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 2020  dicembre 20 Domenica calendario

A Londra una mostra sulla storia della borsa

Le borse hanno una doppia vita. Sono un accessorio al tempo stesso estremamente pubblico e estremamente privato. L’esterno è visibile a tutti e racconta in modo immediato i gusti, la personalità, il modo di vivere e anche il conto in banca di chi la sceglie. Non a caso la borsa è stata elevata a status symbol e oggetto del desiderio.
L’interno della borsa invece è un mistero. Cela tutti i segreti e conserva gelosamente i contenuti, mantenendo intatta la privacy di chi la porta. Impossibile immaginare se nasconde ordine o caos, se contiene un portafoglio o una lettera d’amore.
La Regina Elisabetta II, ad esempio, ha la sua seria, rigida, immancabile sempre borsa parcheggiata sull’avambraccio, ma è impossibile sapere cosa contiene. Margaret Thatcher era celebre per la borsa che brandiva come un’arma e che chiamava «il mio scettro», ma possiamo solo indovinare cosa l’ex premier britannica ci mettesse dentro.
Sia la borsa originale, in finto coccodrillo, della Thatcher che quella in pelle nera della Regina si trovano nella grande mostra Bags: Inside Out (sponsorizzata da Mulberry) al Victoria & Albert Museum di Londra. La mostra, la cui apertura era stata già rinviata due volte a causa del lockdown, è stata costretta a chiudere pochi giorni dopo avere aperto i battenti a causa delle misure restrittive appena imposte dal Governo britannico.
Come a sottolineare quanto le borse possano rivelare la personalità di chi le porta, nella stessa teca c’è n’è un ben diversa da quella della Regina: di forma inusuale, di seta verde con un manico di pelle dorata. Originale, divertente, estroversa: era stata creata da Paloma Picasso per la principessa Margaret, la sorella bonne vivante di Elisabetta II. 
Sono tre delle oltre 300 borse che Lucia Savi, storica della moda italiana e curator della mostra, ha selezionato dopo due anni di ricerche tra collezioni private e il vasto archivio del V&A. 
La Savi è affascinata dalla storia secolare delle borse e dal ruolo delle borse nella storia. La mostra attraversa mezzo millennio, partendo dal 16esimo secolo per arrivare a oggi e illustra e riflette tutti gli aspetti di questo accessorio così utile e multiforme, eclettico e divertente, indispensabile e prezioso.
Ci sono minuscole borse da sera che, come un gioiello, sono puramente decorative, e ci sono borse capienti create per essere utili. È un accessorio che può anche salvare la vita: un’elegante borsa di pelle nera dei primi anni Quaranta all’interno ha uno scomparto speciale per la maschera a gas, essenziale a Londra durante la Seconda guerra mondiale.
La sezione centrale dedicata agli «accessori culto» è il trionfo della borsa come immagine e simbolo. La Kelly di Hermès dedicata a Grace Kelly, la Jackie di Gucci ispirata a Jacqueline Kennedy Onassis e la Birkin originale di Hermès. E ancora la Lady Dior dedicata a Lady Diana, la baguette viola di Fendi resa celebre da Sarah Jessica Parker in Sex and the City 
Ci sono le borse super-esclusive, come «Entomologia» con insetti, creata da Damien Hirst per Prada in soli venti esemplari nel 2013 o l’edizione limitata della classica Chanel 2.55 creata di Karl Lagerfeld del 2015 con la scritta «Femminista ma femminile».
I messaggi delle borse, impliciti o palesi, sono diventati più importanti. Oggi una tote di tela riciclata rivela la persona che la porta tanto quanto una borsa di lusso. Una sezione della mostra è dedicata alle borse ecologiche, come lo zainetto di Stella McCartney fatto con rifiuti di plastica riciclati recuperati nell’oceano e una borsa fatta con pelle vegana creata in laboratorio. 
La mostra può anche essere vista come un antidoto alla clausura imposta dalla pandemia. «Prendere una borsa vuol dire che si può di nuovo uscire e questo ora sembra un grande evento», spiega Savi. Quest’indispensabile accessorio diventa un simbolo dell’auspicato e finora rinviato ritorno alla normalità.