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 2020  dicembre 10 Giovedì calendario

Tradurre 33 mila versi in sette anni

Due imprese ciclopiche l’una dentro l’altra: la prima è l’Odissea di Nikos Kazantzakis, che prosegue l’epica omerica seguendo i nuovi viaggi di un Ulisse maturo e ancora affamato di conquiste, in 33.333 versi scritti in 13 anni, dal 1925 al 1938; l’altra impresa, eroica sotto molti punti di vista, è la sua nuova traduzione italiana, pubblicata da Crocetti Editore (da poco entrato nel Gruppo Feltrinelli dopo l’acquisizione del maggio 2020) e realizzata in 7 anni di lavoro dallo stesso Nicola Crocetti, grecista e traduttore dei più grandi poeti greci, che firma anche l’introduzione. Un’immersione totale e «un omaggio alla lingua greca, alla ricchezza del suo milione e mezzo di lemmi, a un idioma che viene parlato ininterrottamente da 3 mila anni», come l’ha definita lo stesso Crocetti nell’intervista apparsa su «la Lettura» del 15 novembre, a firma di Roberta Scorranese. 
Per raccontare questo libro, l’impresa della traduzione e della pubblicazione, le difficoltà di un personaggio magmatico e di un testo gigantesco – il poema contiene anche alcune migliaia di parole «gergali» non presenti nei vocabolari, che Kazantzakis raccolse dai pescatori, dai pastori e dalle donne della sua Creta, fin dal 1925 —, oggi pomeriggio alle ore 18.30 lo stesso Nicola Crocetti sarà protagonista di una presentazione online dell’opera, visibile in streaming su Feltrinelli Live, in dialogo con Matteo Nucci e con gli interventi di lettura dell’attore Tommaso Ragno dal Teatro Torlonia di Roma, in un evento organizzato da Feltrinelli in collaborazione con Teatro di Roma -Teatro Nazionale. 
Proprio Ragno, che interpreterà per l’occasione alcuni brani dell’Odissea di Kazantzakis nella traduzione di Crocetti, racconta l’impressione ricevuta dall’incontro con l’opera. 
«La prima volta che mi trovai a dire questi versi davvero meravigliosi – comincia Ragno – è stato nel 2017, quando il TeatroDue di Parma mi propose di fare una lettura dall’Odissea che Crocetti aveva ancora in corso di traduzione. E che non solo ha una grande forza teatrale, ma “contiene suono”, e per questo si presta benissimo al dire ad alta voce. Perché quest’Odissea è un canto, non solo nel senso poetico, che va da sé: sebbene io non la canti in senso stretto come un antico aedo, si percepisce che la struttura e il ritmo sono quanto di più vicino al sentire antico». 
Davanti alla nuova lettura per l’evento di oggi, Ragno ribadisce l’impressione: «Trovo che il lavoro fatto da Nicola Crocetti sia profondamente culturale. Uno sforzo linguistico enorme, che ha creato apposta una lingua per quest’opera. Sono contento di poter fare la lettura e dell’eroica traduzione di Crocetti: secondo me è lui l’Ulisse di una simile impresa». 
Ventiquattro canti, la necessità di trovare una voce italiana per Kazantzakis e di mantenerla per un’estensione così ampia, sono tanti i motivi di ammirazione: «L’impresa ha qualcosa di antico, è come se quest’Odissea, usando varie strategie creative, avesse in sé il riflesso e la forza dell’originale omerico. Ho avuto la fortuna di lavorare molti anni in teatro: quando si passa tanto tempo con un’opera, è proprio nella durata che si comincia a percepire il senso di quello che fai. E quando ti trovi davanti 33.333 versi, quel che leggi nella traduzione non è solo la sensibilità di Crocetti nei confronti dei poeti, ma il distillato alchemico di anni passati insieme a un autore. Dà un’emozione, è una lingua che non puoi leggere come se fosse realistica: è quasi un libro sapienziale». 
E l’eroe Ulisse è una figura inesauribile: nella nuova Odissea decide di ripartire, sbarca a Sparta e a Creta, rapisce Elena, affronta di nuovo il mare per dirigersi in Egitto, affronta l’intero mondo antico e l’intero percorso della vita umana, progetta una Città ideale, agogna il Polo Sud. 
Suggerisce Ragno di osservare la copertina del libro, per capirlo: «Trovo azzeccata la grande O che ci accoglie nel volume; ti domandi cosa può essere, la lettera “o” ma anche un buco nero o la tana del bianconiglio. Immagino cosa significhi stare in ascolto di una lingua così: ne viene un’opera che ha la potenza dei classici. Mi è successo anche alla mostra di Raffaello: puoi restare a guardare un’opera per ore, e senti che “contiene tempo”. Ecco, una simile percezione della durata ti arriva, nel leggere quest’Odissea: è un abisso».