Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  dicembre 11 Venerdì calendario

Le azioni si trasformano in un bene rifugio

La pandemia ha accentuato la fragilità finanziaria degli italiani, ma ha anche spinto i risparmiatori a guardare con più attenzione alla Borsa. Inoltre, la cultura finanziaria è lievemente salita negli ultimi due anni, ma non è certo a livelli eccelsi: tuttora solo una risposta su due è giusta e meno di un quinto del campione sa quanto tempo dovrà lavorare per andare in pensione.
La fotografia è stata scattata dall’ormai consueta indagine Consob sull’Approccio alla finanza e agli investimenti delle famiglie italiane. L’elemento caratterizzante quest’anno è stato lo scoppio della pandemia. Su un campione di quasi 3.330 soggetti, poco meno di un terzo (il 30%) ha dichiarato di non essere in grado di far fronte ad una spesa imprevista di mille euro, nonostante il timore per il futuro sia il pensiero predominante nelle scelte finanziarie (il 42% di chi risparmia lo fa proprio per fronteggiare eventi imprevisti). Il 38% degli intervistati risparmia regolarmente nonostante una significativa quota (il 31%) abbia registrato una riduzione del proprio reddito e dall’inizio della crisi oltre un terzo del campione (il 35%) ha ridotto le spese e un 14% ha attinto ai propri risparmi. Quasi un intervistato su due (il 47%) ha contratto un debito; per la casa, ma anche per le spese correnti.
Ciò nonostante gli italiani, che pure hanno visto lievemente calare la ricchezza finanziaria, continuano comunque ad avere un più basso livello di indebitamento nel confronto europeo mentre il tasso di risparmio, dopo essersi attestato a un valore di poco superiore al 10% nel 2019, dovrebbe aumentare nell’anno in corso di oltre 6 punti percentuali.
Più risparmio quindi e meno spese, ma anche maggiore propensione ad investire: la partecipazione ai mercati finanziari è passata dal 30% dello scorso anno al 33% attuale. In particolare, gli italiani hanno comprato più azioni a Piazza Affari. Il 2019 aveva visto una netta prevalenza di vendite rispetto agli acquisti, con vendite nette settimanali pari a circa 100 milioni di euro. Nel 2020 – invece – durante il periodo 24 febbraio – 3 aprile 2020, c’è stata una netta prevalenza degli acquisti sulle vendite, con un saldo positivo in Borsa pari complessivamente a 4,5 miliardi di euro. Tuttavia dopo la liquidità, i fondi comuni di investimento e i titoli di Stato si confermano le scelte preferite.
Sale comunque la decisione di affidarsi al supporto di un consulente o di un gestore (nel 41% dei casi rispetto al 30% dello scorso anno) mentre i principali disincentivi sono la sfiducia e la percezione che il servizio non sia necessario in quanto si investono piccole somme.
Crescente attenzione viene dedicata alle emissioni obbligazionarie Esg (sostenibili sotto il profilo sociale o ambientale) che nel 43% dei casi sono quotate a Piazza Affari con tagli minimi da mille euro. Infine, i risparmiatori si sentono abbastanza a loro agio con gli aspetti della digitalizzazione, considerata da 70% degli intervistati un fattore in grado di migliorare la qualità della vita, anche se il 59% teme i rischi di frode e gli attacchi informatici.