ItaliaOggi, 17 dicembre 2020
Periscopio
La stirpe non fa le singulari persone nobili, ma le singulari persone fanno nobile la stirpe. Dante Alighieri.
I letterati mi istruiscono, i commercianti mi arricchiscono, e i nobili mi spogliano. Re Carlo V D’Asburgo e I di Spagna.
Pd e M5s sono stanchi di Conte che, penso, cadrà a gennaio. Marcello Pera, ex presidente del Senato (Maurizio Caversan). LaVerità.
Gli uomini di sinistra non sono all’altezza delle loro idee. Roberto Vecchioni, cantautore (Pietro Senaldi). LaVerità.
Il governo Conte è un castello di carte, se ne sfili una (fosse anche quella dell’ultimo sottosegretario) viene giù tutto. Alessandro Sallusti. il Giornale.
Pensate davvero che un governo guidato da italiani come quello attuale sia preferibile per noi a un governo europeo? Pensate davvero che un italianissimo governo Conte, con grillini e sinistra, sia preferibile per noi a un simil governo Merkel? Marcello Veneziani. LaVerità.
Una sovranità perduta la si può riconquistare. È accaduto alla Germania. Ma come ci si libera da una sovranità finta, come si riconquistano le coscienze catturate, o peggio, distrutte dalla subordinazione culturale all’avversario, e come ci si sottrae a una cortina di ferro immateriale, che, proprio per questo non è caduta e non poteva cadere in un colpo? Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli, 1992.
Un gruppo è come un individuo: un corpo che gli appartiene, una fisicità che non può essere invasa, un nome-Io che non può confondersi con quello altrui. Sarà dunque così, malgrado gli sforzi dei governanti per abbattere i confini, con l’Unione europea. Ida Magli, antropologa, Contro l’Europa. Bompiani, 2001.
Di chi è la colpa principale, mi chiedo, dello sfarinamento del Paese, se non di coloro che, pur potendo e sapendo, per cecità ideologica, hanno omesso di ricordare che cosa ha veramente rappresentato l’idea di nazione? Di illustrare e di far valere nella discussione pubblica la reale portata storica, le innumerevoli conseguenze positive di quell’idea? Ernesto Galli della Loggia, storico. Corsera.
Anche se sono nana ho la patente e possiedo una Fiat Panda adattata da un’officina specializzata in questo genere di modifiche. Sono costate 9.500 euro, per fortuna con l’Iva al 4 per cento anziché al 22. Francesca Moscardo (Stefano Lorenzetto). Corsera.
«Perché non getta mai la racchetta?». «Perché da piccolo mi hanno insegnato che non si fa. Sono io che sbaglio; non la racchetta». Nadal, campione di tennis (Aldo Cazzullo). Corsera.
La Giustizia giusta non è nel Dna radicale ma fu solo la battaglia mia. Pannella pensava ad altro per fare clamore. Ha distrutto l’istituto del referendum a furia di moltiplicarli per attirare l’attenzione. Sulla giustizia era tiepido e faceva disperare me e Franco De Cataldo. Fu col caso Tortora, per la sua popolarità, che si convinse che il tema tirava. Ma era ambiguo perché non aveva il senso della globalità del Diritto e andava a tentoni. Assunse la responsabilità del quotidiano Lotta Continua, per condividere con gli estremisti l’interesse mediatico che suscitavano. Negli anni 80, denunciò la Dc per associazione di stampo mafioso, perché aveva ogni tanto il ghiribizzo di mandare tutti in galera. Un garantismo zoppicante, insomma. Mauro Mellini, avvocato (Gian Carlo Perna). Libero.
Non mi dispiacerebbe occuparmi ancora di politica se dovesse formarsi quel partito «centrale» per il quale peraltro non vedo, oggi, un grande spazio. Non un partito di centro, intendiamoci bene, ma un partito che sia centrale, cioè decisivo per governare. Roberto Maroni, Lega, già presidente della Regione Lombardia (Giampiero Rossi). Corsera.
Nel privato il presidente americano Franklin D. Roosevelt, che vinse la recessione e la seconda guerra mondiale, si spostava su una sedia a rotelle, ma in pubblico dovette fingere di poter camminare. Ma era un’illusione ottica: per ottenerla usava un complicato sistema di tutori metallici che indossava sotto i vestiti e un bastone da passeggio. Malgrado questo piccolo trucco, procedeva a fatica, zoppicando: Roosevelt stava in piedi solo grazie a quella specie di intelaiatura di acciaio, una serie di anelli che reggevano il peso delle gambe e che si estendevano dai piedi al ventre. I tutori metallici e la volontà d’acciaio. Maurizio Pilotti. Libertà.
I parroci napoletani hanno scritto al vescovo e all’assessore per ribellarsi contro la decisione di sfrattare San Paolo dallo stadio della città, a beneficio di un peccatore come Maradona, «con l’assenso incomprensibile di una Chiesa silenziosa e sonnolenta» – Una via d’uscita sarebbe la beatificazione di Maradona, sui cui miracoli possono testimoniare centinaia di portieri, e la conseguente intitolazione dello stadio ai santissimi Diego e Paolo, in rigoroso ordine alfabetico. Massimo Gramellini. Corsera.
Degli anni Novanta sono stato un testimone oculare. In quegli anni ho cominciato a essere adulto, a far parte di qualcosa che adesso riconosco e vedo: un piccolo grande gruppo, una stirpe, una rat pack. Fiorello, Amadeus, Albertino, gli 883, Jovanotti, Linus: eravamo tutti figli di Cecchetto. E le assicuro che nessuno di noi pensava che quello che facevamo, in quel momento, sarebbe diventato un culto. Quando facevo il Festivalbar o dormivo in stanza con Mauro Repetto non potevo immaginare che gli 883 sarebbero diventati una leggenda. Ecco, io ero accanto alla leggenda a mia insaputa. E nessuno di noi pensava alla svolta. Nicola Savino (Simonetta Sciandivasci). il Foglio.
Sgusciarono in giardino, dopo aver salutato l’ambasciatore e sua moglie vestita da bebè. Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori, 1982.
Negli ultimi tempi della sua vita, mio padre ascoltava molto più di quanto non parlasse. Sfuggiva qualsiasi discorso che avesse per oggetto le emozioni umane. Paolo Guzzanti, I giorni contati. Baldini&Castoldi, 1995.
Mia madre mi disse: «Ero una poveretta. Sposandomi diventai una dama e, con la vedovanza, sono ridiventata una poveretta». Giuseppe Marotta, L’oro di Napoli. Rizzoli, 1986.
Questa villa è tutt’altro che enorme: pressappoco come qualsiasi villa al mare di un rinomato professionista romano, fiscalista o dentista. Ma lo staff appare stravolto dalla confusione. I cuochi i masseurs, gli addetti alle salse, gli addetti alle orge, nonché l’assaggiatore, l’avvelenatore, l’aguzzino e il sicario, devono lavorare in piccolo e insieme, due o tre per stanza, perché i lavori in corso li hanno sloggiati dai loro uffici soliti. Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Einaudi, 1978.
Chi dice che il sesso fa bene alla salute, non conosce la mia. Roberto Gervaso.