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 2020  dicembre 20 Domenica calendario

I 100 anni di Chanel N. 5

Nessuna retorica neppure per l’olfatto. Nessuna visione leziosa. Neppure il limite, dettato dalla consuetudine, di usare un solo tipo di fiore. Una suggestione nuova, capace di raccontare la moderna idea di femminilità su cui basava le sue creazioni. Insomma, «Un profumo di donna, con l’odore di donna». Così Coco Chanel definì la fragranza che voleva creare al profumiere Ernest Beaux. Quell’indicazione si tradusse in N. 5, bouquet di fiori e aldeidi, composto da più di 80 elementi, riconosciuto come icona Chanel, ma, andando ben oltre, divenuto vero e proprio simbolo di femminilità, perfino di seduzione. Era il 1921. Il prossimo anno, dunque, il profumo compirà 100 anni. Il 10 gennaio, peraltro, sarà il cinquantesimo anniversario della morte di Coco, avvenuta nel 1971, dopo molti successi, e soprattutto rivoluzioni apportate al guardaroba, certo, ma soprattutto, passando attraverso di esso, all’immagine femminile.
L’EVOLUZIONE
Coco, di fatto, pensa a se stessa quando crea. Immagina capi per una donna dinamica, moderna, con una vita piena – anche di impegni – che non può farsi imprigionare da abiti scomodi, ma deve sentirsi a suo agio in ogni situazione – «Il lusso deve essere comodo, altrimenti non è lusso», afferma – ma sempre elegante. Di più, indimenticabile, in grado di colpire tutti i sensi, anche l’olfatto appunto: il profumo, per Coco, è un accessorio, «quello che preannuncia il tuo arrivo e prolunga la tua partenza». E un atto invisibile di seduzione: «Una donna dovrebbe indossare il proprio profumo ovunque le piace essere baciata». A questa suggestione sensuale darà poi corpo Marilyn Monroe, che, intervistata da Life, nel 1952, sul suo abbigliamento per andare a dormire, risponderà: «Solo due gocce di Chanel N.5». Dopo di lei, molte altre bellezze note – e non solo – si affideranno all’iconico profumo come garanzia di fascino. E, più in generale, alla griffe.
Libera dai canoni tradizionali della moda, decisa a sovvertire lo sguardo sulle donne e delle donne, Coco Chanel ha imposto la sua visione di eleganza, facendone un modello da seguire. Non una mera tendenza di moda, ma, come amava dire, uno stile, decisamente più solido e capace, come si è visto, di attraversare i decenni. Una presa di posizione netta, frutto anche delle tante esperienze di vita. Gabrielle Bonheur Chanel – questo il vero nome – nasce il 19 agosto 1883 a Saumur, figlia di un venditore ambulante. La madre muore quando Coco è una ragazzina e i figli vengono separati: i maschi vengono mandati in una fattoria, le bimbe in orfanotrofio. Qui Coco inizia a maturare l’amore per uno stile sobrio, ridotto all’essenza e per il colore nero. Sarà lei a renderlo fashion: «Quando troverò un colore più scuro del nero, lo indosserò. Ma fino a quel momento, io mi vestirò di nero», dirà. Dall’orfanotrofio viene mandata presso una scuola di arti domestiche a Notre Dame, dove affina l’abilità nel cucito, e comincia a lavorare presso una boutique. Coco è decisa a riscrivere la sua storia. Inizia a farlo proprio qui. Tra i tanti ufficiali che la corteggiano, si fa affascinare da Étienne Balsan, figlio di imprenditori tessili. Si trasferisce nel suo castello a Royallieu, dove questi vive con l’amante Emilienne D’Alencon.
La situazione apparentemente complessa si rivela decisamente fortunata per Coco. Étienne le insegna ad amare le corse – Coco renderà poi i pantaloni un must, seducendo anche star come Marlene Dietrich – e le consente di avere il primo laboratorio di cappelli. A indossare, per prima, una delle sue creazioni è proprio Emilienne. Non solo. Qui, Coco incontra il grande amore, Boy Capel, che la sostiene nel suo sogno di aprire una – e più – boutique. Il resto è storia. Ed è fashion. Coco Chanel ama sperimentare. Apprezza il rigore dei molti artisti che conosce, da Morand a Picasso, e ne fa regola di stile. A partire dal 1913 lancia, nell’abbigliamento femminile, il jersey e lo stile navy, la lunghezza delle gonne sotto il ginocchio.

IL GUSTO
Negli anni Cinquanta conquista con il tweed, con l’iconica borsa matelassé con catenella di metallo, con il tailleur bordato e la scarpa bicolore, beige ma con punta nera. Nel mezzo, il gusto per le camelie, le perle e per il cinema, che, firmando pure costumi, usa per diffondere il suo stile. Senza trascurare le pagine della guerra con le loro molte ombre. Chanel si spegne il 10 gennaio 1971 a Parigi. Indossa uno dei suoi tailleur. Poco prima di chiudere gli occhi dice: «È così che si muore». La sua ultima lezione di stile. O forse no. La lezione è ancora oggi nelle creazioni eternamente attuali. «Che la mia leggenda faccia il suo corso – aveva detto – le auguro felice e lunga vita».