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 2020  dicembre 14 Lunedì calendario

La classifica delle province più sicure

È una classifica in controtendenza quella che fotografa la Qualità della vita nei campi della giustizia e della sicurezza. A vincere sono infatti le province “minori”, con in testa la sarda Oristano che come lo scorso anno vanta il minor numero di reati (in particolare furti) denunciati nel 2019. Agli ultimi posti troviamo invece vari capoluoghi di regione del Centro Nord.
L’esempio più eclatante è Bologna, al primo posto nella classifica generale della Qualità della vita, ma terz’ultima se si guarda solo a sicurezza e della giustizia. Penultima nella classifica di settore è poi Milano che si era affermata nelle ultime due edizioni dell’indagine del Sole 24 Ore (quest’anno è dodicesima). 
Oltre alle statistiche sui reati, la classifica esamina il funzionamento della macchina giudiziaria. Nel primo semestre 2020 il lockdown ha spinto l’arretrato che, nel civile, ha ripreso a crescere dopo nove anni di calo. Non è cambiata però la geografia delle situazioni difficili: i mali della giustizia italiana, tempi lunghi e pendenze, continuano infatti ad affliggere soprattutto il Sud.
La criminalità
Dopo Oristano, nella top five dei territori con meno eventi criminali troviamo altre quattro realtà di piccole o medie dimensioni: L’Aquila, Potenza, Pordenone e Benevento. All’altra estremità ci sono invece le province più grandi, soprattutto del Centro-Nord, o territori a vocazione turistica (come Rimini).
Bisogna però tenere conto di alcuni fattori. Innanzitutto il censimento riguarda i reati che vengono alla luce perché denunciati o comunque rilevati dalle forze dell’ordine: oltre a descrivere la concentrazione della criminalità riflette quindi anche la fiducia nelle istituzioni (e la propensione a denunciare) e il livello dei controlli.
In un’indagine che misura la “Qualità della vita” hanno inoltre molto peso i delitti (come furti e truffe) che, anche per numerosità, impattano maggiormente sulla sensazione di sicurezza dei cittadini. E si tratta di reati tradizionalmente concentrati nei centri più grandi e più ricchi della penisola.
Il discorso ad esempio cambia se si guarda alle estorsioni o agli incendi: in entrambi i casi il maggior numero di reati è stato registrato nelle province del Mezzogiorno. E meridionali sono anche le province con più omicidi volontari (qui non presi in considerazione).
A livello nazionale, quest’anno, il lockdown ha avuto l’effetto di ridurre molti reati (in particolare furti e rapine) ma ha anche fatto lievitare (+23%) le truffe e i delitti informatici, già in crescita da diversi anni (si veda Il Sole 24 Ore del 26 ottobre scorso). 
Sia nel 2019 che nei primi sei mesi del 2020 dai reati sul web (furti di identità digitale, phishing, frodi informatiche, clonazioni di carte di credito) si sono salvate soprattutto le province di Barletta- Andria- Trani, Bolzano e Como: il maggior numero di denunce è arrivato invece da Trieste e Gorizia. 
La macchina giudiziaria
La sospensione dei termini e delle attività degli uffici giudiziari ha arrestato il progressivo calo dell’arretrato iniziato nel 2011. Nei primi sei mesi del 2020 le pendenze hanno fatto segnare un +0,8% ma sono aumentate soprattutto nei processi “lunghi”: gli ultra-triennali in tribunale sono infatti cresciuti del 4,5 per cento. L’accumulo di fascicoli e, di conseguenza, l’allungamento e dei tempi processuali colpisce soprattutto le province meridionali. 
Tutte del Sud sono infatti le province in cui l’arretrato è maggiore e le cause durano di più (in entrambi i casi il primato negativo va a Vibo Valentia e Potenza). Sulle pendenze la situazione migliore è a Ravenna e Savona mentre i processi più brevi si celebrano nel Verbano Cusio Ossola e Ferrara.