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 2020  dicembre 09 Mercoledì calendario

La grande distanza tra Rudy e Fiorello

Ma davvero Rudy Giuliani, come ha twittato Donald Trump, è stato «di gran lunga il più grande sindaco nella storia di New York City, e lavora incessantemente per denunciare le elezioni più corrotte (di gran lunga!) nella storia americana»? La risposta alla seconda sparata retorica del presidente (uscente) degli Stati Uniti l’hanno già data tutte le sentenze e tutti i governatori e i segretari di Stato (anche repubblicani) investiti dalla raffica di ricorsi contro i presunti brogli elettorali. La risposta alla prima l’hanno già data gli storici. 
Se è vero che Rudy Giuliani, figlio di un gestore di bische clandestine di Brooklyn (Harold Angelo) e nipote di due immigrati pistoiesi, Rodolfo ed Evangelina, sarà ricordato per la mano di ferro con cui provò a sradicare il crimine nella Grande Mela con le teorie della «tolleranza zero» e della famosa «finestra rotta» (la cui esistenza potrebbe dar luogo a fenomeni di emulazione, portando altri a romperne di nuove) il suo modo di applicare bruscamente la legge ebbe effetti anche pesantemente negativi. Tre per tutti, riassunti da Wikipedia: le denunce penali per abusi e comportamenti arbitrari delle forze dell’ordine crebbero del 41%; le richieste di risarcimento per danni causati da perquisizioni violente della polizia aumentò del 50%; nel solo biennio 1993-94 il numero di civili uccisi nel corso di operazioni di polizia crebbe del 35%. Eccetera eccetera...
Ma c’è di più: l’assurda incoronazione trumpiana ignora quello che fu davvero, per quanto le classifiche siano insensate, il più grande dei sindaci newyorkesi. Cioè Fiorello La Guardia, lui pure italo-americano (padre musicista foggiano, madre ebrea triestina), nato a New York ma cresciuto per anni a Trieste, poliglotta (inglese, italiano, francese, tedesco, ungherese, croato, ebraico e yiddish), ufficiale dell’aeronautica nella I Guerra Mondiale, avvocato, magistrato, procuratore di New York, deputato repubblicano, eletto per dodici anni sindaco della «sua» città. Nemico acerrimo del gioco d’azzardo, delle droghe, della corruzione, del clientelismo, della criminalità, sarà citato nel ‘94 dallo stesso Giuliani a modello. C’era tra i due, però, una differenza incolmabile: Rudy ci teneva (e ancora ci tiene) a presentarsi come il sindaco di un pezzo di New York, Fiorello come il sindaco di tutti.