il Fatto Quotidiano, 14 dicembre 2020
La Chiesa farà santo “Franceschiello”, l’ultimo re di Napoli
L’annuncio del cardinale Crescenzio Sepe è arrivato nelle ore del suo congedo da arcivescovo di Napoli, per raggiunti limiti di età. Ed è questo: “I vescovi della Campania presenteranno due candidati alla santità e uno è Francesco II di Borbone, un re”. Ossia la prova che “Dio interviene nella storia della nostra città e della nostra regione”.
Decisamente esagerato e sopra le righe, fatto sta che adesso la Congregazione delle cause dei santi (dove il neocardinale Semeraro ha sostituito al vertice l’epurato Becciu) dovrà decidere dapprima sulla beatificazione indi sulla canonizzazione dell’ultimo re di Napoli nonché ultimo sovrano delle Due Sicilie. Francesco II alias Franceschiello che secondo gli storici, non solo revisionisti, riscattò le sue fragilità di monarca “inetto” e “bigotto” (Benedetto Croce) con la coraggiosa resistenza nell’assedio di Gaeta del 1860-1861, quando perse il trono, sopraffatto dall’avanzata di Garibaldi da sud e da quella dell’esercito dei Savoia da nord. Era la fine dei Borbone, preludio all’annessione al Regno d’Italia.
Franceschiello aveva 24 anni e per la Fondazione intitolata a suo nome e guidata da un sacerdote, don Luciano Rotolo, anche in quell’occasione manifestò le sue virtù di santo incline alla carità e all’amore per il suo popolo. Basta leggere il proclama che lo stesso Francesco II vergò l’8 dicembre 1860: “Nel momento in cui era sicura la rovina dei miei nemici, ho fermato il braccio dei miei Generali per non consumare la distruzione di Palermo; ho preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per non esporla agli orrori di un bombardamento, come quelli che hanno avuto luogo più tardi in Capua ed in Ancona”. Francesco II riparerà a Roma, ospite di Pio IX, che lo chiamerà “il piccolo Giobbe” per le tragedie patite.
Sua moglie, neanche ventenne, era Maria Sofia di Baviera, sorella dell’imperatrice Elisabetta d’Austria e sposata nel 1859. Il re delle Due Sicilie era figlio di Ferdinando II e Maria Cristina di Savoia, a sua volta dichiarata beata dalla Chiesa cattolica nel 2014. Francesco morirà ad Arco il 27 dicembre 1894, nel Trentino ancora austro-ungarico. Tutta la recente storiografia revisionista legata alla rivalutazione politica dei Borbone e della resistenza ai Savoia (i famigerati briganti) esalta Franceschiello come uomo generoso e pio, che aiutò sino all’ultimo i suoi sudditi. Viceversa il recentissimo La grande bugia borbonica di Tanio Romano lo descrive come un autentico “dittatore”, che il socialista Pietro Nenni definì “ignorante, supertizioso, reazionario”, che “sognava di soffocare il liberalismo, le Costituzioni, e la rivoluzione”.
Controversa è persino la malattia di cui soffrì: la fimosi, restringimento del prepuzio che gli impedì per lunghi anni di consumare il suo matrimonio con Maria Sofia. Per i neoborbonici fu indice anche della sua religiosità. Per gli “anti” come Tanio Romano, citando Arrigo Petacco, fu la conferma del suo antisemitismo atavico. Rifiutò la circoncisione con questa motivazione: “Queste cose le fanno solo gli ebrei”. In ogni caso sarà curioso conoscere quali miracoli ha fatto l’ultimo re di Napoli. Senza, non si diventa santi.