Corriere della Sera, 15 dicembre 2020
A lezione su Base Marte
Potrebbe accadere. Magari accadrà, fra vent’anni o anche meno, che un astronauta italiano partecipi a una missione internazionale su Marte. Che con i suoi colleghi debba sopravvivere nella base atterrata sul Pianeta rosso, condurre ricerche sull’ambiente esterno, organizzarsi per una lunga permanenza.
Se ai componenti dell’equipaggio qualcuno domanderà quando e come abbiano deciso di lanciarsi nella colonizzazione dello spazio, l’astronauta nazionale potrebbe rispondere di essere stato folgorato nel lontano 2021 da una visita con la scuola al Museo della Scienza e Tecnologia «Leonardo da Vinci» di Milano, che lo ha trasportato nell’universo, gli ha fatto capire l’importanza del lavoro in team e sognare l’avventura extraterrestre. Uomo o donna, il nostro cosmonauta probabilmente non sarà di origini benestanti: Base Marte, quella già quasi pronta in un’ala del museo milanese, è una delle sorprese riservate per l’anno venturo agli studenti tra i 9 e i 14 anni di tredici scuole lombarde, piemontesi, siciliane e campane, selezionate in base al disagio economico e culturale in cui operano. Saranno loro i pionieri del gioco a squadre (ma senza vincitori né vinti) che li trasformerà per un paio d’ore in cosmonauti della stazione marziana Schiaparelli, assegnando un ambito a ogni gruppo di ricerca: l’area dei sistemi di supporto vitale (fornitura e controllo di acqua e aria), la serra dei vegetali, l’area salute (fisica e mentale), l’area del software e quella dei lavori esterni, con l’ausilio di robot.
La scoperta
Per due ore i ragazzi
diventano cosmonauti
tra robot, software
e serra dei vegetali
Giochi di ruolo contro le fragilità sociali? «Rientra nel progetto Stem*lab, Scoprire, trasmettere, emozionare, motivare, finanziato dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile – conferma il direttore, Fiorenzo Galli —. Base Marte è stata creata dal nostro staff interno, con la partnership della fondazione di Torino Per il Sud e con i bambini. E abbiamo già pronto anche un altro laboratorio, Future Inventors, realizzato con il supporto della Fondazione Rocca».
Invitare
le scuole
è il nostro contributo
al contrasto
della povertà educativa
minorile
Nei mesi di chiusura forzata al pubblico il museo non è caduto in letargo. Patrizia Cerutti, responsabile dei programmi per l’Educazione alle Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics) è impaziente di «creare una nuova cittadinanza scientifica. Saremmo dovuti partire già a ottobre scorso, speriamo nella primavera. A Milano il Comune ha già individuato le prime sei scuole di periferia che accoglieremo».
Scaglionate, settanta classi attraverseranno le nuove e bellissime Gallerie Leonardo, sfioreranno il gigantesco telescopio di Schiaparelli, scruteranno il frammento lunare riportato dall’Apollo 17 e finalmente si ritroveranno nel candore della stazione spaziale, arredata con pezzi autentici forniti dall’Estec (Centro europeo per la ricerca e la tecnologia spaziale) e immagini originali della sabbia rossa di Marte negli oblò: «Se possiamo essere innovativi – riconosce Galli – è grazie anche al sostegno delle fondazioni private per la parte culturale».