La Stampa, 12 dicembre 2020
Mannino e il 1991
Il 1991 è un anno a me molto caro. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono ancora vivi. Diego Maradona gioca nel Napoli. Il presidente del Consiglio è Giulio Andreotti. A Washington c’è George Bush padre. Margaret Thatcher ha lasciato Downing Street da pochi mesi. Achille Occhetto scioglie il Pci. Alain Prost corre per la Ferrari. Riccardo Cocciante vince Sanremo. In Sudafrica finisce l’Apartheid. Scoppia la prima Guerra del golfo. Luigi Di Maio ha cinque anni. Matteo Salvini va al liceo. Paolo Volponi si aggiudica il suo secondo Strega. Balla coi lupi di Kevin Costner prende sette Oscar. Sul web compare il primo sito al mondo. A capo dell’Unione sovietica c’è Mikhail Gorbaciov. Muore Freddy Mercury. Nasce il Tg4. Direttore della Stampa è il quarantenne Paolo Mieli. Al Quirinale c’è Francesco Cossiga. John McEnroe gioca il suo penultimo Wimbledon. Roberto Benigni esce con Johnny Stecchino. Il ct della nazionale è Azeglio Vicini. Giovanni Spadolini è nominato senatore a vita. Nilde Jotti è presidente della Camera. Gianni Boncompagni lancia Non è la Rai. L’allenatore della Juve è Gigi Maifredi. Andrea Belotti non è ancora nato. Migliaia di albanesi sbarcano in Puglia. Gli U2 cantano One. In Italia ha il telefonino lo 0.16 per cento della popolazione. Il caffè costa 700 lire. Telepiù trasmette il primo film a pagamento, per la prima partita ci vorranno altri due anni. Apple vende il PowerBook 100 con 2-8 Mb di memoria, oggi sufficienti per meno di dieci foto. Il ministro democristiano Calogero Mannino viene accusato per la prima volta di contiguità alla mafia, venerdì l’ultima definitiva assoluzione.