La Gazzetta dello Sport, 15 dicembre 2020
I numeri di Ronaldo su rigore
La politica del rigore non permette intenerimenti: non si sgarra, si va dritti all’obiettivo. Contano i numeri, contano i risultati, si fa quello che si deve fare, a costo di passare per automi senza emozioni. Per quelle ci sarà tempo dopo, subito dopo. Cristiano Ronaldo ha fatto della politica del rigore uno dei tanti cardini del suo successo. L’alieno ha segnato in ogni modo, ma col dischetto ha un certo feeling e una efficenza con pochi pari: con i due trasformati contro il Genoa, siamo a 133 centri, a fronte di 25 errori. Il numero dei penalty trasformati non ha pari: non stiamo parlando di contemporanei, ma proprio di storia del gioco. Il tasso di conversione è superiore all’84 per cento, che sarebbe già eccellenza per un rigorista normale, ma è ancora più impressionante per chi ne tira così tanti. Da martedì a domenica ne ha piazzati quattro: sei è il conto stagionale, ventuno il bottino complessivo in Serie A. Due gli errori in Italia: uno contro Donnarumma, che la deviò con la punta delle dita sul palo, e uno contro Audero, centrando la traversa. Per la classifica storica di A, guidata da Totti a 71, la strada è lunga. Ma entrare nella top ten, dopo appena 2 stagioni e spiccioli, è obiettivo reale: ne mancano 9 per prendere Quagliarella e Maradona.
Il metodo
Numeri, classifiche, scalate: una costante della quotidianità di Ronaldo, alimentata da cura dei dettagli e dall’individuazione di una routine poco influenzabile da eventi esterni, che siano una curva vociante (bei tempi) o un portiere che prova a distrarlo come Perin («Ancora centrale?» diceva prima della seconda conclusione). Il rigore di Ronaldo parte con una ricorsa da posizione perfettamente centrale, partendo dalla linea dell’area. Gambe leggermente divaricate, un po’ meno che prima di una punizione, occhi prima sull’arbitro, poi sul pallone, due saltelli verso sinistra per curvare la rincorsa: sguardo verso il portiere, corsa, ultimo passo e piede destro che si prepara all’impatto. La routine finisce qui, perché poi CR7 pesca da un’ampia gamma di soluzioni, legate sopratutto al movimento del portiere. Restando solo ai 6 calciati in questa stagione ne abbiamo visti due centrali, due incrociati di potenza (gli ultimi 4), uno scavetto (Spezia), uno aprendo il piede rasoterra (Roma). Il portiere è sempre andato altra direzione.
Gli specialisti
L’automatismo è stato affinato e migliorato negli anni, in una ricerca dell’eccellenza calcistica che è il segreto della longevità e di molti dei traguardi raggiunti dal portoghese. Se nei gol complessivi Pelé e Romario sono nel mirino (poi resta Bican), dal dischetto stanno tutti dietro, compreso “O Baixinho”. Sui contemporanei i dati sono certi, anche solo andando indietro un paio di decenni le statistiche dal dischetto si fanno più nebulose, meno certe, specie per quel che riguarda le conclusioni sbagliate. Ronaldo è nei primi 10 come tasso di trasformazione negli ultimi 15 anni, ranking in cui guida un rivale sempre più credibile anche per i primi personali, Lewandowski. Parlando in termini assoluti, si incontrano figure mitologiche praticamente infallibili. Non solo stelle come Marco Van Basten, ma anche icone come Matthew Le Tissier, “Le God” del Southampton, prima che la Premier diventasse un prodotto globale. Lui segnò 47 rigori su 48, Crossley del Nottingham Forest gli tolse la perfezione. Due gli errori, ma su 73 tiri per Cuauhtémoc Blanco, altro monumento a cavallo dei due millenni, con una carriera tutta spesa fra Messico e Usa. Per molti è il migliore in assoluto, con due inglesi, la punta Lambert e il difensore da serie minori Alexander, a completare la Top 5. In realtà ci sarebbe anche un “infallibile”, tale Ledio Pano, albanese che fra patria e Grecia, fra 1986 e 2002 pare avesse uno score di 50 su 50. Qui però siamo nel campo della fede, con rapporti di buon vicinato con la leggenda. Il rigore delle fonti non è assicurato.