la Repubblica, 15 dicembre 2020
L’assoluzione di Mannino, una lezione per la politica
L’assoluzione di Calogero Mannino condanna i giudici che l’hanno inquisito? Concorso esterno, tangentopoli, trattativa stato-mafia, e meno male che non gli hanno imputato i terremoti e la pandemia: Mannino non è soltanto innocente. Con i suoi 12 processi in 29 anni è diventato a 81 anni il simbolo della politica perseguitata dall’invasione giudiziaria. Tuttavia, la sua definitiva assoluzione in Cassazione non assolve la terribile politica della Dc in Sicilia.
Giuseppe Alessi, che fondò la Dc siciliana, raccontò: «Dovevamo fermare il comunismo a qualsiasi costo, il comunismo pesante, quello che non avete conosciuto.Nell’immediato dopoguerra era meglio governare con i mafiosi piuttosto che consegnare il paese ai comunisti di Stalin». Ebbene, per commentare questa ammissione, il controllato Andreotti ebbe un scatto: «Non credo che Alessi si sia espresso in questo modo perché la storia d’Italia non è andata così».
Dell’innegabile contiguità tra la mafia e la Dc, dell’innervatura dell’una nell’altra Andreotti diceva: «Ho cercato di approfondire ma non ho trovato mai nulla. E mi affido al tempo galantuomo. Con il tempo chi solleva polveroni vedrà la polvere ricadergli addosso». Poi recuperava però il suo famoso realismo comico: «Non bisogna lasciare tracce». Purtroppo in Italia il conflitto storico e politico è diventato giudiziario e lo scenario è ancora quello stantio dei vari Previti contro i vari Di Pietro: da un lato il giustizialismo forcaiolo e dall’altro il garantismo peloso.
L’innocenza penale di Mannino ribadisce invece che la storia non è un tribunale giudiziario, che la politica si contrasta con la politica. Giustizia e politica sono musiche che, oltre i propri ambiti, si deformano e si rendono irriconoscibili. Nel caso disgraziato di Mannino, che assolto diventa il monumento al riscatto della sciagurata prima Repubblica in Sicilia, c’è tutto il malessere della nostra identità penosamente definita, la dolorosa fatica d’essere italiani. Mannino, come Andreotti, non andava assolto perché non andava processato.