Il Sole 24 Ore, 10 dicembre 2020
Cala il compenso variabile dei ceo delle quotate
Per gli amministratori delegati delle società quotate italiane più grandi la remunerazione media corrisposta per il 2019 è stata di 2,8 milioni di euro, mentre è stata di 1,8 milioni per quelle di media dimensioni e di 0,6 milioni nelle piccole compagnie. I dati emergono dal Rapporto Assonime sulla Corporate Governance, presentato ieri e giunto ormai alla sua ventesima edizione. I dati mostrano che rispetto all’anno precedente «si è registrata una diminuzione (-7%) delle remunerazioni, soprattutto per le blue chip e le società più piccole. L’ultimo anno è stato caratterizzato anche da una generale diminuzione (-30% in tutte le classi dimensionali) della componente variabile collegata all’andamento dei titoli». Però come avverte Marcello Bianchi, vicedirettore generale di Assonime: «I dati sono ancora riferiti al periodo anteriore alla pandemia in corso, i dati sulle remunerazioni che emergeranno l’anno prossimo saranno diffficilmente confrontabili con gli anni precedenti, proprio per la situazione eccezionale che si è registrata nel 2020».
Per banche e assicurazioni il rapporto registra un minore peso della componente variabile per le remunerazioni dei ceo. In generale è alto il numero delle società che prevede la possibilità di erogare bonus ad hoc, non in base a parametri predeterminati, ai manager. Viene segnalato infatti che «Poco meno della metà delle società prevede anche la corresponsione di bonus in particolari circostanze» ma, avverte il rapporto: «la loro concreta attribuzione non è frequente: nel 2019, infatti, soltanto 9 amministratori hanno ricevuto bonus ad hoc».
L’analisi del rapporto si spinge a esaminare il fattore retribuzioni anche in base alla struttura di controllo societario: «Nelle società prive di un azionista forte i Ceo guadagnano in media il 10% in più nelle piccole società e l’incremento retributivo raggiunge il 50% nella società di media dimensione ed addirittura il 75% in più nelle large company». Questa differenza viene spiegata anche con il fatto che nelle società più piccole il manager è spesso un componente della famiglia, se non il socio, di riferimento e che quindi vede il suo “ritorno” non solo nella componente retributiva.
Sempre per restare in materia di remunerazione (gli altri temi di governance saranno illustrati su Plus24 di sabato), Assonime non rileva «un significativo gender gap nella remunerazione, né per le (poche) posizioni esecutive ricoperte da manager donna, né per quelle di amministratore indipendente». Se infatti «emergono differenze che appaiono di un certo rilievo a livello aggregato (-24% per le donne Ceo e – 8% per le donne amministratori indipendenti)» la differenza è spiegata con il fatto che le donne sono più presenti nelle società che hanno più bassi livelli retributivi (società piccole e società non finanziarie).