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 2020  dicembre 12 Sabato calendario

La strage dei ginepri a Capo Caccia

«Nessuno, in questo momento in vita, avrà la possibilità di rivedere quelle piante secolari di Ginepro». Bastano queste parole amarissime, che chiudono l’incandescente relazione del Corpo Forestale, per riassumere la devastazione di Capo Caccia, uno dei posti più spettacolari della Sardegna. Ci metteranno almeno tre secoli, quei ginepri, a ricrescere. E grida vendetta a Dio l’abbattimento di quei 6.000 metri quadri di foresta «in assenza di qualsiasi autorizzazione paesaggistica e anche della valutazione di incidenza ambientale». Un abuso totale. 
Più ancora, però, incendia il dibattito un sospetto. E cioè che lo stupro ecologico sia stato compiuto non a caso (cosa fatta capo ha) alla vigilia del percorso finale del nuovo Piano Casa regionale, che la maggioranza destrorsa guidata dal presidente sardo-leghista Christian Solinas ha promesso a Natale. Un pacco dono sempre agognato da tutti i nemici della legge Salvacoste voluta da Renato Soru che vieta di costruire a meno di 300 metri dal mare. Pacco dono che, nella scia delle battaglie di acerrimi nemici del turismo cementizio quali Giulia Maria Crespi, solleva le proteste della sinistra guidata da Massimo Zedda, dei grillini e di tutti gli ambientalisti. 
Non sarebbe la prima volta infatti se l’annuncio di un allentamento delle maglie delle leggi urbanistiche finisse per incentivare la violazione delle regole: tanto, poi, ci penserà la solita sanatoria. Basti ricordare la spasmodica attesa nel 2003 del secondo condono berlusconiano. Quando non solo finì sui giornali di mezzo mondo la foto pubblicata dal Corriere di una villa abusiva tirata su di nascosto sull’Appia Antica ma l’allora sindaco di Catania Enzo Bianco denunciò nella sola città etnea un diluvio di 27.000 domande di sanatoria con l’arrivo addirittura di «fotografie aggiustate col Photoshop per dimostrare l’esistenza di case non ancora costruite». 
Cosa dice questa nuova legge in arrivo? Per cominciare, va letto il titolo: «Disposizioni per il riuso, la riqualificazione ed il recupero del patrimonio edilizio esistente ed altre disposizioni in materia di governo del territorio. Misure straordinarie urgenti a seguito dell’epidemia da Covid». C’è da rilanciare l’economia dopo la pandemia di quest’anno maledetto? Cemento, cemento, cemento. Ma la raccomandazione di Ursula von der Leyen e dell’Europa di imprimere una svolta sui temi ambientali e individuare per le aree paesaggistiche più preziose diversi modelli di sviluppo? Uffa... 
Il peggiore, secondo l’opposizione, sarebbe l’articolo 5 «perché consente interventi di recupero a fini abitativi dei seminterrati, dei piani pilotis» (i pianterreni dei condomini intervallati dai pilastri in cemento armato che sorreggono l’edificio di sopra) «e dei locali al piano terra, cioè proprio di quegli ambiti che possono trasformarsi in trappole mortali» in caso di bombe d’acqua e alluvioni. Come accadde ad esempio nel 2013 a Olbia (19 morti in totale) o più recentemente a Bitti. 
Me è un po’ tutto l’impianto della legge, accusa Stefano Deliperi del Grig, il gruppo di intervento giuridico che già ha bloccato negli anni i piani casa di altre regioni, a essere potenzialmente criminogeno. Un esempio? «Aumenti fino a 100 metri cubi per ogni “seconda casa” entro la fascia costiera di salvaguardia integrale dei 300 metri dalla battigia marina, fino a 150 metri cubi nel resto della fascia costiera (art. 2, comma 1°, lettera d, del disegno di legge n. 108 del 2020)». Per non dire degli «aumenti volumetrici fino al 50% (il 25% se nella fascia costiera dei 300 metri dalla battigia marina) per le strutture ricettive, sanitarie e socio-sanitarie “anche mediante la realizzazione di corpi di fabbrica separati” per “l’adeguamento delle camere agli standard internazionali” e “l’ampliamento delle zone comuni nelle strutture ricettive turistico-alberghiere quali hall, sale convegni e spazi comuni, in considerazione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 che detta nuove regole sul distanziamento interpersonale” (art. 3, comma 1°, del disegno di legge n. 108 del 2020)». Non passerà mai, scommettono le opposizioni. O meglio, può darsi che, numeri alla mano, la legge passi in questi giorni in Consiglio così com’è stata confezionata. Per esser poi impugnata, però, dal governo. Avvertimento già messo nero su bianco dalla sottosegretaria grillina allo sviluppo Alessandra Todde: «Palazzo Chigi ricorrerà contro questa colata di cemento devastante». Un’intimidazione, è saltato su l’ex governatore forzista Ugo Cappellacci: «Annunciare che una legge non ancora approvata sarà impugnata è gravissimo». 
Qual è il punto? Tra le critiche implacabili di Italia Nostra («C’è il rischio d’una disastrosa deregulation urbanistica»), di Legambiente («Notiamo una visione del rapporto tra crescita economica e ambiente vecchia, anacronistica, da sottosviluppo») e del Wwf («Una palese violazione dei principi base della pianificazione e delle norme di tutela nazionali, regionali ed europee») spicca quella di Marco Magnifico del Fondo ambiente Italiano: «Non si capisce se questi ci sono o ci fanno. Sanno già che il governo non ha altra scelta che impugnare questa legge: è il peggio del peggio. Peggiore anche di quella proposta (chi è senza peccato...) dalla giunta Pigliaru di centrosinistra. Ma il gioco, di bassissimo livello, è chiaro. Puntano ad accusare Roma: “Ecco, ce l’hanno coi sardi, non vogliono il riscatto delle nostre terre!”». 
Come andrà a finire? Boh... Lo stesso Christian Solinas, forse scosso dall’unanimità delle critiche invelenite dalla sfacciata demolizione dei ginepri di Capo Caccia, ha cercato ieri di buttare un po’ d’acqua sul fuoco in una intervista alla Nuova Sardegna: «Mi riservo, come presidente e guida di questa maggioranza, di intervenire anche con emendamenti per riportare il testo della proposta alla filosofia che abbiamo voluto assumere come canone delle norme che mettiamo in campo. Senza colate di cemento: gli ecomostri sono figli d’un tempo che non tornerà più». C’è da fidarsi? Si vedrà. Nell’attesa il Grig ha chiesto che i responsabili dell’hotel sotto accusa, già denunciati alla magistratura, vengano da subito interdetti, come accade da sempre con gli incendi dolosi, dalla possibilità di costruire un solo centimetro cubo negli spazi svuotati. Anzi, la vera punizione sarebbe obbligarli a ripristinare subito il bosco abbattuto abusivamente.