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 2020  dicembre 20 Domenica calendario

Polvere di asteroidi

Nei primi giorni di dicembre una piccola capsula liberata dalla sonda giapponese Hayuabusa-2 è scesa dallo spazio nel deserto australiano con sigillati all’interno cento milligrammi di polveri raccolte sull’asteroide Ryugu. Alla fine di ottobre la sonda Osiris-Rex della Nasa, dopo avere recuperato oltre 60 grammi di materiale dalla superficie di un altro asteroide, Bennu, ha iniziato il viaggio di ritorno per portarli sulla Terra. Arriveranno nel 2023. Così, per la prima volta, gli scienziati potranno esaminare in laboratorio i campioni dei due piccoli mondi rimasti inviolati dalla nascita del sistema solare, 4,6 miliardi di anni fa. Asteroidi e comete sono i reperti archeologici delle nostre origini e per questo è prezioso studiarli. I giapponesi avevano tentato un’operazione analoga nel 2010 per collaudare le tecnologie riuscendo a intrappolare meno di un milligrammo di materiale. Ben diverse sono quindi le possibilità che si aprono ora affrontando indagini prima impossibili.

Di certo non le poteva immaginare Giuseppe Piazzi quando, per caso, il 1° gennaio 1801, 220 anni fa, scoprì il primo asteroide della storia. Altrettanto casualmente si era occupato di astronomia. Piazzi era un religioso dell’ordine dei Teatini capace di protestare persino con il Papa perché gli intercettava le lettere che inviava a scienziati stranieri. Nato a Ponte in Valtellina, dopo varie peregrinazioni si trasferì a Palermo chiamato dal viceré Tomaso d’Aquino, principe di Caramanico, per insegnare prima Matematica all’Accademia degli Studi e poi Astronomia, tema di particolare interesse del governo borbonico.
Piazzi estese le sue competenze compiendo soggiorni di studio in Francia e in Inghilterra, soprattutto per acquisire uno degli strumenti più avanzati dell’epoca, il cerchio verticale di Ramsden, da collocare nel nascente osservatorio palermitano allestito nella torre saracena di Santa Ninfa nel Castello Reale. Non poche difficoltà gli pose il governo di Sua Maestà, che rifiutò l’esportazione di una tecnologia d’avanguardia e arrivò persino ad arrestarlo. Il suo obiettivo era la compilazione di un catalogo stellare. Nella sera del 1° gennaio, giorno festivo, Piazzi aspettava il transito di una stella nota per determinarne meglio la posizione. Ma padre Piazzi, poco prima dell’ora prevista, vide entrare nel campo del cannocchiale una stellina più debole mai registrata. La seguì nelle tre notti successive misurando il movimento e certificando la presenza di un nuovo oggetto ritenuto una cometa. Per 41 notti inseguì il pallido bagliore e calcolò un tratto della sua orbita, ma poi una malattia e il cattivo tempo gli impedirono di proseguire. Completerà il conto il giovane matematico tedesco Carl Friedrich Gauss confermando la scoperta. Piazzi lo battezzò Cerere Ferdinandea, in omaggio al re di Sicilia (però il secondo nome sarà cancellato per le proteste degli astronomi europei).
Così apparve in cielo il primo asteroide, il più grande, con un diametro di 952 chilometri. Si apre una nuova finestra sul sistema solare, capace di rivelare una popolazione di stranissimi corpi dalle forme sgraziate, irregolari, nella maggior parte piccoli, di appena qualche centinaio di metri di diametro e anche meno. Si trovano soprattutto tra Marte e Giove, ma ce ne sono altri più lontani e altri ancora – e con caratteristiche diverse – sono stati scoperti ai confini del sistema solare: sono stati chiamati oggetti transnettuniani, perché oltre l’orbita di Nettuno.
Dai primi sguardi di Piazzi inizia la caccia ai nuovi mondi che si rivelano sempre più numerosi: oggi quelli conosciuti sono 1.038.411. Studiarli non è mai stato facile e per molto tempo sono stati giudicati di relativo interesse. Ma una volta che le sonde interplanetarie hanno completato la ricognizione dei grandi pianeti, l’interesse si è concentrato su asteroidi e comete.

Il primo a essere scrutato dallo spazio fu Gaspra, nel 1991, dalla sonda Galileo della Nasa in viaggio verso Giove. La prima vera missione si compì soltanto nel 2000, quando la sonda Near Shoemaker entrò in orbita a Eros, il primo scoperto nel 1898 appartenente alla famiglia degli asteroidi pericolosi per la Terra, i Nea (Near Earth Asteorid): quelli censiti sono 25 mila. Altre missioni seguirono. La sonda americana Dawn scoprì, proprio su Cerere, misteriose macchie bianche che gli scienziati dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) spiegarono come i resti «salati» di un antico oceano. Nel 2006, quando l’Unione astronomica internazionale rivide la classificazione del sistema solare, Cerere diventò il primo «pianeta nano», assieme a Plutone declassato.
Tra le nuove iniziative di esplorazione partirà presto la doppia spedizione Dart- Hera della Nasa e dell’Esa-Asi, che per la prima volta proverà a deviare l’orbita di un asteroide a rischio. Ai minuscoli corpi celesti però si guarda anche per le loro risorse minerarie e per trovare aiuto nel decifrare il mistero della vita sulla Terra: su di essi sono stati rinvenuti materiali organici, cioè proprio i mattoni della vita.