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 2020  dicembre 15 Martedì calendario

Gran corsa a rieditare Pavese

Chi sarà il primo editore italiano a pubblicare nel 2021 un libro di Cesare Pavese? In Europa, in genere, le opere letterarie cessano di essere tutelate con il settantesimo anniversario della morte dell’autore. Pavese se n’è andato il 27 agosto 1950, dunque i suoi romanzi, i saggi, le poesie, d’ora in avanti, non saranno più soltanto targati Einaudi, che lo ha pubblicato in esclusiva per decenni, ma a disposizione di tutti.
Per altri scrittori non meno importanti, e in condizioni giuridiche analoghe, il venir meno dei diritti spesso non suscita nuovi interessi editoriali. Per Pavese, invece, accade il contrario: c’è addirittura la gara a ristamparlo. Tanto che Franco Vaccaneo, studioso di Pavese e a lungo timoniere della Fondazione di Santo Stefano Belbo dedicata allo scrittore, si augura che la nuova edizione di La luna e i falò, da lui curata per la casa editrice canavesana Baima & Ronchetti, e in uscita a gennaio, “possa bruciare sul tempo gli altri editori”.
Non sarà facile essere i primi, in ogni caso. I cataloghi del 2021 della Rizzoli, di Mondadori, della Giunti-Barbera, di Newton Compton sono pieni di titoli pavesiani. Se la Bur-Rizzoli prepara Prima che il gallo canti e La luna e i falò, Feltrinelli risponde con Dialoghi con Leucò e Mondadori con Paesi tuoi, la solita La luna e i falò e con i Dialoghi con Leucò. Giunti-Barbera sta per mandare in libreria La casa in collina e ovviamente La luna e i falò. E Newton Compton farà uscire con le prefazioni di Paolo di Paolo le edizioni economiche di La luna e i falò e di La casa in collina, oltre a un grosso volume di Capolavori (più di 800 pagine), comprendente La luna e i falò, La casa in collina, La spiaggia, Dialoghi con Leucò, Il compagno, il trittico di La bella estate, le poesie di Lavorare stanca e di Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Infine Baima & Ronchetti, spiega Mauro Baima, oltre a La luna e i falò, ha in progetto “un altro volumetto, a cura di Donato Bosca che riporterà le interviste, alcune inedite, rilasciate da alcuni scrittori piemontesi e dai loro amici o parenti: dalla madre di Beppe Fenoglio a Nuto Revelli, Davide Lajolo, Franco Piccinelli, Pinolo Scaglione, Placido Canonica, Augusto Manzo, Lidia Beccaria Rolfi”.
La casa editrice novarese Interlinea, amata da Sebastiano Vassalli e guidata dal professor Roberto Cicala, ha deciso invece di non partecipare allo tsunami pavesiano. Dice Cicala: “Non partecipiamo alla corsa al ribasso del prezzo di copertina per vincere la concorrenza commerciale che sarà esagerata. Dopo l’abbuffata iniziale, però, sceglieremo una o più antologie più meditate e meno scontate, con la cura di Giovanni Tesio, in relazione ai valori della sua terra e ad alcuni temi ricorrenti”.
Nel corso di questo 2020, intanto, ha ricordato Goffredo Fofi su Internazionale, l’Einaudi, di cui Cesare Pavese fu una delle colonne portanti, “ha pensato bene di riproporre in più volumi la sua opera. Facendola introdurre a scrittori e scrittrici di oggi, che a dire il vero non reggono il confronto con lui e con la straordinaria generazione di cui fu uno dei nomi di punta e – proprio dalla redazione dell’Einaudi, insieme a Vittorini e al più giovane Calvino – uno dei primi sponsor. Era prevedibile che molti editori si sarebbero preparati all’evento, ma l’Einaudi aveva la possibilità e ha avuto l’astuzia di arrivare per prima”.
Italo Calvino ha scritto che “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Pavese è sicuramente un classico. Può bastare per spiegare la corsa a ripubblicarlo o conta soprattutto il fatto che con le sue opere si va sul sicuro, dato che l’Einaudi ha diffuso più di 4 milioni di copie dei suoi libri, senza dimenticare i tascabili Mondadori e le edizioni scolastiche? “A settant’anni dalla morte”, dice Franco Vaccaneo, “non siamo ancora riusciti a imbalsamare questo scrittore, erigendogli un monumento su cui avrebbe certamente esercitato il suo sarcasmo feroce. Indifferente alle mode che passano, consapevole di essere inattuale, sapeva che sarebbe rimasto e che il suo tempo, il tempo dei classici, sarebbe giunto”. E aggiunge: “Pavese appartiene a tutti ed è quindi auspicabile che nuove edizioni dei suoi libri pubblicate da diversi editori favoriscano una sempre maggior diffusione e conoscenza della sua opera che, a dispetto dei suoi detrattori anche illustri (Moravia, Pasolini, ecc.), pare destinata a non tramontare”.