondo Strübing nel punto dove si trova attualmente i fondali marini sono bassi, meno di 100 metri; la speranza è che si areni prima di entrare in contatto con l’isola o, non è da escludere, che possa cambiare rotta, in un ultimo guizzo, a causa delle correnti oceaniche.
La gravità dell’impatto, se ci sarà, dipenderà dalla forza delle correnti e dei venti, ma è logico prevedere che l’intero ecosistema ne soffrirà le conseguenze. Oltre ai pinguini sull’isola ci sono migliaia di foche e di leoni marini oltre ad uccelli unici, come gli albatros giganti, che possono avere un’apertura alare di oltre tre metri.
La sperduta South Georgia ha una storia avvincente. Il primo a circumnavigarla è stato James Cook nel 1775 e da allora è sempre stata nell’orbita britannica tranne la parentesi di 22 giorni, dal 3 al 25 aprile 1982, quando fu occupata dagli argentini nell’ambito della guerra delle Falklands - Malvinas. A guidare le truppe mandate da Buenos Aires c’era il capitano di corvetta Alfredo Astiz, l’angelo della morte della dittatura, responsabile della scomparsa di decine di desaparecidos. Dopo la guerra la South Georgia e le isola Sandwich ottennero maggior autonomia rispetto alle Falklands e Londra decise di installare una base militare permanente che oggi serve da punto d’appoggio per le spedizioni scientifiche nella regione. Gli abitanti stabili sono meno di una ventina, che raddoppiano in estate a causa dei ricercatori e del flusso delle navi di turisti in cerca dei pinguini. Un viaggio di 20 giorni tra le Faklands, l’Antartide e la South Georgia costa intorno ai 14.000 euro, a cui si deve aggiungere il volo fino alla Terra del fuoco.
L’isola è in prevalenza montuosa, il picco più alto è il Mount Paget a 2.943 metri, i geologi temono che ci possano essere degli smottamenti a causa della collisione. Nella baia di Grytviken, cinque case e una piccola chiesa luterana bianca battuta costantemente dal vento, hanno preparato un piano di evacuazione in vista dell’arrivo del gigantesco iceberg. A non potersene andare facilmente sono invece i cuccioli dei pinguini, che dovranno adattarsi alla nuova situazione.