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 2020  dicembre 09 Mercoledì calendario

Everest più alto di 86 centimetri

Se la geografia è politica, un gps può aiutare a costruire nuove alleanze. La montagna più alta del mondo, l’Everest, ieri è diventata un po’ più alta di quello che sapevamo, e la Cina ha messo un altro paletto sulla strada che porta alla realizzazione della nuova Via della Seta, il più grande progetto di espansione infrastrutturale concepito da una potenza geopolitica in questo secolo. Con una conferenza stampa online, i ministri degli Esteri di Pechino e di Kathmandu hanno comunicato che il monte ambito dagli alpinisti di tutto il mondo misura 8.848,86 metri. È la fine di una disputa che durava da diverso tempo, da quando nel 1955 una spedizione indiana aveva fissato l’altezza a 8.848 metri. La misura era accettata dal Nepal ma contestata dalla Cina, che l’aveva abbassata nel 2005 a 8.844,43, calcolando soltanto la parete di roccia e non il cappello di ghiaccio che ricopre la vetta. Nel 2015 alpinisti e studiosi avevano avanzato l’ipotesi che l’altezza della montagna potesse essere stata alterata dal terremoto di magnitudo 7,8 che aveva fatto più di 9 mila morti in Nepal, aggiungendo un ulteriore elemento di incertezza.
L’Everest segna il confine tra i due Paesi, il versante Nord è territorio cinese, quello meridionale appartiene al Nepal, che però non aveva mai inviato i suoi esperti per misurarlo. L’anno scorso è partita la prima spedizione, una prova di orgoglio nazionale che è costata un investimento da 1,3 milioni di euro, ma che aveva allertato la Cina. A ottobre del 2019, di ritorno da un viaggio di stato in India, il presidente cinese Xi Jinping è atterrato a Kathmandu – il primo leder cinese a visitare il Paese negli ultimi 23 anni – per discutere di investimenti e accordi commerciali con il presidente nepalese Bidhya Devi Bhandari, e ha dato il via libera alle due operazioni parallele. I geologi nepalesi hanno usato una tecnica di misurazione basata sulla trigonometria insieme a un sistema di navigazione satellitare, mentre secondo l’Himalayan Database i topografi cinesi hanno utilizzato il sistema di navigazione satellitare cinese BeiDou, che è considerato un rivale del Gps americano.
Ieri la conferenza stampa congiunta tra il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e il suo omologo nepalese, Pradeep Kumar Gyawali, è servita a Pechino anche per sancire la sua influenza politica su un vicino strategico che confina con l’India ed è cruciale per portare a termine il corridoio trans-himalayano, un insieme di infrastrutture che dovrebbero connettere la Cina con il porto di Gwadar, in Pakistan, grande porta d’accesso al golfo dell’Oman. L’India non vede di buon occhio il progetto, che però non attraversa il suo territorio. Parlando della rinnovata amicizia tra i due Paesi, il ministro degli Esteri del Nepal ha fatto riferimento al corridoio e ha tenuto anche a ricordare che il «Nepal è inequivocabilmente a favore della politica di “una sola Cina”», il principio che sancisce l’unità territoriale della Cina e che Pechino evoca per rivendicare la propria sovranità anche sull’isola di Taiwan.