ItaliaOggi, 12 dicembre 2020
Periscopio
Curiosamente, gli elettori non si sentono responsabili per i fallimenti del governo che hanno votato. Alberto Moravia.
La forma di governo più adatta a un artista è l’assenza di qualunque governo. Oscar Wilde.
Di Beppe Grillo, comico genovese, oggi leader politico, ricordo gli spettacoli in cui esigeva di essere pagato in nero. Grillo prendeva 70 milioni di lire, io ne versavo dieci al suo impresario con un assegno e gli altri sessanta a lui, senza fattura. Sono in causa per quattro fatture emesse senza Iva. Lello Liguori, gestore per 40 anni del Covo di Nord Est di Santa Margherita Ligure (Giovanni Terzi). Libero.
Papà andava pazzo per i film. Diceva sempre che quando era al cinema dimenticava sempre i suoi guai. Isaac B. Singer. Nemici – Una storia d’amore. Longanesi. 1972.
I tanti che sono convinti che Maccio Capatonda sia un genio, avranno una conferma nel titolo del suo primo libro: Libro. «È anche un modo per vendere di più, basta che qualcuno entri in libreria e dica: «Vorrei comprare un Libro». E questo lo è, non ci sono dubbi». Maccio Capatonda, comico (Chiara Maffioletti), Corsera.
Io faccio il presentatore: è un mestiere che a nessuno interessa più fare. Nessuno vuole dire «Buonasera, ecco a voi». Tutti vogliono essere quelli che entrano dopo quella frase. Tutti vogliono viaggiare in prima. Per questo Amadeus, Gerry Scotti, Carlo Conti possono dormire su otto guanciali. Nicola Savino (Simonetta Sciandivasci), il Foglio.
Nel mio lavoro non c’è bisogno di credere ai miracoli della fede. Il miracolo, io, lo vedo ogni giorno: in un cervello umano adulto vi sono più di 150mila miliardi di sinapsi, cioè di connessioni tra i neuroni, mentre gli assoni, le lunghe fibre di connessione tra le cellule, le superstrade su cui corrono i nostri pensieri, coprono una lunghezza totale di circa 160mila chilometri, più di un terzo della distanza dalla Terra alla Luna. Tutto questo è in ognuno di noi. Come lo definirebbe lei? Giulio Marra, neurochirurgo. (Roberta Scorranese). Corsera.
La conferenza di Parigi del 1947 aveva stimato i bisogni europei in materia di ricostruzione economica a 22 miliardi di dollari. Il successo dell’operazione fu tale che bastarono 13 miliardi. Ma la Conferenza di Parigi ha avuto ugualmente un’altra conseguenza: essa confermò la divisione dell’Europa lungo la linea che separava i paesi europei che accettarono o rifiutarono l’aiuto Marshall. Brigitte Sauzay: Ler vertige allemand. Olivier Orban. 1985.
«L’Italia fa notoriamente schifo», frase tua. Purtroppo, sì. Dico “purtroppo” perché non mi piace lo spirito antitaliano, diffusissimo a sinistra, e mi sento in imbarazzo a schierarmi con costoro. Ma è così: l’Italia è marcia. Colpa dell’unità (Rondolino, nel 2012, ha pubblicato un libro L’Italia non esiste, ndr) che ha soffocato la creatività degli italiani. Peccato che la Lega abbia abbandonato l’unico tema che valesse: la disunità. Fabrizio Rondolino, scrittore (Giancarlo Perna). Libero.
Fra i giornali la concorrenza della Rete è stata ancora più devastante. All’inizio gli editori fecero una scelta disastrosa: offrire i contenuti gratis. Il New York Times si è mosso nella direzione opposta e oggi ha 6 milioni di abbonati, di cui solo 840 mila all’edizione cartacea. Il futuro è nel digitale. Ma a una condizione: che il giornale sia talmente speciale da costringere il lettore a non poterne più fare a meno. Ricardo Franco Levi, presidente degli editori di libri (Aec). (Stefano Lorenzetto). Corsera.
La voce di Dino Buzzati trasforma quei pezzi di cronaca in pagine di letteratura. Letteratura dell’istante, certo: ma non meno potente, e ricca. Qualche esempio, preso dal volume «La nera di Dino Buzzati» che in questi giorni viene meritoriamente ristampato da Mondadori in un’edizione aggiornata e arricchita. È il 1963, lo scrittore-inviato del Corriere arriva sulla scena del disastro del Vajont. Il suo pezzo attacca così: «Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso grande come una montagna, e di sotto sulla tovaglia stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi». Avete bisogno di altro per capire che cosa accadde quella notte? Terrore e pudore, scrivere senza rete. Dino Buzzati, Maurizio Pilotti. Libertà.
Alexandra Celi, figlia di Veronica Lazar, oggi, con struggente tenerezza, ammette: «Credo si possa dire, ormai: con Marlon Brando fu una storia d’amore di una sera. Mamma aveva un fazzoletto, dentro un cassetto. Lo ha sempre avuto. Un fazzoletto di seta che lui le aveva regalato, ogni tanto lo prendeva per sentire il suo profumo». Ma sarebbe un vero errore immaginare un temperamento romantico, un’indole nostalgica. Concita De Gregorio, la Repubblica.
Sono in analisi dai primi anni Novanta anche se Woody Allen direbbe che il prossimo passo è Lourdes. Ma l’analisi mi mette di buon umore, mi rafforza l’ironia e l’autoironia, mi fa vedere con chiarezza gli altri. E per uno che, come me, scrive storie è tanto. Tito Faraci, sceneggiatore di fumetti. (Roberta Scorranese), il Corsera.
Llosa esprime sempre una granitica professione di fede liberale: «Il liberalismo – scrive in una conferenza del 2005 all’American Enterprise Institute for Public Policy Research di Washington – non è un’ideologia, vale a dire una religione laica e dogmatica, bensì una dottrina aperta che evolve e si piega alla realtà, anziché provare a forzare la realtà affinché questa si pieghi ad essa». Luigi Mascheroni. Vargas Llosa, Nobel per la letteratura nel 2010. Il Giornale.
Pupi Avati, con il quale sono stato attore, sembra avere una penna stilografica nel cervello. Parla in forma di prosa, come se stesse scrivendo un libro. Così prende forma un racconto straordinario. E un po’ bugiardo. Succedeva lo stesso con Lucio Dalla. Quest’ultimo era grandissimo. Ma tra i cantautori bolognesi sono stato il solo a non cadere nella sua rete. Cesare Cremonini, cantante. (Aldo Cazzullo). Corsera.
L’ingresso della villa è straordinariamente movimentato e confusionario. Siamo in pieni lavori di rifacimento. Dovevano essere finiti da un pezzo, ma sono molto in ritardo, tutti: perfino qui in campagna gli operai arrivano dopo le nove, vengono un giorno sì e tre no, sono tutti anziani e strafottenti e si rifiutano di fare qualsiasi straordinario o anche un piccolo favore. Alberto Arbasino: Super-Eliogabalo. Einaudi. 1978.
Meglio una donna che ti dice «sei il mio decimo uomo» di una che ti dice «sei il secondo». Roberto Gervaso.