la Repubblica, 13 dicembre 2020
Ls virologa Gismondo con l’ultradestra tedesca
Negli infuocati giorni di luglio in cui l’Europa si preparava al vertice sul Recovery Fund, l’ultradestra tedesca Afd aveva già scelto con chi stare. Con i negazionisti, i no mask, i neonazisti che scendevano in piazza contro le restrizioni. Il partito euroscettico cercava appigli per dimostrare che l’Italia, la Spagna e i Paesi più martoriati dalla peste del secolo non avevano bisogno di aiuto. Maria Rita Gismondo non li deluse. Invitata dall’Afd a un convegno al Bundestag, il 4 luglio la virologa del Sacco di Milano espresse i suoi dubbi sulla veridicità dei dati del governo italiano e sostenne che i morti da coronavirus erano «una decina» quando l’Italia contava già 35mila vittime. Quando un giornalista estremista come Billy Six chiese «alla più importante virologa italiana», così la presentò, se nei camion di Bergamo ci fossero davvero cadaveri (in Germania circolava la notizia che quelle immagini fossero vecchie foto di un terremoto) Gismondo rispose «non posso dirlo». Non confermò. Gismondo sollevò dubbi sulle mascherine e sostenne che il virus circolasse in Italia già a metà 2019. A che pro, è difficile dirlo. Ma le sue tesi sono state una preziosa freccia all’arco di un partito estremista. E hanno confermato i sospetti dei cospirazionisti tedeschi, che hanno sempre considerato una bufala la devastazione causata in Italia dalla pandemia e una truffa gli aiuti concessi dall’Europa.