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 2020  dicembre 09 Mercoledì calendario

Petrolio, Basilicata Texas d’Italia

L’industria petrolifera torna a marciare. L’accelerazione di fine anno spinge la produzione nazionale di greggio che nel 2020 raggiungerà la cifra record di 5,8 milioni di tonnellate (4,3 nel 2019). A trainare l’Italia, è la Basilicata che chiuderà l’anno con un picco produttivo di 4,6 milioni di tonnellate di greggio (+1.3 milioni di tonnellate rispetto al 2019) secondo le stime di Nomisma Energia. Un inatteso boom delle fonti fossili nazionali (bisogna tornare al 2014 quando la produzione salì a 5,7 milioni di tonnellate), in piena pandemia e nonostante la forte spinta del “no” alle trivelle, a conferma che la transizione verso un’economia decarbonizzata non porterà a una loro fine imminente. E secondo le previsioni del presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, nel 2021, «l’estrazione di idrocarburi crescerà ancora e arriverà a 6,3 milioni di tonnellate con un apporto della Basilicata di 5,4 milioni di tonnellate di greggio e benefici anche sulla fattura energetica».
Effetti positivi già da quest’anno. «Con la pandemia, infatti i consumi petroliferi – spiega Tabarelli – crolleranno di quasi il 20% a 50 milioni di tonnellate, pari al 31% dei consumi totali. La produzione di petrolio della Basilicata rappresenta quasi il 10% e, anche con i prezzi del barile così bassi, a 40 dollari, si tradurrà in un risparmio sulla bolletta petrolifera di 1,4 miliardi di euro, un contributo importante all’economia italiana». 
Decisivo il trend produttivo nei due giacimenti petroliferi lucani: dell’Eni in Val d’Agri e della Total a Tempa Rossa nella Valle del Sauro (con la Shell che è non operatore su entrambi), anche se a spingere è stato soprattutto quest’ultimo, come rileva la Banca d’Italia nell’ultimo aggiornamento congiunturale «L’economia della Basilicata» nei primi 9 mesi del 2020. «Nel comparto estrattivo, che incide in termini di valore aggiunto per circa un terzo sul totale dell’industria, – si legge nel report – la produzione di greggio è aumentata del 27% nei primi otto mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre quella di gas naturale è rimasta stabile. La crescita della produzione è riconducibile alla concessione Gorgoglione (Tempa Rossa), il cui sfruttamento è iniziato a dicembre, mentre quella della principale concessione regionale (Val d’Agri), è diminuita di circa il 14%». Eppure ci sono voluti 31 anni dalla sua scoperta per far partire il giacimento di Tempa Rossa, ma la soglia dei 50 mila barili giorno, fissata nel progetto, è stata raggiunta e, secondo le previsioni, dovrebbe essere mantenuta per tutto il 2021, unita al lento ritorno alla normalità della produzione in Val d’Agri, dove la media produttiva nel 2020 è stata di circa 60mila barili al giorno, in calo per effetto del lockdown e dello scenario macro economico. Per i prossimi anni un aumento del livello di produzione verso i 70mila barili al giorno potrebbe derivare dalla proroga della concessione e dalle attività del programma lavori che non prevede la realizzazione di nuovi pozzi ma solo interventi di ottimizzazione su quelli già esistenti. 
La produzione totale lucana a fine anno, per Nomisma Energia, si attesterà a oltre 90 mila barili al giorno, un vero record locale, che a livello nazionale vedrà superare i 110 mila barili al giorno, livello toccato per poco a fine anni Novanta. Anche se resta lontano il tetto dei 150 mila barili al giorno previsti a regime dall’Eni in Val d’Agri, che punta a rendere più sostenibili le attività in Basilicata e guarda all’impianto Blue Water, in fase autorizzativa, per migliorare l’impatto ambientale del Cova rendendolo quasi del tutto autonomo dal punto di vista idrico.