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 2020  dicembre 20 Domenica calendario

Vaccini, Lla sfida che l’Europa non può perdere

L’Unione Europea è alla vigilia di una sfida epocale: vaccinare contro il Covid 19 centinaia di milioni di persone nell’arco di 6-7 mesi. La posta in palio non potrebbe essere più alta perché se riusciremo nell’impresa l’infezione del coronavirus verrà contenuta, la ricostruzione economica potrà accelerare nei singoli Stati e l’Europa ne uscirà rafforzata nella sua strategica dimensione comunitaria. In caso contrario, il domino di conseguenze negative – dalla salute all’economia – avrebbe un impatto devastante su tutti.Per comprendere le reali dimensioni di quanto sta per avvenire in Italia ed in Europa bisogna partire dai dettagli. Entro il 22 dicembre l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) darà luce verde al primo vaccino anti Covid – l’americano Pfizer – ed entro le 48 ore seguenti i camion contenenti i primi milioni di fiale usciranno dai depositi in Belgio per raggiungere ogni Paese dell’Ue – Italia inclusa – dove il 27 dicembre inizieranno le vaccinazioni di operatori sanitari e categorie “fragili” (nel nostro Paese chi si trova nelle Rsa). Se questo sarà il primo passo, l’obiettivo condiviso dai ministri della Salute Ue – assieme alla Commissione presieduta da Ursula von der Leyen – è di accelerare le vaccinazioni a partire da metà gennaio per arrivare a proteggere centinaia di milioni di cittadini europei entro maggio-giugno. Mentre analoghe operazioni avverranno altrove nel mondo, dagli Stati Uniti all’Oceania. Mai nulla di simile è stato tentato.  e campagne di vaccinazioni del passato avvenivano a ritmi assai più lenti, in zone geografiche circoscritte, con obiettivi scientifici più di lungo termine. L’entità della sfida in corso si spiega invece con il fatto che è la risposta alla pandemia globale: come il Covid-19 ha aggredito il Pianeta all’inizio del 2020, un anno dopo il Pianeta va al contrattacco con la prima vera arma di cui dispone per aggredirlo, il vaccino. O meglio, i vaccini: perché oltre il Pfizer sappiamo che è in arrivo – già autorizzato negli Usa – quello di Moderna, mentre aspettiamo l’Astrozeneca – a cui l’Italia partecipa – e ve ne sono almeno altri 150 in arrivo. Senza contare quelli russi e cinesi che hanno già debuttato nei rispettivi Paesi ma con standard sanitari assai diversi da quelli occidentali.
Restando all’Europa, l’imponente controffensiva che sta per iniziare evoca una campagna di liberazione continentale ma è costellata da molte incertezze dovute al fatto che si tratta di un’operazione senza precedenti.
Innanzitutto la logistica: servono migliaia di persone, dottori, infermieri, addetti ai trasporti ed alla conservazione a temperature molto rigide come anche tecnici hi-tech, gestori di liste, indirizzi e nomi per monitorare i vaccinati, le loro reazioni, e seguirli in vista dei necessari richiami. Che potrebbero essere uno o anche due a testa, almeno una volta l’anno. Poi bisognerà valutare la capacità dei vaccini di ridurre la circolazione dell’infezione – favorendo un’immunità di gregge – o di limitarne i danni, ad esempio proteggendo da malattie come la polmonite. E ancora: tutto ciò per avere successo ha bisogno di un quorum di contagi quotidiani il più basso possibile ovvero attorno ai 5.000-6.000 che consentono il tracciamento. Al momento in Italia ne abbiamo circa 17 mila, in Francia e Gran Bretagna circa 10 mila, in Germania oltre 30 mila. C’è dunque un’urgenza impellente di far scendere i contagi per rendere più efficace la controffensiva contro il Covid-19. Come avviene in zona di combattimento: è più facile avanzare se il fuoco nemico viene ridotto al minimo. Altrimenti i rischi aumentano e il momento tattico favorevole rischia di andare perduto. Da qui l’urgenza del lockdown in Germania, delle rigide restrizioni varate in più Paesi europei ed anche delle misure adottate in Italia che ci obbligano ad un periodo di festività di fine anno con le attività sociali, gli eventi religiosi e le occasioni famigliari ridotte al minimo. Ognuno di noi chiamato a rinunciare ad un momento della tradizione o ad un invito di famiglia deve essere consapevole di quanto sta avvenendo: siamo tasselli del mosaico europeo – e globale – dell’aggressione ad un virus che ha già ucciso almeno 1,7 milioni di esseri umani e ne ha contagiati oltre 75,5 milioni. Più saremo uniti, disciplinati e compatti più alta sarà la possibilità di sorprenderlo, aggredirlo e metterlo – per la prima volta – in ritirata. Laboratori, scienziati e ricercatori con una formidabile corsa contro il tempo hanno consegnato il vaccino – e un recente studio ad hoc di Harvard sottolinea il valore di questa maratona del sapere – e in ogni singolo Stato una moltitudine di persone sono all’opera per creare, gestire e controllare la somministrazione. Ma in ultima istanza il successo dell’intera operazione anti virus dipende da ognuno di noi. Come dopo l’11 settembre 2001 abbiamo imparato che la collaborazione dei civili con la sicurezza è vitale per la protezione collettiva dal terrorismo, così oggi la difesa dal virus ha bisogno della responsabilità personale di ogni cittadino.
Perché la sicurezza di tutti sarà garantita solo quando nessuno sarà più contagiato. Sotto questo punto di vista la reazione al Covid-19 può rigenerare l’idea di globalizzazione, vestendola di una dimensione umana, perché c’è l’opportunità di convergere su un’agenda comune per risolvere problemi con dimensioni planetarie che nessuno – governo, Stato o alleanza che sia – può nemmeno immaginare di risolvere da solo. Ciò significa che il tallone d’Achille dell’attacco al virus in Europa è quella percentuale di cittadini che – seppur minima, secondo le stime di Bruxelles – è contraria al vaccino perché lo teme, vi si oppone o non si fida per qualsivoglia ragione. Tali obiezioni vanno prese sul serio, ascoltate ed affrontate perché nessuno può essere lasciato indietro. Il compito della campagna anti Covid 19 sarà dunque anche di rispondere a dubbi, perplessità ed incertezze – ricorrendo anche ai testimonial fra i vaccinati – al fine di fare leva sulla forza della ragione per ridurre davvero al minimo chi si prepara a rifiutare o rinviare l’appuntamento col vaccino.
Quando il virus proveniente di Wuhan ha aggredito a sorpresa il nostro Paese – lo scorso marzo – nessuno di noi conosceva il nemico ma otto mesi e 68 mila vittime dopo siamo diventati una delle trincee che ha pagato il prezzo più alto. Adesso abbiamo la possibilità di contribuire a sconfiggerlo. Non possiamo sbagliare perché è in gioco la nostra sicurezza.Di italiani, europei e cittadini del mondo.