il Fatto Quotidiano, 14 dicembre 2020
Intervista a Vito Mancuso
Se esistesse un prontuario politico, del tipo dei protocolli sanitari oggi così adoperati, chiunque potrebbe misurare la propria esatta vocazione di sinistra o – specularmente – la propria distanza da essa. Essendo divenuto oramai papa Francesco il benchmark, l’unico parametro di riferimento oggi concretamente plausibile per questa misurazione di massa, abbiamo chiesto a Vito Mancuso, tra i maggiori teologi italiani, un approfondimento.
“C’è anzitutto da dare valore all’apparenza. Come si presenta il Papa? Su quali auto viaggia? Dove vive, e dove dorme? Persino le sue scarpe (il rifiuto di calzare quelle papali che sono rosse, ndr) raccontano di lui, di una presa di posizione inequivocabile”.
Di una relazione sentimentale, anzi di una connessione sentimentale, avrebbe detto Gramsci, con i poveri anziché con i ricchi.
Vive la sua rivoluzione con un indiscutibile senso anche romantico. Trascina, forza, piccona quotidianamente la struttura tradizionale della Chiesa.
Un picconatore vince una battaglia ma può perdere la guerra.
Lo vedremo al prossimo Conclave. Vedremo se sarà un altro Celestino V…
Bergoglio dice che il pastore deve avere addosso l’odore del suo gregge.
È la Chiesa di strada, degli ultimi. Ha visto chi ha nominato cardinale a Napoli?
Don Mimmo Battaglia, vescovo delle periferie.
Nella gerarchia non ha nessuno di cui si fida, allora cerca nella grande provincia della Chiesa e promuove gli interpreti autentici della sua parola, i testimoni.
Chissà se al Pd hanno letto l’ultima enciclica: “Fratelli tutti”.
Fosse solo il Pd… quale partito o movimento di sinistra nel mondo mette al centro oggi la fratellanza, fraternitè, il concetto illuminista, quel pensiero che fa della solidarietà il cardine dell’agire politico?
E questo è il tempo della società più ingiusta e diseguale.
Bergoglio ha il Vangelo dalla sua parte. Soprattutto Luca. Luca non dice solo beati i poveri, ma aggiunge: guai a voi ricchi! Beatitudini e maledizioni dunque.
Gesù comunista!
Sì, il solito detto. Ma certo il Vangelo scardina il principio della ricchezza come dogma.
A proposito di dogma, Bergoglio che dice: “Chi sono io per giudicare?”
Vede perché la destra lo raffigura spesso in modo quasi satanico? Perché questo Papa piccona i pilastri della tradizione e della struttura del suo ufficio.
L’infallibilità come dogma.
E infatti elegge il dubbio contro la cultura del dogma. Annienta la gerarchia, riconverte il modello della fedeltà assoluta, altro muro espugnato, aprendo al confronto con le altre confessioni e sempre su un piano di parità, senza podi da cui insegnare ma anzi cercando il diverso.
Perciò, e purtroppo, questo Papa è l’unico che dice cose di sinistra.
Sembra così. Abbiamo detto della giustizia e dell’uguaglianza, ma Bergoglio avanza verso frontiere fino a ieri sconosciute.
Per esempio?
Il cardinal Ruini sui Dico, la concessione al tempo di Romano Prodi di un riconoscimento giuridico alle unioni di fatto, provocò quasi una crisi di governo. Oggi il Papa spiega che i gay hanno diritto a vedersi riconosciuti pari diritti degli eterosessuali. Un passo che appunto fino a qualche tempo fa era inimmaginabile.
La sinistra avrebbe di che imparare andando a messa. Però c’è da dire che le Chiese non si sono riempite di popolo neanche con questo Papa.
Ma è anche vero che il volto della Chiesa è spesso lontano dalla predicazione papale, dalla concezione della medesima missione. Ci sono buoni pastori e cattivi pastori. E il gregge è disorientato. Le resistenze al Papa sono molte e formidabili i nemici che ha nella sua casa. Come è vero, penso solo al coinvolgimento delle donne, che tanti nodi siano lontani dall’essere sciolti.
C’è un fatto: la sinistra spesso si professa atea.
Ed è stato questo un grande errore, una complicazione di ordine culturale e anche un limite. Cos’è l’aldilà per noi cattolici? La voglia di dare senso alla vita. Di immaginarla migliore.