Il Sole 24 Ore, 20 dicembre 2020
Tutti i colori della Regina Elisabetta
Dicono che la moda c’entri poco. Dicono che sia piuttosto una questione di sicurezza nazionale: i colori forti, visibili anche da lontano, aiutano a tenerla d’occhio nelle uscite pubbliche. Ma dicono anche molte altre cose sulla Regina Elisabetta II, così tante che ognuno può scegliere la propria versione preferita, che si parli della sua storia o del suo armadio.
Quanti scheletri nasconda lì dentro nessuno lo sa; quanti abiti neppure. Però qualcosa sui suoi outfit si può scoprire nel libro The Queen – Diario a colori della regina Elisabetta, di Sali Hughes, giornalista del «Guardian» che ha scelto di raccontare la storia della regina attraverso i suoi cappellini, i suoi twin set e i colori dei suoi vestiti.
Si scopre così che quando Elisabetta II è in visita ufficiale in un altro Paese non indossa mai colori che richiamino una bandiera, per mostrarsi neutrale e rispettosa nei confronti di tutti. La scelta dei colori non è, quindi, casuale e può avere delle conseguenze perfino sulle collezioni di moda a basso costo: «Nel 2016 – racconta Hughes – durante le celebrazioni per il suo novantesimo compleanno, l’abito verde evidenziatore indossato per la tradizionale parata in suo onore ha reso virale l’hashtag#NeonAt90 e ha fatto impennare del 137% le vendite di abiti e accessori fluo».
Quel verde così acceso serviva alla security per tenerla sotto controllo anche a distanza durante la parata, ma a dettare le regole sul dress code regale non è solo l’evento in sé: molto dipende anche dalla location. «La regina ama tutte le sfumature del verde – svela la giornalista – ma non si presenterà mai a un evento sull’erba, come una corsa o un ricevimento all’aperto, in verde».
Un altro dei suoi colori preferiti è il viola, associato da secoli alla monarchia. Elisabetta I, nel 1600, vietò di indossare questo colore (e anche il porpora) a chiunque non appartenesse ai ranghi più elevati della famiglia reale. Tre secoli dopo, la nuova regina ha diversi abiti viola e lilla nel suo armadio, come quello indossato nel 1986 durante la sua prima visita in Cina o quello scelto per l’inaugurazione del Millennium Bridge sul Tamigi nel 2000.
A decidere cosa indossare non è mai da sola, anche se la sua sarta ufficiale da oltre 25 anni, Angela Kelly, ama restare dietro le quinte a custodire i segreti dell’armadio. Kelly – che era la governante dell’ambasciatore inglese in Germania – fu inizialmente assunta dalla regina come sua guardarobiera personale. In pochi anni è diventata la sua stilista, oltre che la custode dei suoi abiti, dei suoi accessori e dei suoi segreti. Solo Angela Kelly e pochi altri sanno con certezza cosa contengano, per esempio, le borsette che Elisabetta abbina alla perfezione con i suoi vestiti. Qualcosa, però, è trapelato: «Si mormora – scrive Hughes – che il contenuto della borsetta di sua maestà sia il seguente: una piccola fotocamera, foto di famiglia, cipria e rossetto, gancio a ventosa per appendere la borsa al tavolo, una banconota stirata e piegata riservata alle offerte in chiesa, parole crociate per i tempi morti, mentine, occhiali da lettura, penna stilografica, un piccolo portatrucchi in argento regalatole dal principe Filippo poco dopo il loro matrimonio, un cellulare per chiamare i nipoti». Difficile scoprire se sia tutto vero. Quello che però si sa con certezza sulla sua borsetta è che il modo in cui la tiene è un “codice” usato per segnalare al suo staff se il dignitario al suo fianco la stia annoiando o meno.
Sempre a proposito di borsette, il modello Traviata è uno dei preferiti dalla sovrana: ne ha circa 200, dal costo stimato di 1.500 sterline l’una, e si rifornisce dal 1968 da Launer. Al di là di questa passione, però, la regina è sempre stata attenta agli acquisti: «Deve dare l’impressione di una relativa parsimonia – spiega la giornalista del Guardian -, di rispetto verso i sudditi, di modestia e di buon senso, e aderire sempre, fintanto che è in carica, a questi principi». Gli abiti, quindi, vengono indossati più volte, a intervalli di tempo programmati. I cappelli devono fare la loro apparizione in pubblico almeno dieci volte prima di essere mandati in pensione, e le scarpe vengono di tanto in tanto risuolate. Persino il suo abito da sposa fu comprato con le tessere del razionamento: si narra che quando lo stilista prescelto superò la quota destinata alla stoffa, da ogni parte del Regno Unito le promesse spose inviarono le tessere avanzate. Si narra anche che la regina le restituì tutte, perché mettersi a scambiare le tessere in quel modo non era propriamente legale.
Quel che si racconta non sempre è quello che è successo realmente, ma è quello che è necessario a costruire un mito capace di dare un senso, ancora oggi, alla monarchia e di alimentarne il fascino. Basti pensare al successo della serie tv The Crown che negli ultimi anni ha riacceso i riflettori sulla famiglia reale, anche se pare che la quarta stagione non sia affatto piaciuta ai Windsor. In particolare, Elisabetta non sarebbe stata contenta di come viene raccontato il suo rapporto con lady Diana Spencer, altra grande icona di stile british. E chissà che nella scelta dei colori vistosi indossati dalla regina in quegli anni non abbia influito anche il bisogno di attirare su di sé tutte le attenzioni per sottrarle alla principessa più amata dagli inglesi. Anche questo, come molti altri, resterà un segreto custodito negli armadi regali.