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 2020  dicembre 14 Lunedì calendario

6QQAN40 Tutte le donne alla corte di Napoleone

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Hegel scrisse che Napoleone Bonaparte incarnava lo «spirito del mondo» e l’anno prossimo ricorrerà il bicentenario della sua scomparsa. Sappiamo davvero tutto dell’imperatore corso che dopo aver incendiato le fantasie delle masse, morì confinato su uno scoglio, in mezzo all’Oceano Atlantico?
Alessandra Necci scrittrice, professore universitario alla Luiss e avvocato oggi torna in libreria con Al cuore dell’Impero. Napoleone e le sue donne fra sentimento e potere (Marsilio pp.416 18) scegliendo una prospettiva intrigante e rivelatrice. Dopo i successi ottenuti con Il prigioniero degli Asburgo (2011), Re Sole e lo Scoiattolo (2013), Il Diavolo zoppo e il suo Compare (2015), Isabella e Lucrezia, le due cognate (2017) e Caterina de’ Medici (2019) ricorrendo ad una notevolissima bibliografia, Necci racconta il mondo e il punto di vista di tutte le donne che hanno fatto parte della vita del Nabulio, il soprannome affibbiato dall’amatissima madre all’imperatore.
L’IPOCRISIALa romana Necci ricama e tesse, muovendosi fra testimonianze dirette, un’attenta ricostruzione storica e l’invenzione letteraria, dandoci conto di quanto fosse ampia, composita e affamata la corte familiare di Bonaparte, in un continuo oscillare d’adulazione e abbandoni che finì per lacerare il cuore dell’uomo più potente al mondo. La madre, Letizia Ramolino Bonaparte, fu la sua unica certezza. Le diede il titolo di Madame Mère, attorniandola di servitù e palazzi ma lei rimase sempre umile, portando avanti il culto dell’imperatore in solitaria. Di lei Stendhal, scriverà: «Poche esistenze sono state così esenti dall’ipocrisia e, secondo me, così nobili come quella di Madame Letizia Bonaparte». Tenne sempre insieme la famiglia, nella povertà come all’apice del potere, tanto che l’eterno rimpianto sarà per Napoleone quello di non aver mai trovato una sposa alla sua altezza.
E poi Paolina, la sorella più amata, la favorita, sempre difesa dalla vita stessa che Napoleone definì Nostra signora dei fronzoli, la cui avvenenza era un vanto e un assillo per lui. Mentre Elisa, dal fisico androgino e la mente acuta, sposò Felice Baciocchi e fu una grande promotrice culturale, creando anche il cosiddetto «stile Impero» nel campo della moda.
Sì, sono tante le donne della vita di Napoleone sfogliando le pagine, leggendone le gesta e le parole, ciascuna «rappresenta un archetipo di femminilità» – ma solo Joséphine de Beauharnais fu il suo grande amore, probabilmente non ricambiato, né meritato. Sposò la fascinosa Giuseppina in gran segreto ma lei lo tradirà, infliggendogli pene e sofferenze d’amore. E ancora, la polacca Maria Walewska, l’unica che provò a restargli a fianco anche nel declino, oscurata da Maria Luisa d’Austria, il suo matrimonio d’interessi dal quale sarebbe nato il tanto agognato erede, Napoleone Francesco Carlo Giuseppe, Re di Roma. Era il marzo 1811 ma il destino non aveva ancora finito il suo lavoro con l’uomo di Ajaccio.
LA RICOSTRUZIONESull’isola di Sant’Elena, Alessandra Necci apre e chiude la sua ricca e minuziosa ricostruzione. Non più lo chef de guerre che aveva strabiliato il mondo intero, non più l’uomo che elesse a proprio motto Ubicumque felix (Ovunque felice), restituendoci un’immagine sconsolata e affranta – «adesso vago in un regno ammutolito, popolato solo di ombre, fantasmi, morti e ricordi» – imbrigliato dai maltrattamenti inflitti dal suo carceriere inglese, il generale Hudson Lowe: «Ossessionato dalla preoccupazione che il prigioniero gli sfugga scrive Necci – non lo lascerà nemmeno passeggiare per il giardino senza farlo seguire a due passi da un soldato». Madame Mère, ormai piombata nelle spire dell’occultismo negli ultimi anni di vita, non gli sarà d’alcun aiuto e dopo aver terminato di dettare le proprie Memorie, consegnando alla storia la sua immortale versione dei fatti, ecco che la solitudine con la quale aveva sempre combattuto solo al comando, malamente ricambiato dagli affetti familiari diventa asfissiante come un nodo gordiano. «L’unica liberazione possibile scrive Necci arriverà il 5 maggio 1821», allorquando «la morte, tanto bramata, tanto attesa, scioglie finalmente le ali dell’Aquila». Ed è allora che inizia la leggenda.