Il Messaggero, 14 dicembre 2020
Zoom fa scattare la corsa al ritocchino
La pandemia non ha cancellato la voglia di bellezza. Anzi ne ha aumentato il desiderio e, in questo, tecnologia e psicologia hanno giocato un ruolo determinante. Le limitazioni alla libertà di movimento, che hanno costretto molti a lavorare a casa, hanno infatti favorito l’uso di piattaforme per videochiamate, come Zoom, che pare abbiano avuto effetti imprevisti: fissare il proprio volto su pc ha portato molte persone a fare conti con i propri difetti estetici, veri o inesistenti. E questo avrebbe portato in tutto il mondo ad aumento vertiginoso di interventi di chirurgia plastica.
Come precisato dall’American Society of Plastic Surgeons, difficile quantificarlo prima della prossima primavera, ma ci sono una serie di evidenze aneddotiche che lasciano intuire la grandezza del fenomeno. Jon Mendelsohn, direttore dell’Advanced Cosmetic Surgery & Laser Center di Cincinnati, racconta ad esempio al Washington Post che le procedure iniettabili, come botox e filler, sono aumentate del 90% rispetto all’anno scorso. In Australia, i chirurghi segnalano addirittura un aumento del 200%.
La tendenza sembra essere strettamente legata a un nuovo disturbo battezzato dismorfia da Zoom. Secondo quanto riferito da uno studio pubblicato sulla rivista «Facial Plastic Surgery & Aesthetic Medicine», le persone affette da questa fobia si concentrano eccessivamente su alcuni aspetti del proprio corpo, spesso percependoli come esteticamente sgradevoli. La sovraesposizione a social network e piattaforme di condivisione video, che ha caratterizzato questo periodo di emergenza Covid, avrebbe quindi costretto gli utenti a confrontarsi con la propria stessa immagine in rapporto a quella degli altri o a filtri di bellezza tutt’altro che naturali.
Ma la responsabilità, ad esser più precisi, sarebbe delle caratteristiche tecniche delle webcam, che non sarebbero così clementi con l’estetica degli utenti. I tecnici spiegano infatti che le lenti utilizzate sono pensate per inquadrare un’area il più ampia possibile, e possono dunque distorcere gli elementi del viso fino a farli sembrare anomali. Non per niente hanno denunciato i chirurghi i difetti maggiormente lamentati da chi si candida per una operazione in questi ultimi mesi riguardano per lo più naso e rughe, ingigantiti dai grandangoli delle webcam.
Ma se la chirurgia estetica è particolarmente in risalita non è solo colpa della tecnologia. Molte altre persone che in passato avevano preso in considerazione la chirurgia estetica avevano rinviato l’idea a causa dei tempi di recupero, di solito dalle due a quattro settimane per procedure come il lifting facciale, ad esempio. Ma ora che lavorano da casa, secondo gli esperti, ne starebbero approfittando. Il recupero può infatti avvenire a casa, lontano da occhi indiscreti, anche se si continua a lavorare. Un ragionamento che avrebbero fatto anche in Italia, dove ci sarebbe stata una vera e propria esplosione della chirurga estetica con aumenti delle richieste dal 20 al 40%.
L’ESPERTO
Daniele Spirito, chirurgo plastico, di Roma, e docente presso la Cattedra di Chirurgia Plastica dell’Università di Milano, segnala in particolare un incremento delle richieste di «ritocchini» al lato «b». «C’è desiderio di bellezza», dice. «Nell’ultimo anno la richiesta di gluteoplastica è aumentata moltissimo, in particolare in questi mesi in cui si gioca d’anticipo per esibire glutei alti, sodi e ben proporzionati nel corso della prossima estate», aggiunge. Ad avere un ruolo determinante su questa moda è la psicologia e la consapevolezza che ci sono procedure chirurgiche efficaci e poco invasive. «Questa maggiore predisposizione a rimodellare il lato b si può ricondurre sia alla volontà di prendersi più cura di sé per esorcizzare lo stress legato alla crisi da Covid che alle tecniche innovative che oggi abbiamo a disposizione, in grado di garantire risultati rapidi, duraturi e minori complicanze».
L’obiettivo è quasi sempre lo stesso: un ritorno alla normalità in bellezza, letteralmente.